USSANI, Vincenzo
– Nacque a Napoli il 27 aprile 1870 da Gabriele e da Giulia Ussani, entrambi discendenti da rami diversi della stessa famiglia, di origini nobiliari e che nella sua storia vantava numerosi giuristi e magistrati.
Dopo gli studi liceali si trasferì nella capitale dove – condiscepolo di Ettore Romagnoli – fu allievo di Ernesto Monaci ed Enea Piccolomini, conseguendo la laurea in lettere presso l’Università di Roma il 31 ottobre 1891. Anche a causa della prematura morte del padre nel 1895, si dedicò subito all’insegnamento, oltre che alla ricerca, delle lingue classiche. Quella di Ussani fu la vita di un professore itinerante nelle scuole medie e superiori, poi nelle università italiane del primo quarantennio del Novecento: insegnò nei licei classici Cavour di Torino (dove ebbe come allievo Nino Oxilia) e Amedeo di Savoia di Tivoli tra il 1896 e 1906. Specializzatosi in letteratura latina, dopo un breve periodo all’Università di Messina (1908) passò a quella di Palermo, restandovi dal 1909 al 1919 (collega di Giovanni Gentile; tra i suoi allievi Angelo Ficarra, studioso di s. Gerolamo e futuro vescovo di Patti). Negli anni successivi si trasferì dapprima a Padova (collega di Romagnoli), poi a Pisa, sempre per pochi anni; nel 1927 divenne professore ordinario all’Università di Roma, mantenendo l’incarico fino al 1940, quando per raggiunti limiti di età lasciò l’insegnamento. Come sintetizzò il discepolo Francesco Arnaldi, Ussani fu «un uomo che non ebbe una sua famiglia e che sulla famiglia dei fratelli, dei nipoti riversò il suo affetto caldo e pieno, il suo spirito di sacrificio, e, nei dolori che non furono né pochi né lievi, la sua ammirevole serenità di studioso, che non aveva letto invano gli scrittori classici e gli scrittori cristiani» (Ussani, 1942, p. VIII).
Nel 1892 Ussani pubblicò a Roma il suo primo saggio su Orazio, L’Ode di Archita, sorta di capitolo iniziale del più ampio Orazio lirico (Roma 1898), accompagnato presto da edizioni scolastiche delle stesse Odi (Torino 1900-1901, più volte ristampata) e delle Satire (Napoli 1916). Nei primi anni della sua attività licenziò anche piccole raccolte di versi italiani (Vigilia d’armi, Torino 1893; Amor mortuus, Roma 1895), per concentrarsi più tardi sulla versificazione in latino. Nel 1905 pubblicò a Torino il libretto Imagines vocum, mentre nel 1910 ottenne la magna laus nel concorso hoeufftiano di Amsterdam (con la Ecloga Zanclaea); l’anno successivo si classificò secondo, con l’inno In Romam, al concorso internazionale di poesia latina bandito dal Municipio di Roma per celebrare i primi cinquant’anni della capitale d’Italia (vincitore fu Giovanni Pascoli). Nei decenni a venire si dedicò più frequentemente alla composizione di messaggi e comunicazioni ufficiali, epigrafi e pergamene; ancora nel 1934, in occasione del natalizio di Roma, licenziò la traduzione di un elogio della civiltà romana scritto da Benito Mussolini (Romae laudes Latine redditae) per i Comitati d’azione per l’Università di Roma.
Durante l’annoso e polemico dibattito tra filologia ed estetica, scatenato dal libro di Romagnoli, Minerva e lo scimmione (1917), Ussani non cessò mai di difendere e praticare con coerenza l’impostazione critico-testuale più rigorosa, presentandosi come fautore di una conciliazione tra le due tendenze, sebbene in nessuno dei suoi scritti abbia teorizzato come superare la divergenza di metodo.
In parallelo allo studio degli autori di età augustea (Il pensiero di Virgilio, Firenze 1924), dedicò molte ricerche all’età imperiale, in particolare a Tacito (I libri XV-XVI degli Annali, Palermo 1905, 1914) e a Lucano: tra il 1899 e il 1903 tradusse per l’editore Loescher quattro libri del Bellum civile, corredati dal saggio Sul valore storico del poema lucaneo (Roma 1903) e altri lavori, fino alla fortunata ricerca Dante e Lucano (Firenze 1917). Nelle Guide bibliografiche della Fondazione Leonardo di Roma pubblicò nel 1921 Lingua e lettere latine (trad. francese Paris 1927), importante strumento orientativo e critico che censiva monografie specialistiche, collezioni di testi e riviste.
