RUSSO, Vincenzo
Scrittore e uomo politico, nato a Palma Campania il 16 giugno 1770. Educato nel seminario di Nola, compì gli studî giuridici a Napoli. Nell'esercizio forense, nell'ambiente colto della capitale affinò la sua cultura essenzialmente razionalistica e illuministica. La lotta politica lo attrasse. Iscritto alla Società patriottica, e poi, sciolta questa, nel 1794 al Club rivoluzionario con programma radicalmente democratico, la polizia fu sollecita ad arrestarlo. Sembra che con promessa di perdono abbia ceduto e fatto qualche rivelazione. Quasi per lavare la colpa, tornò alle antiche lotte, finché nel 1797 fu citato di nuovo. Intuito il pericolo, si salvò per via di mare. Esule a Milano, allora centro dell'emigrazione meridionale, dipoi in Svizzera, di cui ammirò le libere istituzioni, prefiggendosele a modello, quindi tribuno e giornalista in Roma, gli eventi successivi lo restituirono alla patria. Nei brevi giorni della Repubblica Partenopea il R. fu anche membro della commissione legislativa, ma soprattutto suscitatore indomito, esempio vivente di dignità civile. La reazione borbonica non poté perdonargli. Preso prigioniero, dopo un combattimento, il 19 novembre 1799 fu impiccato.
Nei Pensieri politici, unica espressione con pochi articoli di giornale della sua concezione, lo scrittore sostiene l'idea di una repubblica democratica, in cui ogni cittadino abbia per vivere un pezzo di terra da coltivare. Alla morte, abolito ogni istituto successorio, questo dovrebbe tornare allo stato per una nuova attribuzione. Gli uffici senza stipendî, l'industria domestica o quasi, il commercio ridotto a permuta, le leggi suntuarie, una religione senza chiesa e sacerdozio, rivelano la tendenza verso un socialismo tipicamente utopistico sui modelli francesi del sec. XVIII. Da questo punto di vista l'importanza del R. è notevole. Mentalità tipicamente illuministica, rappresenta il contrasto più vivo alla posizione storicistica, antigiacobina del suo amico V. Cuoco, il quale a lui appunto rivolge i famosi Frammenti di lettera, in cui l'aridità del razionalismo politico è colpita in pieno.
I Pensieri politici furono editi la prima volta a Roma nel 1798, presso V. Poggioli. Ne esistono varie edizioni. Una ristampa con prefazione di G. Macaggi fu fatta a Napoli nel 1913.
Bibl.: B. Croce, V. R., in La rivoluzione napoletana del 1799, 3ª ed., Bari 1912, pp. 85-112; F. Battaglia, I primi conati di riforma sociale nel Settecento e il pensiero di V. R., in Giornale critico della filosofia italiana, IX (1928), pp. 49-69, 85-110.