CORBY, Virginia
Nacque a Bordeaux verso l'anno 1795: questa data sembra più verosimile di quella, proposta dallo Schmidl e da altri, che fissa la sua nascita agli inizi del secolo successivo. La C. infatti con il cognome del marito Amoldo Leon figura nell'elenco compilato da I. Guest dei "principal dancers and choreographers at the King's (later Her Majesty's) Theatre" già per gli anni 1814-1817 (The Romantic Ballet in England, p. 162).
Le maggiori notizie biografiche sull'artista le fornisce F. Regli che tra l'altro ci informa che la C., dopo aver frequentato la scuola di ballo di Bordeaux, diretta da E. Blache, debuttò al Grand-Théâtre di quella città avendo per partner il suo compagno di corso Carlo de Blasis. Per la giovane coppia il Blache compose vari "divertissements" e la volle anche protagonista di alcune sue coreografie tra le quali si ricordano: Almaviva e Rosina, Aroun-Al Rechid ossia Il califfio generoso, La danzomania e Scilla e Glauco. Sposatasi in Francia con A. Leon, la C. venne scritturata insieme al marito dall'Empire Ballet di Londra, città nella quale essi si trattennero per alcuni anni prima di tornare in Francia, dove al teatro di Porte St. Martin di Parigi la C. partecipò a numerosi balletti per la coreografia di J. Duberval, G. Aumer, L. Henry e dello stesso Blache. Sull'onda dell'eniigrazionè quasi di massa di ballerini francesi verso i palcoscenici italiani, avvenuta tra il 1818 ed il 1823, anche i coniugi Leon si trasferirono alla Scala di Milano, seguendo l'esempio dell'altra ben più celebre coppia formata da Jean Corally e da sua moglie Teresa, anch'essa originaria di Bordeaux. Il sodalizio artistico dei Leon si ruppe dopo un certo numero di produzioni e la C. tornò a danzare con C. de Blasis. Tuttavia anche questa scelta si rilevò non del tutto felice.
Le caratteristiche fisiche della C., che possedeva un "corpo statuario" secondo lo Schinidi e "membra ben tornite" come assicurano il Regli ed il Monaldi, mal si accompagnavano a quelle del Blasis e del marito: il Blasis è di "statura giusta, figura mediocre. Danza con molta arte, ma è troppo pingue e corpulento" così viene descritto nel Registro dei soggetti operanti nel 1823 al teatro Regio di Torino (A. Basso, IlTeatro della città, p. 179), "tra i due coniugi Leon passa un divario notabile... il marito è troppo grave in tutti i generi, perché si possa dire che questa coppia e bene assortita" (LoSpettatore lombardo, IV, 1820, p. 62). Del Leon, le cui apparizioni come ballerino furono molto limitate, si può aggiungere che non godette nemmeno come coreografo di molto prestigio e questo ci viene testimoniato dallo scarso successo dei suoi lavori ed anche dal Guest che lo pone tra quei "mediocre choreographers, who were engaged to succeede Armand Vestris as ballet master" dell'Empire Ballet (p. 31).
Il partner ideale per la C. si rivelò invece il ballerino francese Carlo Lachouque, che seppe contribuire in maniera determinante alla sua affermazione come "étoile". Per completare la descrizione che il Regli ci fa della ballerina: "bello era il suo viso, sfavillante, poetico il guardo... si distinse pure in società per un'educazione squisita, per raro spirito, per un modo di scrivere assai gentile e tutto suo" (ibid., pp. 139 s.). Alcune delle doti attribuitele dal Regli trovano conferma in una nota scritta in calce a l'Ode a Telefo del poeta conte G. Paradis, nella quale un'intera strofa è dedicata alla Corby.
Alla Scala, come prima ballerina, la C. parteciph ai balletti: Inoe Atamante di P. Angiolini (settembre 1820), Narciso e le Grazie di D. Rossi (settembre 1820), TimurKan di P. Angiolini (ottobre 1820), La presa di Babilonia di G. Cierico (aprile 1821), L'avaro castigato di G. Cierico (maggio 1821), La morte di Ettore di G. Clerico (giugno 1821), Il matrimonio per sorpresa di G. Clerico (giugno 1821), Giovanna d'Arco di S. Viganò (agosto 1821), Didone di S. e G. Viganò (settembre 1821), Gli zingari di Tobosk di Bertini (ottobre 1821) e La famiglia araba di G. Clerico (novembre 1821). In questa serie di balli dati dalla C. alla Scala tra il 1820 e il 1821, e che la videro sempre prima ballerina assoluta, deve essere inserita una sua fugace apparizione a Venezia dove, nel carnevale 1821, partecipò ad Alessandro in Babilonia di D. Rossi nel quale invece la principale protagonista fu Amalia Brugnoli.
La C. venne scritturata per la stagione 1822 con uno stipendio di 4.000 lire dal teatro Regio di Torino dove si produsse in una serie di spettacoli tra i quali si ricordano i balletti Ayder-Aly-Kan di P. Angiolini e Un cova cenere ed una gatta dello stesso coreografo.
