LAZZARI, Virgilio
Nacque il 20 apr. 1887 ad Assisi da Carlo e Maria Proietti. Ultimo di quattro fratelli, pur dovendo contribuire assai presto al bilancio familiare lavorando come aiutante di cucina presso l'albergo Subasio, fu incoraggiato agli studi musicali da P.A. Borroni, maestro del coro della basilica di S. Francesco, dove egli cantava fin da bambino. La sua formazione come cantante avvenne prima ad Assisi, sotto la guida di F. Ciotti e S. Pierluca, poi a Roma, dove fu seguito dal grande baritono A. Cotogni ed ebbe anche l'occasione di incontrare la sua futura moglie, anch'essa umbra, Cunegonda Panterelli, che sposò nel 1910.
Non si hanno notizie certe circa i suoi esordi sulle scene: repertori e biografie collocano il suo debutto nel 1908, nel Boccaccio di F. von Suppé, scritturato dalla compagnia di operette Vitale, nella quale si esibì per alcuni anni. Nelle numerose interviste rilasciate quando già era un famoso cantante lirico, il L. sorvola su questi primi anni di tirocinio in un genere evidentemente considerato "minore". Nell'intervista rilasciata a Lima a J. de la Paz (El comercio, 15 ag. 1918) il L. afferma: "Fui uno degli scelti dal mio maestro Cotogni che presenziò […] al mio debutto al teatro Nazionale di Roma, sette anni fa […] nella Gioconda": questa produzione, tuttavia, non risulta dalle cronologie di tale teatro.
In effetti la sua carriera operistica è realmente documentata dal 1914, quando, scritturato dall'impresa W. Mochi, debuttò al teatro Colón di Buenos Aires, interpretando Alvise ne LaGioconda di A. Ponchielli. La sua presenza è riportata anche nelle cronologie di altri teatri della capitale argentina quali il Coliseum e il Politeama. Nella stagione 1914-15 il L. partecipò inoltre a più di cinquanta feste liriche a beneficio della Croce rossa, consolidando così il nucleo di quello che doveva diventare il suo repertorio di oltre cento opere; fu inoltre apprezzato dalla critica, che ne lodava l'ampiezza del registro vocale e la bellezza del timbro, anche se ne rimarcava ancora una certa immaturità.
Nel 1916 cantò per la prima volta negli Stati Uniti, a Saint Louis, in un'Aida data all'aperto per un pubblico di 18.000 persone, e che egli amava ricordare per una pioggia torrenziale che non aveva impedito però la prosecuzione dell'opera. In quello stesso anno fu anche in Cile e all'Avana, quindi, l'anno seguente, all'Opera di Boston. Tuttavia non si fermò in Nordamerica che per poco, anche se le sue biografie riportano in quell'anno il suo trasferimento definitivo negli Stati Uniti: infatti, si era recato prima in Messico, dove, al teatro Arbeu di Città del Messico, interpretò tra l'altro per la prima volta il ruolo di Archibaldo ne L'amore dei tre re di I. Montemezzi (che doveva diventare il suo "cavallo di battaglia"), e successivamente in Centramerica, in Venezuela e, nel 1918, in Perù. Partì poi per Chicago, accettando un contratto con la Chicago Opera Company che si protrasse fino al 1932.
Questo lungo impegno non gli impedì comunque di tornare a farsi applaudire nei teatri sudamericani: si ha notizia della sua presenza nel 1919 al teatro Iris di Città del Messico, e nel 1920 nuovamente al teatro Colón di Buenos Aires, dove interpretò con successo il gran sacerdote in un'Aida diretta da T. Serafin; la critica in quell'occasione notò i considerevoli progressi compiuti dal L. rispetto ai suoi esordi in Argentina. Verso la fine di quell'anno, il L. si fece assai apprezzare a Chicago, tra l'altro, per l'irresistibile comicità del suo Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia di G. Rossini, per la forte drammaticità del suo Archibaldo e per una mirabile interpretazione del ruolo di Oroveso nella Norma di V. Bellini, che gli valse l'elogio del non certo benevolo critico del New York Times. Un altro grande successo di quegli anni fu quello riportato nel ruolo di Mefistofele nel Faust di Ch. Gounod, rappresentato all'Auditorium nel 1926, poi al teatro Consistory di Buffalo, NY, nel 1929.Tra il 1923 e il 1931 il L. partecipò anche al festival estivo di Ravinia Park presso Chicago e si ha notizia della sua presenza nel 1926 a San Francisco, dove tornò nel 1947.
