BELLINI, Vincenzo Tobia Nicola
Nacque a Torricella Peligna (Chieti) il 12 Maggio 1744 da Rosario e da Francesca Mancini.
Quale fosse, la professione o il mestiere del padre è difficile dire: certo pare infondata la qualifica di "possidente" attribuitagli da qualche biografo generoso. Secondo un documento del Catasto onciario del 1743, sarebbe stato invece "bracciante", nonché possessore di "tomolo uno di territorio vitato con arbori di frutto gentile...", mentre altri o vorrebbero segretario comunale di Torricella. Comunque, secondo informazioni non certissime ma attendibili, sembra che egli sapesse suonare bene - sia pur da dilettante - il violino e che la sua passione per la musica trasmettesse al figlio.
Questi, sin, da ragazzo, si dedicò agli studi musicali con slancio. Secondo it Policastro (p. 16) "fu addestrato dal genitore che gli impartì assiduamente lezioni sino a circa quindici anni"; F. Pastura invece (p. 14) accoglie la versione. secondo cui il primo insegnante fu un. certo canonico Ricciardi. Le lezioni col canonico sarebbero durate fin quando la famiglia, apprezzando le notevoli qualità musicali del giovanetto, decise di inviarlo, a prezzo di notevoli sacrifici, in un conservatorio di Napoli.
Contrariamente a quanto é stato affermato dal Florimo (p. 187) il B. non entrò nel conservatorio della Pietà dei Turchini dove avrebbe avuto a maestri N. Jommelli e N. Piccinni, ma in quello di Sant'Onofrio a Capuana dove, iscritto il 13 ott. 1755 col nome di "Vincenzo Bellino", fu ammesso "per servire per anni dieci", durante i quali studiò con c. Cotumacci, G. Dol e forse con N. Porpora nell'anno in cui questi, tornando da Vienna (1760-61), vi insegnò.
Quale fosse la vita e l'attività del B. durante questi dieci anni di permanenza a Napoli non è possibile dire, ma certamente gli studi musicali dovettero essere proficui se nel 1765 il giovane era già "maestrino" del conservatorio e autore di un Oratorio, Isacco figura del Redentore, su versi del Metastasio: si trattava presurnibilmente del saggio finale del nuovo maestro che con questo lavoro, eseguito dagli, altri alunni, lasciava la scuola. Nel 1767-68 egli giungeva a Catania con l'intenzione di stabilirvisi. Quale fosse il motivo di questa decisione - certezza di un lavoro duraturo e vantaggioso, incarico ricevuto dal clero o da una famiglia patrizia - non è molto importante sapere: quel che conta è che il giovane maestro riuscì presto a mettersi in luce e a far valere le proprie qualità.
qIn quel periodo Catania, che attraversava una fase di intenso sviluppo materiale e spirituale, contava moltissime famiglie, nobili o benestanti, per le quali la musica rappresentava la più squisita delle distrazioni: tra queste la illustre famiglia dei Biscari il cui capo, in quell'epoca, Ignazio Paternò Castello, eccelleva per intelletto, cultura e illuminato mecenatismo. Egli scelse il B. come maestro di cappella della propria casa e gli affidò l'istruzione musicale del nipotino Roberto, compensà:ndolo con un vitalizio.
Dopo aver consolidato la propria posizione, il B. Sposò il 28 nov. 1769 Michelina Burzì, catanese, dalla quale ebbe cinque figli, tre maschi e due femmine, il primo dei quali, Rosario, è il padre di Vincenzo iunior, il grande operista. L'attività catanese del B. fu indubbiamente assai intensa e profonda. Era maestro di cappella ai benedettini, organista in varie chiese e nel Sacro Collegio di Maria a Misterbianco, componeva musiche per le solenni ricorrenze religiose (uno dei suoi primi lavori eseguiti a Catania fu Giosuè vittorioso sopra i cinque Re di Cananea, che in forma di oratorio venne dato in piazza degli Studi per la festa di S. Agata nell'agosto del 1772), organizzava "accadernie" pubbliche, impartiva lezioni nei collegi e presso famiglie private; era anche maestro di cappella in Petralia Sottana, come risulta da un libretto d'oratorio stampato a Palermo nel 1768, della cui musica sarebbe stato autore; raggiunse con la sua attività una grande rinomanza. Verso il 1795 il B. perdette la moglie Michela; il 24 sett. dei 1796 egli si risposò con Mattea Cognata.
Quando il primo nipotino Vincenzo mostrò uno spiccato talento musicale, il B. con entusiasmo ne incoraggiò la passione e provvide alla sua prima educazione artistica, iniziandolo allo studio dei partimenti e del contrappunto; quando poi fu persuaso di non potergli insegnare più niente, cercò di mettere a frutto le influenti amicizie per fargli assegnare dal Decurionato catanese un assegno annuo che gli permettesse di compiere gli studi musicali a Napoli.
