RAGAZZI, Vincenzo
RAGAZZI, Vincenzo. – Nacque a Modena il 3 febbraio 1856 da Luigi e da Elena Tirelli.
La sua era una famiglia borghese benestante, proprietaria di beni e negozi. Vincenzo era secondogenito di otto fratelli e cinque sorelle.
Studiò dal 1864 al 1872 al collegio S. Carlo, frequentato dalla nobiltà e della borghesia modenese. Proseguì gli studi iscrivendosi alla facoltà di medicina dell’Università di Modena, dove conseguì la laurea nel 1878. Fin dagli anni del liceo, Ragazzi mostrò un forte interesse per gli studi naturalistici, in particolare per la zoologia, dedicando gran parte del suo tempo libero a raccogliere esemplari della fauna presente nei dintorni della città. Nel 1873 divenne socio della Società entomologica italiana e l’anno successivo venne accolto come membro della Società dei naturalisti in Modena (successivamente rinominata Società dei naturalisti e matematici di Modena) fondata nel 1865 da un gruppo di studiosi della città con lo scopo di promuovere lo studio delle scienze naturali.
Assieme a colleghi studenti universitari, Ragazzi divenne assiduo frequentatore del Museo di zoologia e anatomia comparata diretto da Antonio Carruccio, che apprezzò la passione e la costanza del giovane. Si dedicò assiduamente allo studio della fauna modenese, anche grazie alla possibilità di frequentare i maggiori studiosi locali, fra cui Andrea Fiori e Francesco Testi, con i quali scambiò esemplari e osservazioni. Nel 1878 pubblicò il suo primo lavoro entomologico costituito dall’elenco di oltre 300 specie di Coleotteri e di Odonati (libellule) raccolte nel territorio della provincia, in seguito donate al Museo universitario.
Il 1° giugno 1879 Ragazzi si imbarcò a Napoli sulla pirocorvetta Archimede per il suo primo lungo viaggio, come medico di seconda classe della Regia Marina. Il 10 luglio la nave attraversò lo stretto di Gibilterra per proseguire per Capo Verde; attraversato l’Atlantico, raggiunse Bahia di San Salvador, Montevideo, il Rio della Plata e il Rio Paraná, Buenos Aires e ancora Montevideo. Il viaggio proseguì con l’attraversamento dello stretto di Magellano, fino alla costa cilena ove venne gettata l’ancora a Porto Corral di Valdivia, poi le tappe di Valparaíso e Iquique. Alla metà di marzo del 1881, Ragazzi proseguì con le sue raccolte zoologiche a Pisco e a Tambo de Mora con escursioni nell’interno. Prima di lasciare il Perù per ritornare sulle coste dell’oceano Atlantico, Ragazzi prese commiato dai tanti italiani residenti che lo avevano aiutato a incrementare le sue raccolte, fra i quali Antonio Raimondi, che gli donò il suo primo volume sul Perù e una piccola collezione di molluschi terrestri con rare specie della regione dei boschi. Il 26 dicembre 1881 si imbarcò sulla nave Città di Genova per far ritorno a casa.
Rientrato nel febbraio del 1882, diede alle stampe, sulla rivista di scienze mediche e naturali Lo Spallanzani, le memorie sulle osservazioni fatte durante il viaggio e, assieme a Carruccio, un secondo lavoro sui mammiferi e gli uccelli studiati nel Sudamerica. Negli anni a seguire Ragazzi proseguì la sua carriera di medico di bordo sulle navi della Regia Marina. Nel 1883 fu sulla Regia cannoniera Cariddi per un viaggio nel Mediterraneo e nel Mar Rosso; in Egitto visitò ospedali e osservò le condizioni dei malati di malaria e poté compiere escursioni nell’entroterra per raccogliere campioni zoologici.
Nel 1873 la Società geografica italiana, su sollecitazioni del marchese Orazio Antinori, promosse la spedizione alle sorgenti del Nilo, guidata dallo stesso Antinori, di cui facevano parte Giovanni Chiarini, ingegnere, alpinista e naturalista, e il conte Sebastiano Martini Bernardi, ex capitano dell’esercito. Nel 1878, grazie all’intermediazione di Guglielmo Massaja, gli italiani furono accolti a Liccè dal negus Menelik, re dello Scioa (Etiopia). Stabiliti buoni rapporti di amicizia con il monarca africano, nella località di Let Marefià fu fondata la Stazione scientifica italiana, diretta da Antinori fino alla sua morte. La Stazione, costituita da diversi edifici adibiti ad abitazioni, magazzini e laboratori, nonché da una fiorente azienda agricola, sviluppò ricerche geografiche e naturalistiche. Alla morte di Antinori la Stazione scientifica di Let Marefià fu affidata alle cure del conte Pietro Antonelli, che la resse fino al 1885, quando venne sostituito da Ragazzi.
Nel periodo di reggenza alla Stazione scientifica, Ragazzi compì numerose escursioni e mise insieme una notevole collezione naturalistica accompagnata da inventari manoscritti e da una ricca documentazione descrittiva sulla flora e il paesaggio del territorio esplorato e dalle osservazioni di tipo etnologico e medico sulle popolazioni native. Nel giugno del 1885 inviò una prima relazione ove fornì un elenco delle principali malattie osservate fra le quali segnalò i casi di malaria nella valle del Dobi e di lebbra nella regione della Cuolla.