La sua magistrale interpretazione di Archibaldo lo rese insostituibile per il successo dell'opera e perciò Montemezzi lo richiese all'Opéra di Parigi nel 1926; il 5 marzo 1932 fece in quello stesso ruolo anche il suo debutto alla Scala di Milano. In quell'anno, allo scadere del contratto con la Chicago Opera Company, fu scritturato stabilmente al Metropolitan di New York, dove apparve per la prima volta in scena il 28 dic. 1933 come Don Pedro ne L'africana di G. Meyerbeer. La sua collaborazione con la prestigiosa istituzione musicale si protrasse fino al 1940 e poi dal 1943 al 1950, per complessive 14 stagioni, 19 opere, 21 ruoli, per l'ammontare di 226 recite compresi i concerti. Il periodo trascorso a New York può essere considerato il momento di maggior successo del L. per gli eccezionali riconoscimenti che gli furono allora tributati e che lo incoraggiarono a superare avversità quali il crollo finanziario del 1929, che ne aveva volatilizzato tutti i risparmi, e una forma reumatoide che sembrava comprometterne la carriera.
Tra le sue migliori interpretazioni si ricorda quella di Leporello nel Don Giovanni di W.A. Mozart, di cui la critica lodava la perfezione sia vocale sia interpretativa, e che lo portò a esibirsi anche in Europa: partecipò al festival di Salisburgo, nelle edizioni dal 1934 al 1939, esibendosi come Leporello sempre al fianco di E. Pinza (Don Giovanni), nel piccolo ruolo di Pistol nel Falstaff di G. Verdi, sotto la direzione di A. Toscanini, e quale Bartolo ne Le nozze di Figaro. Sempre nei panni di Leporello si esibì al Covent Garden di Londra nel 1939, e con esso, nel 1950, decise di congedarsi dal Metropolitan. Nel 1952, dopo aver ancora preso parte ad alcune rappresentazioni all'Opera di Filadelfia, chiudeva la sua carriera americana con una serata di addio a Cincinnati.
Il 1° settembre si imbarcava sul "Constitution" per tornare in Italia. Nell'aprile dell'anno successivo fu invitato dal teatro Carlo Felice di Genova per tre recite de L'amore dei tre re, ma si notò che la voce non era più la stessa, primo segnale di un male che lo portò alla morte la sera del 3 ott. 1952, nella sua villa di Castel Gandolfo presso Roma.
Intorno al 1917 il L. aveva preso la cittadinanza statunitense; rimase comunque assai legato all'Italia, dove tornò più volte (nel 1921, 1923, 1927 e 1946), prodigandosi soprattutto per i bambini bisognosi con concerti di beneficenza a favore di istituzioni assisane, nonché con cospicue elargizioni per l'ospedale della sua città natale. Il suo biografo R. Sabatini lo ricorda come "artista intelligente, versatile e generoso" e afferma che tutte le sue "innumerevoli interpretazioni erano attentamente studiate e penetrate, il trucco e le movenze sceniche erano il frutto di un approfondito studio storico-filologico e letterario di ogni singolo personaggio" (p. 402). Sul piano della vocalità, nonostante sia spesso considerato un basso buffo per la brillantezza dei suoi personaggi comici come Bartolo o Leporello, il L. aveva tuttavia un'autentica voce di basso cantante, assai timbrata e imponente.
Fonti e Bibl.: A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi, Appendice, Roma 1928, p. 163; S. Wolff, L'Opéra au palais Garnier(1875-1962), Paris 1962, p. 84; R. Sabatini, Medaglioni musicali umbri, Perugia 1968, pp. 400-402; R. Caamaño, La historia del teatro Colón, 1908-1968, II, Buenos Aires 1969, pp. 83 s.; A. Bloomfield, The San Francisco Opera, Sausalito 1978, pp. 379, 410 s.; Duecento anni di teatro alla Scala, Cronologia, a cura di G. Tintori, Bergamo 1979, p. 77; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, II, Genova 1980, p. 311; E. Stinchelli, Le stelle della lirica, Roma 1986, p. 195; G. Lazzari, Un grande artista assisano: V. L., in Atti dell'Accademia properziana delSubasio, s. 6, 1988, n. 16, pp. 157-159; J.O. Sosa - M. Escobedo, Dos siglos de ópera en México, Ciudad de México 1988, pp. 208-210; Annals of the Metropolitan Opera. The complete chronicle of performances and artists (tables 1883-1985), Boston 1989, p. 149; E.A. Thierstein, Cincinnati opera, from the zoo to music hall, Hillsdale 1995, pp. 157-159; C.A. Dillon - J.A. Sala, El teatro musical en Buenos Aires, Buenos Aires 1999, p. 160; The New Grove Dict. of opera, II, p. 1114; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 331; K.J. Kutsch - L. Riemens, Grosses Sängerlexikon, pp. 2014 s.