SCAPITTA (Scapita), Vincenzo
SCAPITTA (Scapita), Vincenzo. – Nacque nel 1584 a Valenza, nei pressi di Alessandria, dalle seconde nozze di Antonio Scapitta, medico, e Caterina da Feliciano.
Battezzato il 15 luglio 1584, ebbe per padrini dei membri della nobile famiglia alessandrina dei Capriata, indizio di un discreto status sociale dei genitori (Martinotti, 1974, pp. 174 s.). La sua prima educazione musicale dovette avvenire nella cattedrale della città, dove risulta maestro di coro almeno dal 1606. Abbandonò quest’incarico probabilmente nel 1610, quando venne indetto un nuovo concorso per ricoprire il posto (p. 176).
In data imprecisata, ma prima del 1625, vestì il saio dei frati minori conventuali, forse in un convento della provincia francescana di Genova (Carteggio inedito..., 1888). Il 10 dicembre 1624 era nella basilica di S. Antonio a Padova, dove cantava in cappella come tenore con un compenso di 50 ducati. Il 13 febbraio 1625 inviò una supplica ai presidenti dell’Arca per ottenere un donativo «aciò si possi provedere delle cose neccessarie per la camera», rammentando di essere venuto a Padova su loro espressa richiesta (Sartori, 1977, p. 191). Durante il servizio al Santo pubblicò l’opera prima, ossia il primo libro di Concerti a 1, 2, 3, 4 voci con basso continuo (Venezia, Bartolomeo Magni, 1625; lettera dedicatoria in data 15 marzo). Secondo un uso corrente, Scapitta intrattenne rapporti con altri musicisti dell’Ordine: i Concerti sono dedicati a Giacomo Finetti, anch’egli minore conventuale, all’epoca «maestro di cappella nella Gran Casa di Venezia, e confrate della archiconfraternita delli SS. Musici di Roma». La raccolta testimonia però anche i legami con Padova: il concerto a quattro voci O anima mea, che conclude la raccolta, è dedicato a Leone Talenti, guardiano della basilica patavina.
Forse grazie alla segnalazione di Finetti, nel 1626 Scapitta passò un breve periodo a Venezia nella cappella di S. Marco, con un compenso di 60 ducati (Miller, 1993, p. 337). Gli Atti e terminazioni della Procuratoria de supra registrano un «Fra Vincenzo da Valenza» già il 19 gennaio 1626 (Fabbri, 1985). Di qui si trasferì a Innsbruck, come tenore e cappellano di Leopoldo V, arciduca del Tirolo: documenti della corte ne attestano la presenza dal 1626 al 1632. Il 5 luglio 1632 chiese all’arciduca che gli concedesse di fregiarsi di uno stemma nobiliare (Weiss, 2005).
Al periodo tirolese risale la parte più cospicua della sua produzione a stampa. L’opera seconda, Vaghi fiori di Maria vergine (Venezia 1628), una raccolta di antifone e litanie mariane, è dedicata a Paris Lodron arcivescovo di Salisburgo. Scapitta dovette avere un rapporto continuativo con il prelato, giacché nella dedicatoria, firmata a Innsbruck l’11 novembre 1628, richiama «la singolar clemenza dimostratami da V. S. Illustrissima in più occorrenze». Il contenuto della raccolta è dichiaratamente messo in relazione con la devozione mariana dell’arcivescovo, e con la cappella e collegio da lui fondati e dedicati alla Vergine. I Vaghi fiori testimoniano inoltre i rapporti intrattenuti da Scapitta a corte: la stampa si apre infatti con tre sonetti in sua lode di altrettante personalità della cerchia arciducale, Ortensio Lottieri, Claudio Panta da Corinaldo e Sebastiano Franci (quest’ultimo sembra alludere anche alle doti di strumentista di Scapitta). Tre delle intonazioni polifoniche furono composte da musicisti al servizio dell’arciduca, il maestro di cappella Johann Stadlmayr e il cornettista Paul Kienhaimer; due brani sono invece a firma di Giacomo Porro, maestro di cappella in S. Lorenzo in Damaso di Roma: evidentemente Scapitta manteneva contatti con i centri musicali della penisola.
L’anno dopo uscì l’opera terza, Missae quinis octonisque vocibus (Venezia 1629), dedicate a Leopoldo. Nello stesso periodo Scapitta diede alle stampe anche l’opera quarta, una perduta «Musica di camara» documentata in cataloghi e inventari del 1649 (Primeira parte, 1874) e del 1665 (Waldner, 1917); dovette trattarsi della raccolta stampata a Venezia nel 1630 cui Johann Gottfried Walther fa riferimento nel suo Musicalisches Lexicon del 1732.