Una delle prime spedizioni in Italia di casse contenenti i reperti, accompagnati da un catalogo ove era registrata la data e il luogo di raccolta, annoverava 515 esemplari di uccelli appartenenti a più di 200 specie, circa 50 esemplari di mammiferi appartenenti a 20 specie oltre a numerosi esemplari di rettili, anfibi, insetti, molluschi, funghi, qualche pianta essiccata. Ragazzi non mancò di raccogliere oggetti etnografici recuperati tra la popolazione dei Guraghe. Una successiva corposa raccolta venne spedita nel 1887, composta da molti reperti naturalistici che ebbero diverse destinazioni. Le pelli degli oltre 800 esemplari di uccelli furono studiate da Tommaso Salvadori dell’Università di Torino, il quale elencò 276 specie, alcune nuove per la scienza. Altre raccolte, tra cui una ricca collezione entomologica e di conchiglie, furono studiate da altri specialisti dell’epoca che descrissero nuove specie. Assieme alle collezioni zoologiche, Ragazzi raccolse 305 esemplari di piante che preparò in fogli d’erbario, e campioni di rocce vulcaniche e calcaree contenenti fossili giurassici.
Fra i molti viaggi che compì nel periodo di permanenza a Let Marefià si segnala quello del 1886 ad Antoto, al seguito del re Menelik, per assistere alle feste dell’incoronazione del sovrano. Sempre in quell’anno Ragazzi fu impegnato in un’escursione al vulcano Dofane, nel gruppo dell’Assabòt, durante la quale poté arricchire le sue raccolte ornitologiche. Seguendo le imprese del re Menelik, fu presente alla conquista dell’Harar da parte del sovrano etiope; in quell’occasione poté esplorare un territorio fino ad allora sconosciuto agli europei. Tali spedizioni gli permisero anche di compiere dettagliati rilievi topografici, fra i quali la precisa definizione della linea di demarcazione tra gli affluenti del bacino del fiume dell’Uebi Scebeli e quelli dell’Auasc. Tra i compiti diplomatici che assolse, nell’ottobre del 1887 fu incaricato di consegnare al governo italiano alcuni importanti documenti da parte di Menelik, che chiedeva al re Umberto I l’autorizzazione a trattare la pace tra l’Italia e l’allora imperatore etiope Joannes dopo la disastrosa battaglia di Dogali. L’anno successivo fu impegnato in una traversata della regione dell’Aussa per la consegna di un carico d’armi. Come rappresentante italiano, il 3 novembre 1889 partecipò all’incoronazione di Menelik a imperatore. In quell’anno terminò anche la sua carica di responsabile della Stazione scientifica di Let Marefià e la Società geografica italiana, con il benestare di Menelik, lo sostituì con Leopoldo Traversi, già da tempo affiliato e collaboratore della Società.
Dal novembre del 1891 al febbraio del 1892 Ragazzi fu imbarcato per alcuni mesi sulla nave Scilla, impegnata nel Mar Rosso in ricerche idrografiche, che fruttò numerose raccolte naturalistiche e in particolare campioni di fauna dei fondali marini poi spediti al Museo dell’Università di Modena. Il 3 marzo 1892 fu promosso ufficiale medico di prima classe e nominato direttore dell’ospedale della Regia Marina a Massaua.
Durante gli anni in cui Ragazzi era di ruolo a Massaua ebbe modo di ritornare diverse volte in Italia fino a essere trasferito definitivamente in patria, prima a Venezia, poi assegnato come direttore all’ospedale di Taranto. Nel capoluogo pugliese sposò, il 13 novembre 1897, Anna Ferrajoli con la quale ebbe quattro figli e sette nipoti. Nonostante fossero ormai soltanto ricordi lontani i tempi delle esplorazioni naturalistiche nel Corno d’Africa, non abbandonò l’interesse per le scienze naturali, come testimoniano i rapporti con il Museo di storia naturale di Genova e le sue ultime pubblicazioni: nel 1903 sul parassita Ascaris mistax rinvenuto nell’uomo e, nel 1915, quella sugli Ortotteri del Napoletano.
Medico in altre sedi, fino a quella definitiva di Napoli, raggiunse il pensionamento verso la fine della prima guerra mondiale. Rimase nella città partenopea fino alla morte, avvenuta il 17 febbraio 1929.
Opere. Contribuzione alla fauna entomologica italiana. Catalogo metodico dei Coleotteri raccolti nella provincia modenese nell’estate degli anni 1875-76, in Bullettino della Società entomologica italiana, X (1878), pp. 179-188; Viaggio all’America del Sud. Cenni medico zoologici, in Lo Spallanzani. Rivista di scienze mediche e naturali, XI (1882), pp. 201-215, 293-299, 387-417; Sulla presenza dell’Ascaris mystax Zeder nell’uomo, in Annali di medicina navale, IX (1903), 2, pp. 509-520; Primo contributo alla conoscenza degli Ortotteri del Napoletano, in Annuario del Museo zoologico della R. Università di Napoli, IV (1915), 19, pp. 1-8.
Fonti e Bibl.: L. Traversi, Let-Marefià, Roma 1931; L. Lupi, Dancalia. L’esplorazione dell’Afar, un’avventura italiana, I, Firenze 2009, p. 687; C. Cerreti et al., L’Italia, l’Etiopia e Lét Marefià, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 13, III (2010), pp. 169-202; S. Mazzotti, Esploratori perduti. Storie dimenticate di naturalisti italiani di fine Ottocento, Torino 2011, p. 239; L. Margherita, Il mondo di V. R., Napoli 2012; M. Mari - I. Ansaloni, V. R. (1856-1929) medico esploratore: le sue collezioni naturalistiche nei musei modenesi, in Atti della Società dei naturalisti e matematici di Modena, 2012, vol. 143, pp. 237-259.