Lo studio costante della letteratura latina tardoantica e medievale associò Ussani alla direzione della rivista Nuovi studi medievali (poi divenuti Studi medievali) dal 1923. Dal 1924 fu condirettore dell’Archivum Latinitatis Medii Aevi (ALMA), un periodico scientifico internazionale che si proponeva di aggiornare il secentesco Glossarium mediae et infimae latinitatis di Charles du Fresne, sieur Du Cange e redigere un nuovo Dizionario latino medievale; grazie a Ussani e all’infaticabile lavoro dell’allievo Arnaldi, la redazione dell’opera fu affidata al R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti.
I frutti più significativi del lavoro filologico di Ussani in questo ambito furono le edizioni del De reditu di Rutilio Namaziano (Firenze 1919), del libro XIV delle Seniles di Francesco Petrarca (Padova 1922), le Note al Pervigilium Veneris (Bruges 1930) e soprattutto i cinque libri delle Storie del cosiddetto Egesippo (Vienna-Lipsia 1932), traduttore latino di Flavio Giuseppe nella seconda metà del IV secolo.
Sostanziata dai classici di età augustea, aperta alle rielaborazioni tardoantiche e attenta nei confronti del cristianesimo, la prospettiva critica da cui Ussani guardò allo studio della letteratura latina fu prima di tutto umanistica, sebbene si giovasse di tutti gli strumenti della filologia (linguistica, glottologia, lessicografia, paleografia e codicologia). Si sentì spesso in dovere di smentire «il pregiudizio svalutativo della cultura latina diffuso lungo tutto l’Ottocento negli ambienti accademici tedeschi» (Gianotti, 2016, p. 178), rivendicandone i valori estetici, spirituali e originali, senza però denigrare la filologia testuale. Nel 1918, in pieno conflitto contro la Germania, insieme al grecista Camillo Cessi e valendosi della collaborazione di Giorgio Pasquali e Gino Funaioli fondò la Rassegna di lingue e letterature classiche, una rivista che si proponeva di valorizzare ricerche di metodo filologico-scientifico (dunque di ascendenza tedesca).
L’indagine continuata sulla letteratura latina quale fenomeno storico e artistico perenne indusse Ussani a concepire il progetto di una sintesi organica, di cui riuscì a completare soltanto il primo volume, Storia della letteratura latina nelle età repubblicana e augustea (Milano 1929). Nel libro si avvertono due reazioni polemiche, contro lo storicismo («dalla storia della letteratura fu in sostanza bandita la critica letteraria, considerata come un fatuo impressionismo», p. VII della Prefazione) e contro le pretese di superiorità esegetica della filologia tedesca. Ussani rivendicava precisamente agli studiosi italiani la prerogativa di interpreti della poesia latina, alludendo appena alla situazione politica dell’epoca, ossia all’«idea stessa di Roma» che «ripalpita a ogni ora nei nostri magnanimi sogni e (perché no?) disegni di grandezza politica e culturale» (p. IX). Il suo amore per la letteratura latina fu comunque esente da nazionalismi di tipo provinciale, come quelli ostentati dal regime fascista; al contrario, egli tentò sempre di ristabilire un equilibrio, storico-letterario ma anche storico-politico, laddove la celebrazione della romanità fosse turbata «da idola, di origine diversa» (Arnaldi, 1953, p. 24).
Numerosi furono per Ussani i riconoscimenti e le benemerenze accademiche: nel 1927 divenne socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei; il 5 marzo 1933 ricevette dall’Accademia delle scienze di Torino l’VIII premio internazionale Vallauri (per la Storia della letteratura latina) insieme a Concetto Marchesi. Nell’aprile del 1939 fu nominato socio corrispondente della stessa Accademia torinese e, il 15 giugno dello stesso anno, accademico d’Italia, culmine di una serie di riconoscimenti istituzionali nazionali (Stella d’oro al merito della scuola, vicepresidente dell’Unione accademica nazionale, membro del Consiglio nazionale delle Accademie) e internazionali (vicepresidenza della Union académique internationale e della International Bibliography of historical sciences tra 1926 e 1936). Fu molto amico di Guglielmo Marconi, che aiutò nella stesura di numerosi discorsi accademici.
