GROTTANELLI, Vinigi Lorenzo
Nacque ad Avigliana, presso Torino, il 13 ag. 1912 da Franco Winigisio e Germana Abelli.
Il padre, di famiglia aristocratica toscana, laureatosi in chimica si trasferì in Piemonte dove iniziò la sua carriera nella fabbrica Dinamitificio Nobel, di cui divenne direttore. Il G., figlio unico, trascorse la sua giovinezza a Torino, dove frequentò il liceo M. d'Azeglio, avendo come insegnante A. Monti, e come compagni di studi, tra gli altri, C. Pavese e F. Balbo. Ventenne, cominciò a "incuriosirsi a genti e ambienti esotici" come lui stesso raccontava ripercorrendo la nascita del suo interesse per l'etnologia e l'africanistica.
Nel 1933 si laureò in scienze economiche all'Università di Torino, con una tesi di geografia economica e antropica sulla regione del basso Scebeli, in Somalia, nella quale soggiornò alcuni mesi al fine di raccogliere il materiale. Due anni dopo conseguì una seconda laurea in giurisprudenza, sempre a Torino. Chiamato a Roma, il G. iniziò la carriera universitaria nel 1936 come assistente volontario alla cattedra di politica economica e finanziaria ma occupandosi di "economia dei popoli primitivi".
Con il trasferimento, il G. era entrato in contatto con un nuovo orizzonte di studi di carattere filologico-storico che influenzò profondamente l'impostazione di tutta la sua opera successiva. Seguì, tra l'altro, con interesse i corsi di C. Conti Rossini, M. Moreno ed E. Cerulli; Conti Rossini e Cerulli, in particolare, africanisti e linguisti influenzati dalla prospettiva storico-giuridica, erano stati fra i primi studiosi italiani a occuparsi di popoli extraeuropei e ad aver avviato una tradizione più propriamente etnologica. Pur riconoscendo il debito di formazione verso questi maestri - "Le indagini del Grottanelli sono legate strettamente all'insegnamento di Conti Rossini e Cerulli, e quindi alla tradizione giuridica, filologica e storica che ne costituiva il retroterra" (Rossetti) - il G. rimpiangeva la mancanza di una scuola e di una vera tradizione etnologica nell'Italia degli anni Trenta.
Nei suoi scritti, egli si definì sempre come uno studioso di indirizzo umanista, considerando i processi culturali, di cui l'etnologia si occupava, come fenomeni storici, e stimando necessario introdurre la dimensione temporale nell'analisi etnologica. In questo senso polemizzò con la scuola struttural-funzionalista dell'antropologia sociale britannica dell'epoca, che operava una separazione epistemologica tra studi storici e studi antropologici. Tuttavia, pur mantenendosi all'interno della prospettiva storico-culturale, il G. dimostrò sempre un atteggiamento critico che gli permise aperture teoriche verso temi legati alle dinamiche culturali, stimolato anche dal continuo lavoro sul campo e dal permanente dialogo e confronto con i dati etnografici.
I suoi primi saggi sulla Somalia e l'Etiopia, risalenti al periodo tra il 1936 e il 1939, presentano un'impostazione economica e geografica che è destinata a scomparire nei successivi lavori. Il G., infatti, abbracciò presto la prospettiva etnologica dando un'impronta etnografica ai suoi lavori che si caratterizzano tutti per "l'attenzione minuta al rilievo etnografico sia dei rapporti sociali sia delle tecniche materiali. Raramente si addentra nelle problematiche teoriche e di metodo" (Bernardi).
Dal gennaio al maggio del 1937 il G. partecipò alla missione di studio al lago Tana, in Etiopia, organizzata dal Centro studi per l'Africa orientale italiana della Reale Accademia d'Italia, nel cui ambito ricevette l'incarico di seguire le ricerche antropogeografiche.
La missione, composta da dieci ricercatori di diverse discipline, rientrava nell'ambito di quelle attività intese a "promuovere ricerche di pura scienza, ma direttamente e unicamente al servizio del Governo e dello Stato" (Dainelli). I risultati di questa inchiesta sono raccolti in Missione di studio al lago Tana (6 voll., Roma 1938).
Nel 1939 diresse personalmente un'altra spedizione etnografica di tre mesi nell'Etiopia occidentale, nella regione dello Uollega, sempre per conto del Centro studi per l'Africa orientale italiana. Dal lavoro svolto nell'ambito di questa missione il G. trasse il materiale per diversi articoli e infine per la monografia I Mao (Roma 1940, con un'introduzione di C. Conti Rossini). Tale lavoro è considerato unanimemente come la prima monografia nella storia dell'etnologia italiana. Nel 1942 il G. divenne libero docente di etnologia nell'Università di Roma.
Dopo aver preso parte alla seconda guerra mondiale come ufficiale di complemento, nell'immediato dopoguerra, il G. iniziò a lavorare al Museo preistorico ed etnografico L. Pigorini di Roma, inizialmente come ispettore, in seguito, e fino al 1967, come sovrintendente, attività che gli consentì lo studio comparativo e l'approfondimento delle problematiche etnologiche; del lavoro svolto come curatore rimangono diversi documenti, tra cui l'introduzione al catalogo La figura umana nell'arte dei primitivi (Roma 1956).
Tra i saggi pubblicati in questo periodo ricordiamo I Pre-Niloti: un'arcaica provincia culturale in Africa (in Annali lateranensi, XII [1948]) che "segnò un'innovazione originale, colmando un vuoto nella classificazione sistematica delle aree culturali africane che H. Baumann nella sua grande opera di sistemazione non aveva saputo definire" (Bernardi).
