TOMMASINI, Vincenzo
Compositore di musica, nato a Roma il 17 settembre 1880. Seguì gli studî classici e frequentò anche l'università dedicandosi particolarmente alla filologia (scrisse, fra l'altro, un'introduzione al De re equestri di Senofonte). Contemporaneamente fu allievo di Ettore Pinelli per il violino e di S. Falchi per la composizione al conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Nel 1902 ebbe lezioni da Max Bruch a Berlino, ma soprattutto si giovò della conoscenza del movimento musicale dei grandi centri europei. Fu tra i primi a chiarire a sé e agli altri le nuove forme artistiche che in Italia a quel tempo non erano ancora penetrate: ma la simpatia per certi particolari atteggiamenti della musica francese e il frequente contatto con i maggiori musicisti stranieri non gl'impedirono di rimanere profondamente e costantemente italiano.
Così, se certi echi debussystiei sono evidenti nelle sue pagine (e soprattutto nelle prime composizioni pubblicate, come il Poema erotico per orchestra del 1909, il Quartetto in fa per archi del 1910), c'è in esse un sapore melodico e una solidità strutturale che non appartengono certo all'impressionismo, ma piuttosto si riallacciano a una tradizione italiana settecentesca. A ben considerare, l'innata riservatezza del temperamento del T. e la sottile e spesso arguta intonazione del suo linguaggio musicale ci richiamano a una poesia lirica, a un'atmosfera di grazia serena ch'è propria del sec. XVIII (vedi l'opera Uguale fortuna, commedia di sapore goldoniano, premiata e rappresentata a Roma nel 1913, e vedi anche con quale appassionato discernimento il T. abbia orchestrato alcune Sonate di Scarlatti per il balletto Le donne di buon umore, rappresentato dai "Balletti russi" di Diagilev nel 1917). Il T. ha inoltre una tale conoscenza della materia orchestrale che gli permette di trovare effetti delicatissimi e suggestive colorazioni, come nei due Chiari di luna (Chiese e rovine e Serenate) composti nel 1915, nei Paesaggi toscani del 1922 e nel poema sinfonico Napoli del 1932.
Altre importanti composizioni di lui sono Il Beato Regno su temi gregoriani (1921), il Preludio Fanfara e Fuga (1927), Il Carnevale di Venezia (variazioni alla Paganini) (1928), il Concerto per violino e piccola orchestra (1932), e, nel campo della musica da camera, la Sonata per violino e pianoforte (1916), il Il Quartetto per archi (1926), il Trio per violino viola e violoncello (1929) e liriche vocali (2 Liriche di Carducci, 5 Melodie leopardiane, Charmes, ecc.). Ha collaborato a riviste e giornali come critico e ha pubblicato un saggio di estetica dal titolo La luce invisibile (1928).