PELLEGRINI, Vincenzo
PELLEGRINI, Vincenzo. – Compositore e maestro di cappella, nacque a Pesaro nel 1562 circa.
Nel seminario della città compì il suo apprendistato. Probabilmente già in questo periodo gli venne affidato l’incarico di dirigere il coro del Duomo da poco istituito, per circa un anno dal 1582: un ‘Vincenzo’ figura nel registro dei pagamenti, retribuito da 5 a 6 scudi (Belli Montanari, 2005); non si danno tuttavia successivi riscontri di eventuale prolungamento dell’incarico. Dal 1589 Pellegrini figura tra i canonici del Duomo: come tale si designa nelle Canzoni de intavolatura d’organo fatte alla francese (Venezia, Giacomo Vincenti, 1599), tredici composizioni dedicate a Livia della Rovere, andata sposa a Francesco Maria II duca d’Urbino. Il rapporto con la corte urbinate fu coltivato anche negli anni a seguire, ma mai in forma organica (Piperno, 2001, p. 396).
Durante il canonicato, Pellegrini ebbe incarichi di rappresentanza della Curia pesarese presso la S. Sede (1603) e di vicariato capitolare (1604). A Pesaro Pellegrini istruì alcuni musicisti, tra cui Galeazzo Sabbatini, che divenne in seguito organista nel Duomo cittadino, compositore e teorico di fama. L’attività compositiva, esercitata nel «tempo che gli restava libero dal servigio» (Canzoni, 1599, dedicatoria), si manifesta ancora nel Missarum liber primus (cinque messe a 4 voci e tre a 5 voci) edito a Venezia nel 1603-04 e dedicato a Clemente VIII.
Grazie al cardinal Federico Borromeo, incontrato a Pesaro nel dicembre 1610, e con l’interessamento del cardinale Bonifacio Caetani, legato della Romagna, nell’ottobre 1611 Pellegrini venne nominato maestro di cappella nel Duomo di Milano con la stessa retribuzione del predecessore Giulio Cesare Gabussi (375 lire trimestrali), incarico effettivamente assunto in ritardo, su sua richiesta, dopo il 26 febbraio 1612. Al cardinale Borromeo il musicista dedicò l’anno seguente i Magnificat decem liber primus con due litanie mariane, a 5, 8, 9 voci, pubblicati a Venezia. Cinque sue composizioni comparvero nel Parnassus musicus Ferdinandæus (Venezia 1615), raccolta curata da Giovanni Battista Bonometti, già cantore nella Metropolitana milanese, passato nel 1613 alla corte di Graz. Dalla fine del 1615 Pellegrini si dedicò, su incarico della Veneranda Fabbrica del Duomo, a quella che fu la sua opera più rappresentativa, ossia la curatela dei Pontificalia Ambrosianae Ecclesiae ad Vesperas musicali concentui accomodata, dedicati anch’essi al cardinale Borromeo e pubblicati nel 1619 in una veste di grande prestigio dal tipografo e compositore milanese Giorgio Rolla.
I quattro pregiati volumi, distribuiti nelle due parti dell’anno liturgico (invernale ed estiva), contengono 84 composizioni di Pellegrini, 25 del suo predecessore Gabussi e altre di diversi maestri in parte legati alle attività musicali del Duomo. Il contenuto dei Pontificalia, riferito a 41 festività (parte di precetto, altre relative a quelle maggiori del Duomo), codificò per la prima volta il repertorio polifonico ambrosiano quale paradigma della musica della cattedrale milanese (Kendrick, 2002, pp. 127, 399 s.).