Nell'autunno dello stesso anno la C. fu a Reggio Emilia dove danzò in Virginia di G. Calzerani e successivamente a Verona in occasione della prima rappresentazione data al teatro Filarmonico di quattro Cantate di G. Rossi musicate da G. Rossini durante le quali venne inserito un passo a due composto per lei ed il Lachouque. Nel 1823 i coniugi Leon divennero maestri di perfezionamento dell'Accademia di ballo di Milano, ma non ci è dato sapere per quanto tempo, forse solo per pochi mesi, essi mantennero tale incarico. La C. comunque nel mese di marzo di quell'anno riprese a ballare alla Scala dove fu protagonista di Apelle e Campese di G. Gioia a cui fecero seguito Gabriella di Vergy di G. Gioia (settembre 1823), La vedova spiritosa di G. Clerico (ottobre 1823) e Zoe di G. Gioia (novembre 1823).
Per la stagione di carnevale 1824 la C. fu di nuovo scritturata al Regio di Torino per due balli di G. Calzerani: Ero e Leandro e L'astuzia fortunata;ma per la morte di Vittorio Emanuele I, avvenuta il 10 genn. 1824, le rappresentazioni furono sospese per il lutto cittadino che sarebbe durato 6 mesi. Viene ancora conservata una supplica rivolta dalla C., dal Blasis e da pochi altri "virtuosi" a Carlo Felice, la quale appare indicativa sulle modalità in uso a quei tempi nella stipula dei contratti da parte degli impresari che, in quella circostanza, "privando gli esponenti non solo dei due quartali che loro sarebbero ancora dovuti, ma di più obbligandoli a restituire una parte importante dei due già stati sborsati, riesce per essi una condizione così gravosa che il doverla sopportare li trarrebbe in uno stato di desolazione" (A. Basso, p. 174). Nell'autunno del 1824 la C. figura al teatro della Concordia di Cremona nei balletti Mirra di S. Viganò e Gabriella di Vergy ossia Fayel di G. Gioia mentre per la stagione di carnevale .1825 essa torna a Reggio per danzare in Cleopatra al fiume Cidno di A. Unti.
Successivamente la C. si porta a Brescia per alcune repliche di Mirra. a Modena e a Vicenza per altri balli di cui non sono noti i titoli. La carriera della C. si conclude al Regio di Torino dove figura protagonista dei balletti di A. Cortesi Ines de Castro e Aladino che furono dati nel carnevale 1827. Paragonando questa carriera con quella di altre ballerine di quel periodo, essa appare molto breve e soprattutto poco fortunata in quanto, malgrado avesse tenuto alla Scala il suo ruolo di "étoile" con grande dignità e bravura, la C. fu presto relegata in teatri secondari o di provincia. La sua danza appariva al Regli "elegante, briosa, perfetta in ogni parte, varia, animata, attraente" e questa opinione era condivisa da quasi tutti i recensori dei suoi spettacoli se si esclude il critico de LoSpettatore lombardo che, pur riconoscendole una grande agilità di passi ed uno stile che gli faceva ricordare quello della Taglioni (probabilmente si riferiva ad una delle zie di Maria), esprimeva alcune riserve: "... il genere di danza che sembra convenirle esclusivamente, è quello del mezzocarattere. La danza nobile non ammette tutta quella volubilità di giri di gambe di cui la Leon si mostra tenerissima". Smesso il ballo attivo, la C. si ritirò a Milano dove sembra si sia dedicata all'insegnamento privato in quanto non risulta che abbia avuto alcun incarico presso la scuola di ballo della Scala. I coniugi Leon "passarono così alcuni anni nella capitale della Lombardia; indi cangiato divisamento, si recarono a Firenze, ove la Lion fu scelta a maestra di ballo de la Corte di Toscana, seggio che fu da essa occupato con decoro e con gloria..." (F. Regli, p. 140).
Morì a Firenze nel 1845.
Fonti e Bibl.: Lo Spettatore lombardo, IVclasse II, settembre 1820, pp. 62, 68; Giornaletto ragionato teatrale XXVI, (1821), p. 210; Corriere delle dame, 20 sett. 1823, p. 298; 11 sett. 1824, p. 298; Varietà teatrali, 1824, p. 126; Annali del Teatro della città di Reggio, Bologna 1826, pp. 17, 78; P. Breggi, Serie degli spettacoli rappresentati al tiatro Regio di Torino, Torino 1872, pp. 51 ss.; P. Cambiasi, Rappresentaz. date nei Reali teatri di Milano 1778-1872, Milano 1872 pp. 84 ss.; Id., La Scala 1778-1889, Milano 1889, p. 322; G. Monaldi, Le regine della danza nel sec. XIX, Milano 1910, pp. 101 s.; I. Guest, The Romantic Ballet in England, London 1954, pp. 31, 155, 162; Storia del Teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal 1788al 1936, Torino 1976, pp. 167, 174 s.; F. Regli, Diz. biogr., Torino 1860, pp. 138 ss.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Supplemento, p. 214.