Contemporaneamente proseguiva la carriera accademica del G.: docente di religioni e istituzioni indigene dell'Africa, presso l'Istituto universitario orientale di Napoli per l'anno accademico 1946-47, l'anno successivo divenne professore incaricato di etnologia e di storia comparata delle religioni nell'Università Urbaniana del Vaticano, incarico che tenne - con il titolo di professore invitato, poi straordinario e infine emerito - fino al 1984.
Nel 1955 usciva la monografia sui Bagiuni della Somalia: Pescatori dell'Oceano Indiano (Roma 1955), basata sull'ultimo lavoro sul terreno svolto dal G. in Africa orientale. Nel 1954, infatti, veniva avviata la Missione etnologica italiana in Ghana (MEIG), di cui il G. fu direttore fino al 1975, e dal 1954 in poi egli si dedicò allo studio degli Nzema, popolazione akan del Ghana, basandosi sulle inchieste condotte nell'ambito della MEIG.
Per più di un ventennio il G. si recò ripetutamente sul campo, trascorrendovi in totale 21 mesi, e portando con sé collaboratori e giovani allievi con l'intento di formarli alla ricerca sul terreno e di promuovere un lavoro collettivo finalizzato allo studio di una popolazione ancora pressoché sconosciuta. Nata da un suggerimento dell'antropologo britannico Meyer Fortes, la MEIG fu certamente il progetto più ambizioso del G., cui egli si dedicò con grande impegno scientifico.
Il risultato di quest'indagine è, secondo le parole dello stesso autore, "un'analisi prolungata e articolata della cultura nzema, vista nell'inevitabile dialettica tra tradizione e acculturazione/innovazione" (Una società guineana. Gli Nzema, p. 8). Dal punto di vista metodologico, la ricerca si basava su osservazioni dirette e su colloqui con informatori nativi, con l'aiuto, quando necessario, di "guide-accompagnatori" bilingui.
Nel 1961 fu invitato a Londra a tenere la Lugard memorial lecture, che dedicò al tema "Significato della scultura africana". Nel 1965 uscì Ethnologica (Milano) in tre volumi, scritto in collaborazione con altri studiosi, e concepito per un pubblico non specializzato.
In questo lavoro il G. intese proporre al lettore italiano una sintesi sistematica delle civiltà umane "diverse" da quelle europee, che risente di un'impostazione a tratti etnocentrica e legata a sistemi di classificazione razziale oggi estranei alla disciplina etnologica.
Dal 1946 al 1968 fece parte del consiglio esecutivo dell'International African Institute di Londra. Dal 1955 al 1961 fu redattore delle sezioni di etnologia, antropologia e preistoria del Dizionario enciclopedico italiano pubblicato dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana. Fu vicepresidente dell'International Union of the Anthropological and Ethnological Society dal 1964 al 1972 e di nuovo dal 1976 al 1983. Nel 1964 fu visiting professor presso la University of Pittsburgh; fu anche honorary fellow del Royal Anthropological Institute di Londra.
Nel 1969 vinse il concorso per la cattedra di etnologia, la prima dell'Università di Roma; volle, quindi, abolire la denominazione di Istituto delle civiltà primitive, mutandola in Istituto di etnologia, di cui fu direttore sino al 1982. Nella sua attività d'insegnamento universitario il G. s'impegnò nel promuovere un'etnologia ancorata alla ricerca sul campo.
Il G. considerava l'accurata ricostruzione etnografica elemento centrale e imprescindibile per lo studio e la comprensione di una cultura. Nella sua impostazione la "ricerca etnologica era essenzialmente ricostruzione di una totalità omogenea di dati dalla consistenza oggettiva. Gli uomini, su cui la ricerca si esercitava, avevano qualcosa di oggettuale, come le loro pratiche, un poco esotiche ma chiaramente descrivibili, e i loro discorsi, decifrati attraverso le capacità traduttorie dell'etnologo" (Pavanello).
Nel 1976 fu pubblicato Gerarchie etniche e conflitto culturale (Milano), in cui sono raccolti molti dei suoi saggi più significativi sul Nordest africano. Dopo la conclusione della MEIG, venne pubblicato il già citato Una società guineana. Gli Nzema, in due volumi (Torino 1977-78), il primo composto da una raccolta di saggi del G. e dei suoi collaboratori G.R. Cardona, E. Cerulli, V. Lanternari, I. Signorini, A. Wade-Brow; il secondo, interamente del G., è un'analisi "dell'arte di salvaguardare la vita umana" basata su un ricco e vasto materiale etnografico. Ancora nel 1977 fondò la rivista L'Uomo, società tradizione sviluppo, di cui fu direttore fino al 1985.
Con questo progetto il G. intese impegnarsi in forma rinnovata allo studio delle dinamiche culturali nel contesto segnato da cambiamenti storici ed economico-sociali conseguenti al processo di decolonizzazione.
Una volta conclusa l'attività d'insegnamento universitario, il G. riprese i primi studi legati al suo interesse per l'arte "primitiva" e gli oggetti etnologici, di cui rimane testimonianza il suo contributo su Le civiltà antiche e primitive, nella Storia universale dell'arte (Torino 1987).
Il G. morì a Roma il 30 maggio 1993.
Fonti e Bibl.: Necr. di B. Bernardi, in Africa, XLVIII (1993), 3, pp. 424 s.; G. Dainelli, La missione di studio al lago Tana, in Missione di studio al lago Tana, Relazioni preliminari, I, Roma 1938, p. 5; C. Rossetti, L'etnologia storico-giuridica italiana nella prima metà del Novecento, in L'antropologia italiana. Un secolo di storia, pref. di A.C. Cirese, Bari 1985, p. 182; M. Pavanello, in Prospettive di studi akan. Saggi in memoria di V.L. Grottanelli, a cura di M. Pavanello (Quaderni dell'Uomo, società tradizione sviluppo, n. 1), Roma 1998.