Nello stesso 1619 apparvero i Sacri concentus a 1-6 voci dedicati a Francesco Maria II della Rovere, pubblicati a spese dell’autore da Giacomo Vincenti a Venezia: contengono mottetti sia in stile concertato sia a cappella (alcuni apparsi già nel Parnassus del 1615 e in una raccolta del 1617 curata dal vicemaestro del Duomo milanese, Francesco Lucino) e in chiusura la messa Ecce sacerdos magnus, senis vocibus pro capella, una cum parte organica, composizione dall’intensa trama contrappuntistica, nella quale Pellegrini rielabora gli stilemi concertanti della policoralità veneziana, secondo modalità già sperimentate in ambiente marchigiano da Ignazio Donati (cfr. Tibaldi, 2005). Ancora nel 1619 Rolla pubblicò i 4 volumi di Hymni, posthymni et lucernaria in solemnitatibus totius anni secundum sanctae Ambrosianae Ecclesiae consuetudinem, uno dei libri di musica più ponderosi del Seicento italiano, con tessitura a 4-5 voci (e un Magnificat a 8). Di nuovo, vi figurano composizioni del predecessore, Gabussi; e sotto entrambi i nomi comparvero a Milano nel 1623 le Litaniae Ambrosianae et Romanae a 8 e a 4 voci (vi figura qualche altro musicista milanese; né Pellegrini manca nella collettanea milanese Flores praestantissimorum virorum di Filippo Lomazzo del 1626).
Tale cospicua attività, per la quale Pellegrini avrà messo a frutto anche composizioni risalenti agli anni pesaresi, dovette rispondere alla volontà dell’arcivescovo di Milano di rifondare, arricchire e consolidare il repertorio del Duomo. Ma in una certa misura essa finì per distogliere il compositore dalla cura della compagine musicale: il che non mancò di suscitare proteste e ammonizioni. Dalla fine del 1619 circolarono voci circa la sostituzione del maestro; gli attriti, radicati nella mal tollerata nomina imposta da Borromeo al Capitolo milanese, culminarono nel 1625 nella minaccia di allontanamento, seguita a un’audizione del coro – vi parteciparono anche Guglielmo Arnone (organista in Duomo), Giovanni Paolo Cima e Giulio Cesare Ardemanio (maestro a S. Maria della Scala) – e rafforzata dalla richiesta d’interessare lo stesso Borromeo al fine di ottenere il parere di Claudio Monteverdi circa un possibile sostituto (Kendrick, 2002, pp. 34 s.). Tuttavia, salvo la partecipazione alle feste nuziali in onore di Claudia de’ Medici fatte a Pesaro nel 1621, Pellegrini non si allontanò da Milano e anzi in quell’anno ottenne il lucroso incarico di impresario e direttore delle musiche per le esequie di Filippo III.
Tenne il posto in Duomo fino alla morte, avvenuta dopo il 2 agosto e prima del dicembre 1630, forse a causa della pestilenza (Toffetti, 2002, p. 476).
Il testamento, datato 17 giugno, stabiliva un giuspatronato a favore del Duomo della città natale e la ripartizione delle musiche tra Milano e Pesaro (Duomo e Convento degli Agostiniani). Sebbene le composizioni di Pellegrini siano rimaste a lungo nel repertorio sacro pesarese (se non altro negli adattamenti di Angelo Gadani, maestro in Duomo tra il 1767 e il 1789), poche sono le fonti attualmente presenti in quelle istituzioni (alcune edizioni e copie manoscritte delle stesse), mentre un numero più cospicuo (oltre 60) si trova in biblioteche europee, segnatamente nella Diözesanbibliothek di Münster (provenienti dalla collezione del romano Fortunato Santini).
Passi da composizioni di Pellegrini vennero citati nei Canoni musicali di Ludovico Zacconi (Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. Oliv. 559, cc. 75-78); ma la fortuna del compositore sembra più legata alle canzoni strumentali, fra le opere d’organo «le più artistiche e meno viziate del suo tempo» (Torchi, 1898).