Di fronte alla necessità di ridurre l’organico della cappella, il 6 maggio 1633 Claudia de’ Medici, vedova dell’arciduca, raccomandò Scapitta al cardinale Ernst Adalbert von Harrach, arcivescovo di Praga, vantandone l’ottimo servizio pluriennale come musico, nonché la fedeltà e la diligenza (Senn, 1954, p. 214). Forse grazie alla mediazione del prelato Scapitta trovò impiego presso il cardinale Franz Dietrichstein, vescovo di Olomouc, diocesi suffraganea di Praga (Sehnal, 1974). Il porporato morì nel 1636, e di Scapitta non si hanno più notizie fino alla pubblicazione di due suoi canoni nella Xenia Apollinea, appendice al Cribrum musicum (Venezia 1643) di Marco Scacchi, maestro di cappella di Ladislao IV re di Polonia. Da una rubrica in questa stampa si deduce che Scapitta era musico del re di Polonia, nonché provinciale della provincia francescana di Transilvania. Non si sa quando fosse giunto alla corte polacca, né quali fossero le sue mansioni come provinciale (Przybyszewska-Jarmińska, 2010, pp. 102 s., 105 s.). Accanto all’attività di musicista a corte, ebbe un ruolo importante anche in religione, come ricorda lo storico dell’Ordine Jan Kazimierz Biernacki nel 1688. Il 14 ottobre 1645 Scapitta presiedette l’assemblea della provincia francescana di Polonia; un documento legato a questo evento lo definisce «S. Theologiae Doctor, Visitator et Commisarius Generalis» (p. 107): doveva dunque aver anche conseguito il titolo di dottore in teologia. Documenti del 6 novembre 1645 e 19 maggio 1646 testimoniano inoltre che si spese per ottenere da Ladislao il permesso di fondare un convento in Varsavia, di cui fu il primo guardiano. Nel 1648 presiedette di nuovo l’assemblea della provincia di Polonia e fu anche candidato al posto di ministro provinciale, ma senza successo (p. 107). Morto Ladislao IV nel maggio del 1648, Scapitta rimase in servizio nella cappella del successore, Giovanni II Casimiro. I registri di pagamento del 1650 lo riportano tra i tenori con il soprannome toponimo «Walensa» e un compenso semestrale di 600 fiorini (Szweykowska, 1968, p. 41).
Morì probabilmente il 1° agosto 1656 a Vienna, dov’era riparato dopo che, l’anno prima, la corte reale aveva abbandonato Varsavia per la minaccia dell’invasione svedese (Przybyszewska-Jarmińska, 2010, pp. 108 s.).
A esclusione dei canoni pubblicati da Scacchi, nulla rimane dell’attività musicale di Scapitta in Polonia, probabilmente per via della completa dispersione dei materiali in uso nella cappella dei Vasa (p. 109). Unica traccia è un inventario del convento francescano di Przemyśl (compilato nel 1677), che registra un «Concerto Vincet 10 Scapita» per Natale (probabilmente un concerto a dieci voci; Perz, 1974).
Tutte le raccolte sopravvissute di Scapitta sono di musica da chiesa, ma il frate dovette dedicarsi anche a generi più mondani: un Regina caeli pubblicato nei Vaghi fiori è composto «sopra Aventurosa Rosa dell’Autore» (come recita una rubrica nel basso continuo), verosimilmente una composizione profana (o devota) oggi non più rintracciabile. Del pari, la dispersa «Musica di camara» dell’opera quarta dovette avere carattere profano.
Fonti e Bibl.: J.K. Biernacki, Speculum minorum, Cracovia 1688, pp. 287 s.; J.G. Walther, Musicalisches Lexicon, Leipzig 1732, p. 546; Primeira parte do index da livraria de música do muyto alto e poderoso Rey Dom João o IV (1649), a cura di J. Vasconcellos, Porto 1874, p. 47, n. 225; Carteggio inedito del P. Giambattista Martini coi più celebri musicisti del suo tempo, a cura di F. Parisini, Bologna 1888, p. 79; F. Waldner, Zwei Inventarien aus dem XVI. und XVII. Jahrhundert über hinterlassene Musikinstrumente und Musikalien am Innsbrucker Hofe, in Studien zur Musikwissenschaft, IV (1917), p. 135; W. Senn, Musik und Theater am Hof zu Innsbruck, Innsbruck 1954, pp. 214, 227, 233, 363; A. Szweykowska, Kapela królewska Jana Kazimierza w latach 1649-1652, in Muzyka, XIII (1968), 4, pp. 41, 44; S. Martinotti, Notizie su V. S. valenzano, in Secondo Incontro con la musica italiana e polacca: musica strumentale e vocale strumentale dal rinascimento al barocco... 1970, Bologna 1974, pp. 173-179; J. Sehnal, La musica alla corte dei vescovi di Olomouc dal sec. XIII alla metà del sec. XVII, ibid., p. 262; M. Perz, Inwentarz Przemyski (1677), in Muzyka, XIX (1974), 4, p. 59; A. Sartori, Documenti per la storia della musica al Santo e nel Veneto, a cura di E. Grossato, Vicenza 1977, pp. 23, 191; P. Fabbri, Monteverdi, Torino 1985, p. 381; R.T. Miller, The composers of San Marco and Santo Stefano and the development of Venetian monody (to 1630), Ph.D. dissertation, University of Michigan 1993, p. 337; P. Tschmuck, Die höfische Musikpflege in Tirol im 16. und 17. Jahrhundert, Innsbruck-Wien-Lucca 2001, pp. 262, 279 s., 287, 317 s., 320, 370; H. Federhofer, S., V., Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XIV, Personenteil, Kassel 2005, coll. 1068 s.; S. Weiss, Der Innsbrucker Hof unter Leopold V. und Claudia de’ Medici (1619-1632), in Der Innsbrucker Hof. Residenz und höfische Gesellschaft in Tirol vom 15. bis 19. Jahrhundert, a cura di H. Noflatscher - J.P. Niederkorn, Wien 2005, p. 325; B. Przybyszewska-Jarmińska, Wojciech Dembołecki, Andrzej Chyliński, V. S. et al. Franciscan musicians in the Polish-Lithuanian Commonwealth in the 17th century, in Musicologie sans frontières / Muzikologija bez granica. Svečani zbornik za Stanislava Tuksara, a cura di I. Cavallini - H. White, Zagreb 2010, pp. 97-112.