Il B. morì a Catania l'8 giugno 1829.
Quanto alle opere del B., il Viola, appassionato ricercatore di documenti riguardanti la sua vita e le sue opere, ha accertato che scrisse: Credo, Messa di requiem, Sinfonia, Dixit, Messa pastorale, come risulta da un Notamento delle composizioni musicali approvato dalla Censura siciliana nei mesi gennaio e febbraio 1828, pubblicato nel Giornale degli Atti d'Intendenza del vallo di Catania, n. CIXIX; e Magnificat, Litania, Alma Redemptoris, idem, Tantum ergo, Pange Lingua, Tantum ergo, come risulta da un secondo Notamento pubblicato nel predetto giornale n. CLXXXIII del dicembre 1828. V. Ricca, che conobbe personalménte vari, membri di casa Bellini, scrive di aver ricevuto dalle mani del nipote Carmelo, un elenco di opere composte dal nonno, da aggiungersi a quelle comunemente conosciute e cioè: Messa a quattro voci, due soprani, tenore e basso con orchestra; Sinfonia a grande orchestra; romanza per tenore: Vivo ancor; aria per soprano: Oh mia vita, oh mio tesor!; La figlia dello svevo Adolfo, opera in tre atti su versi di Luzio. Secondo il Policastro, a Torricella si conserva un elenco di altre opere del B.: La salvezza d'Israello nella morte di Sara; Il sacrificio di Elia; Il trasporto delle reliquie di S. Agata da Costantinopoli a Catania; I tre fanciulli ebrei liberati dalla fornace, dramma; Mosè liberato; Il trasporto delle ossa di Giacobbe; La vittoria di Gedeone.Dei discendenti del B. si occuparono di musica, oltre al figlio Rosario (cembalista., maestro di cappella, autore di varie composizioni, ma di modesto rilievo), e al nipote Vincenzo iunior, anche i nipoti Carmelo e Mario.
Carmelo, figlio di Rosario e di Agata Ferlito, nacque a Catania secondo alcuni nel 1802, secondo il Pastura invece, studioso assai degno di fede, il 9 maggio 1803. La sua attività professionale consisteva prevalentemente nel dirigere le orchestre, soprattutto nelle messe funebri, ma era anche maestro all'Ospizio di beneficenza, come il nonno, ed aveva alunni privati: nell'ambito cittadino ebbe una certa notorietà, e non solo come fratello di Vincenzo.
Doveva essere uomo molto semplice e ancor più ingenuo musicista se, in un Tantum ergo di sua composizione, ritenendola cosa naturalissima, non si peritò d'inserire una intera pagina tolta dal Pirata del fratello operista. Trascorse gli ultimi anni di vita custodendo gelosamente le reliquie del fratello maggiore. Morì il 28 sett. 1884 a Catania.
Mario, figlio anch'egli di Rosario, nacque a Catania nel 1810. Esercitò la professione di maestro di cappella, organista della cattedrale e maestro di pianoforte. Sposò certa Giovanna Chiarenza ed ebbe un figlio - di nome Vincenzo come lo zio - il quale, se fosse vissuto a lungo, aveva fatto sperare che ne avrebbe rinnovato il genio. Anche se il suo talento musicale fu assai limitato e le sue musiche di nessun valore, pure fu circondato da sincera stima. Morì nella notte tra il 4 e il 5 febbr. 1885 a Catania e con lui si estinse la casa Bellini.
Bibl.: F. Florimo, La scuola musicale di Napoli, III, Napoli 1882, pp. 177 s.; S. Di Giacomo, I quattro antichi conservatori di musica di Napoli, Palermo 1925, p. 295; O. Viola, V. B. seniore, in Riv. del Comune di Catania, 1930, pp. 1-6; V. Ricca, V. Bellini, impressioni e ricordi, Catania 1932, p. 16; G. Policastro, V. Bellini 1081-1819, Catania 1935, pp. 15-23, 49-55; Id., Catania nel Settecento, Torino 1950, pp. 347-78; F. Verlengia, Gli antenati abruzzesi di V. Bellini, in Rivista abruzzese, V (1952), pp. 29 s.; F. Pastura, Bellini secondo la storia, Guanda 1959, pp. 13-19, 25, 36; P. E. Carapezza, Prodotti di artigianato musicale della metà del XVIII sec. a Petralia Sottana, in Giglio di roccia. Rass. di vita siciliana, n.s., (1960), n. 12, p. 11.