La riscoperta di Pellegrini si deve a Luigi Torchi (due Canzoni del 1599, La serpentina e La capricciosa, figurano nella miscellanea Arte musicale in Italia, 1899) e a Giovanni Tebaldini, che il 14 marzo 1912 al Pantheon di Roma diresse la Missa defunctorum in suffragio di Umberto I, dal primo libro di Messe (Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, 1912, n. 63, p. 1526). Edizioni moderne si hanno per le Canzoni (a cura di P. Beraldo, Milano 1968; R.B. Lynn, Rome 1972; L. Scandali, Latina 2012), per brani dalla raccolta di F. Lucino del 1617 (a cura di J. Ladewig, New York 1995) e per la Missa brevis dalle Messe del 1603-1604 (a cura di W. Lueger, Altötting 1995).
Fonti e Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 596: Catalogo dei Canonici della Cattedrale di Pesaro dall’anno 1400 a tutto il 1600, c. 119; ms. 375: Monumenti rovereschi, XVII, cc. 178-180 (lettere a G. Brunetti segretario ducale).
F. Macci, Relazione d’apparati fatti in Pesaro nella venuta della serenissima principessa Claudia de’ Medici, Pesaro 1622, p. 17; A. Banchieri, Lettere armoniche, Bologna 1628, pp. 144 s.; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII, in Rivista musicale italiana, V (1898), pp. 467 s.; Id., Arte musicale in Italia, III, Milano 1899, pp. 49-54; G. Radiciotti, La musica in Pesaro, in La cronaca musicale, X (1906), pp. 21-28, 46-49; U. Di Giovanni, V. canonico P., in La cronaca musicale, XIV (1910), pp. 173-175; M.F. Ferrari, Musicisti pesaresi del XVI secolo, in Rassegna marchigiana per le arti figurative, le bellezze naturali, la musica, IV (1925-26), pp. 245-248; C. Sartori, La cappella musicale del Duomo di Milano: catalogo delle musiche dell’archivio, Milano 1957, ad ind.; M. Toffetti, «Che detti Iacomo e Giorgio … siano obligati a stampare»: un inedito contratto fra la Veneranda Fabbrica del Duomo e i Rolla editori a Milano, in Le fonti musicali in Italia, VII (1993), pp. 9-20; P. Giorgini, La cappella musicale del Duomo di Pesaro, tesi di laurea, Università di Urbino, a.a. 1996-97, p. XXX, passim; F. Piperno, Musiche e musicisti intorno ai Della Rovere, in Pesaro nell’età dei Della Rovere, Venezia 2001, pp. 387, 389, 396, 399 s.; P.P. Scattolin - A. Magaudda - D. Costantini, in The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, pp. 299 s.; R. Kendrick, The sounds of Milan, 1585-1650, Oxford 2002, ad ind.; M. Toffetti, La cappella musicale del Duomo di Milano: considerazioni sullo status dei musici e sull’evoluzione dei loro salari dal 1600 al 1630, in Barocco padano 2, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2002, pp. 464, 476, 478-480, 482-489, 492, 498, 505, 509; Ead., Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano e sul suo repertorio nei primi trent’anni del Seicento, in Barocco padano 3, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2004, pp. 354 s., 357, 360 s., 363, 368 s., 371; C. Belli Montanari, La cappella musicale del Duomo di Pesaro, in Frammenti, IX (2005), pp. 164-168; R. Tibaldi, Reminiscenze palestriniane? La messa “Ecce sacerdos magnus” di V. P., in Il Cantus firmus nella Polifonia, Atti del Convegno internazionale… 2002, a cura di F. Facchin, Arezzo 2005, pp. 141-195; M. Bizzarini, Federico Borromeo e la musica, Roma 2012, ad ind.; J. Kurtzman - A. Schnoebelen, A catalogue of Mass, Office and Holy Week music printed in Italy 1516-1770, in Journal of Seventeenth-Century music (JSCM) Instrumenta II, 2013, ad ind. (http://sscm-jscm.org/instrumenta/instrumenta-volumes/instrumenta-volume-2/).