TUTTAVILLA, Vincenzo
– Nacque a Napoli il 1° gennaio 1608 da Ottavio e da Porzia del Tufo, figlia di Ottavio, patrizio di Aversa.
Discendeva da una famiglia di origini francesi che nella seconda metà del XV secolo si era in parte trasferita in Italia, prima a Roma e poi a Napoli, modificando in Tuttavilla il nome d’Estouteville, legato al possesso di una signoria transalpina.
Giovanissimo avviò la sua brillante carriera militare al servizio dei re cattolici e, venturiero nel terzo di Carlo Andrea Caracciolo, marchese di Torrecuso, ove era arruolato anche il fratello Francesco (v. la voce in questo Dizionario), partecipò alla riconquista di San Salvador del Brasile, comportandosi tanto valorosamente da essere promosso alfiere.
Nei difficili anni tra quarto e quinto decennio del XVII secolo viveva nel Regno di Napoli al quale la monarchia asburgica chiedeva sempre maggiori asistencias per sostenere il conflitto combattuto nel Nord Europa, accrescendo il malessere interno al Paese fino a rendere insostenibile la situazione. Nel 1640, quando Napoli, sguarnita di uomini e mezzi e minacciata da una flotta francese entrata nel golfo, sembrò in procinto di essere direttamente coinvolta nella guerra, cooperò alla difesa del territorio organizzata dal viceré Ramiro Nuñez de Guzmán, duca di Medina, e nel ruolo di tenente generale di cavalleria presidiò la fascia costiera a nord della capitale. Maestro di campo, nell’anno successivo provvide alla leva militare per la guerra di Lombardia, reclutando soldati in Germania e cavalieri in Polonia; nel 1644 entrò a far parte del Collaterale come consigliere soprannumerario.
Si trovava a Milano nell’autunno del 1647, quando fu costretto a rientrare precipitosamente a Napoli ove, divampata la rivolta antispagnola, il viceré Rodrigo Ponce de León, duca d’Arcos, aveva coinvolto i baroni nella repressione, ma incontrava difficoltà a individuare chi dovesse comandare le milizie nobiliari. Dopo il rifiuto di Carlo della Gatta, ottenne l’incarico Tuttavilla che, soldato di mestiere, si rese subito conto dei limiti dell’esercito radunato ad Aversa, costituito da non professionisti, adatti a essere utilizzati, piuttosto che per operazioni di ampio respiro, per supportare le milizie regolari e per compiere esplorazioni e incursioni. Le prime prove dell’esercito baronale non furono deludenti, ma le cose volsero al peggio dopo la rotta di Frattamaggiore, l’abbandono di Aversa e il ritiro a Capua. Incrinatasi la compattezza del fronte nobiliare a seguito di alcune defezioni, Tuttavilla fu rimosso dall’incarico, sostituito da Luigi Poderico e sottoposto al giudizio della corte marziale che lo assolse da ogni imputazione.
Negli anni successivi alla rivolta, continuò a sostenere la politica antifrancese di Filippo IV: nell’estate del 1648 fronteggiò l’attacco al Regno di Tommaso Francesco di Savoia principe di Carignano e difese Salerno dal nemico impadronitosi di Vietri; nel 1650 partecipò all’assedio di Portolongone, ultimo baluardo francese sul litorale toscano. Prese parte poi alle ultime fasi della repressione della rivolta catalana e cadde in mano al nemico; liberato in uno scambio di prigionieri e rientrato nel Mezzogiorno, contribuì a sconfiggere a Torre Annunziata Enrico II duca di Guisa che, alla testa di un contingente francese, nel 1654 assalì il Regno e rimase ferito in combattimento.
Nel 1649 intanto aveva ottenuto il titolo di duca d’Oliva, in provincia di Terra di Lavoro, probabilmente in contropartita dei servizi resi alla monarchia, parsimoniosa nel remunerare i baroni che l’avevano coadiuvata nei disordini di metà secolo. Fu investito del ducato di Calabritto nel 1658, dopo la precoce morte in battaglia del nipote Prospero, intestatario di quel possedimento familiare in Principato Citra. All’inizio degli anni Sessanta ottenne alcuni riconoscimenti in virtù dei meriti conseguiti sui campi di battaglia e fu nominato componente del Consiglio di guerra di Filippo IV e maestro di campo generale, la più alta carica militare del Regno di Napoli.