Nel 1942, per celebrarne i settant’anni, un gruppo di allievi e colleghi coordinato da Arnaldi raccolse più di cinquanta titoli del maestro e li ripubblicò nel volume Scritti di filologia e umanità (l’Elenco incompleto delle pubblicazioni, pp. XI-XXIV, costituisce tuttora il punto di partenza per ricostruire l’immenso lavoro dello studioso). Anche a riposo, Ussani continuò a studiare, coordinare e dirigere progetti di ricerca di ampio respiro. Il 31 gennaio 1952 terminò di dettare la Prefazione alla Guida allo studio della civiltà romana antica (I-II, Napoli), ideata e diretta insieme ad Arnaldi. Poche ore più tardi fu colpito da un malore.
Morì a Roma il 1° febbraio 1952.
Anche nella seconda edizione della Guida (1959-1961) Arnaldi conservò intatta la presentazione del maestro, impegnata «a favore e in difesa della romanità, a snebbiare gli animi ottenebrati da falsa e torbida faziosità» (p. 8); a tutte le spinte ‘antiromane’ che seguirono la disfatta italiana nella seconda guerra mondiale e caratterizzarono i primi anni dell’era repubblicana, Ussani continuò a opporre la forza della tradizione storico-culturale di Roma, «non la distruggitrice, ma la fondatrice e l’educatrice di una coscienza morale universale, in conformità con quelle tendenze che si profilano oggi così vive verso la pace e la fratellanza dei popoli» (ibid., p. 9).
Parte della biblioteca personale di Ussani, con edizioni antiche di classici greci e latini, fu ereditata dal nipote, Vincenzo Ussani jr (1922-2001, a sua volta filologo classico e professore di letteratura latina all’Università La Sapienza di Roma), e ora si trova presso la Biblioteca del distretto delle scienze umane dell’Università di Cagliari (G.C. Musa - L. Sarriu - S. Schirru, Catalogo delle Cinquecentine del Fondo Antico, Cagliari 2015, pp. 82-85).
Fonti e Bibl.: Dieci autografi, tra lettere e cartoncini, inviati da Ussani a Giulio Bertoni negli anni 1916-38 sono conservati a Modena, Biblioteca Estense, presso il Fondo Bertoni (f. Ussani). Una lettera spedita da Roma il 5 ottobre 1905 a Giovanni Pascoli si conserva a Castelvecchio presso l’Archivio Giovanni e Maria Pascoli.
Necrologi: F. Arnaldi - J.H. Baxter, in Archivum Latinitatis Medii Aevi, XXII (1951-1952), 2, pp. 185-189; E. Paratore, in Studi medievali, XVIII (1952), pp. V-VIII; G. Perrotta, in L’Osservatore romano, 10 febbraio 1952; E. Paratore, in Annuario dell’Università di Roma per gli anni 1951-52 e 1952-53, Roma 1954, pp. 381-383. Arnaldi ripubblicò il proprio testo, con alcune aggiunte, nel Ricordo di V. U., in Studi romani, I (1953), 1, pp. 23-25. Sulle posizioni scientifiche di Ussani, il suo contributo e il contesto culturale in cui operò: V. Ussani, Scritti di filologia e umanità, Napoli 1942; E. Paratore, Antico e nuovo, Caltanissetta-Roma 1965, pp. 165-167, 182-184; S. Timpanaro, Il primo cinquantennio della RFIC, in Rivista di filologia e istruzione classica, C (1972), p. 439; M. Cagnetta, Antichisti e impero fascista, Bari 1979, p. 75; F. Giordano, Il problema della originalità della letteratura latina nella cultura classica italiana fra Ottocento e Novecento, in Momenti della storia degli studi classici fra Ottocento e Novecento. Atti del Seminario... 1986, premessa di M. Gigante, Napoli 1987, pp. 79-82; G.F. Gianotti, Per una storia delle storie della letteratura latina. Parte V, in Aufidus, XXII (1994), pp. 80, 82-85; G. Pasquali, Studi recenti su Virgilio nel Medioevo, in Id., Pagine stravaganti di un filologo, II, a cura di C.F. Russo, Firenze 1994, pp. 147 s.; G.F. Gianotti, Maestri, colleghi, amici. Tra mondo classico e cultura moderna, Roma 2016, pp. 180 s., 260 s. L’edizione critica dello Pseudo-Egesippo del 1932 è ancora oggi ritenuta eccellente: T. Leoni, The text of the Josephan Corpus, in A companion to Josephus, a cura di H. Howell Chapman - Z. Rodgers, Malden-Oxford 2016, p. 309.