Allo scoppio della guerra di devoluzione, quando dal Mezzogiorno si effettuarono importanti rimesse di uomini e denaro per sostenere il conflitto e si paventò una ripresa delle locali spinte eversive, il duca, considerato esponente dell’ala più tradizionale e oltranzista della nobiltà regnicola, suscitò le diffidenze di Madrid che, per eccesso di prudenza, sconsigliò il viceré di servirsene nella gestione del conflitto. Uno sforzo ancora più consistente fu richiesto al Regno per supportare la repressione della rivolta di Messina, appendice mediterranea della guerra d’Olanda; si ebbero allora pesanti ricadute sul Paese e, tra l’altro, ne risentì l’ordine pubblico, pregiudicato dalla collusione tra malfattori e nobili. Tra costoro sembrerebbe di poter annoverare anche il maestro di campo generale, allettato, insieme alla moglie, dalle prospettive di guadagno offerte dai traffici illeciti; certo è che in quegli anni Tuttavilla godette di una buona disponibilità di denaro che investì sia per erogare crediti a sostegno della guerra di Sicilia sia per acquistare nel 1675 i feudi di Spinazzola e Minervino, tra le province di Basilicata e Terra di Bari.
Di lì a poco, il 17 novembre 1678, morì a Napoli e fu seppellito nella chiesa della Compagnia di Gesù «con le pompe solite praticarsi nell’Esequie de’ Generali d’Eserciti» (Parrino, 1770, p. 567) dettagliatamente annotate nei Cerimoniali della corte vicereale, frequentata con assiduità negli ultimi anni di vita, per effetto della prestigiosa carica militare rivestita e delle buone relazioni intrecciate con alcuni viceré. Titoli e beni del defunto passarono ai figli Francesco Ottavio e Orazio, nati dal matrimonio con Luigia Cavaniglia dei conti di Montella.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Archivio Serra di Gerace, Ms. Livio Serra, III, p. 1271; Simancas, Archivo general, Secretarías provinciales, libros 206, 278, 1649, Título de duque de Oliva, legajo 40, Consultas del año 1672; Parigi, Bibliothèque national de France, Département des manuscrits, Espagnol 336, p. 138, Pétition présentée par Vincenzo Tuttavilla, prisonier de guerre à Carcassonne (1652).
Gazette de France, 1641, nn. 46 e 96, pp. 221 e 513, 1650, n. 83, p. 731, 1652, n. 9, p. 65, 1653, n. 28, p. 117, 1654, n. 164, p. 1359, 1661, nn. 20 e 108, pp. 147 e 953, 1666, nn. 131 e 143, pp. 1109 s. e 1209, 1669, nn. 50 e 74, pp. 371 e 613, 1678, n. 124, p. 1018; B. Aldimari, Historia genealogica della famiglia Carafa, III, Napoli 1691, pp. 671-673; R.M. Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, I, Napoli 1694, p. 287; D. Parrino, Teatro eroico e politico de’ governi de’ viceré, II, Napoli 1770, pp. 47, 103, 109, 567; Narrazione di Hermes Stampa, in Narrazioni e documenti della storia del Regno di Napoli, a cura di F. Palermo, in Archivio storico italiano, IX (1846), pp. 394-401; F. Capecelatro, Degli annali della città di Napoli, Napoli 1849, pp. 185, 216; Id., Diario delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647-1650, II-III, Napoli 1852, ad ind.; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, VI, Napoli 1875, p. 185; G. de la Morandière, Histoire de la famille d’Estouteville en Normandie, Paris 1903, pp. 648 s.; I. Fuidoro, Successi del governo del conte d’Oñatte, a cura di A. Parente, Napoli 1932, pp. 55, 76, 132, 142 s., 150; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, VI, Bologna 1969, pp. 744-746; R. Magdaleno Redondo, Titulos y privilegios de Napoles. Siglos XVI-XVIII, Valladolid 1980, pp. 573 s.; G. Galasso, Napoli spagnola dopo Masaniello, Firenze 1982, pp. 132, 134, 182, 206, 210, 274, 290; G. Intorcia, Magistrature del Regno di Napoli. Analisi prosopografica. Secoli XVI-XVII, Napoli 1987, p. 389; I. Fuidoro, Successi historici raccolti dalla sollevatione di Napoli dell’anno 1647, a cura di A.M. Giraldi - M. Raffaeli, Milano 1994, ad ind.; C. Tutini - M. Verde, Racconto della sollevatione di Napoli accaduta nell’anno MDCXLVII, a cura di P. Messina, Roma 1997, ad ind.; G. Galasso, Storia del Regno di Napoli, III, Torino 2006, ad ind.; Cerimoniale del viceregno spagnolo e austriaco di Napoli (1650-1717), a cura di A. Antonelli, Soveria Mannelli 2012, pp. 282-290, 302-305, 310-313, 358-361; R. Villari, Un sogno di libertà, Milano 2012, pp. 463, 484, 520, 543, 651.