WOOLF, Virginia
Scrittrice inglese nata a Londra nel 1882, figlia del critico sir Leslie Stephen; sposatasi nel 1912 con Leonard Woolf col quale dirige una casa editoriale londinese (The Hogarth Press).
I suoi due primi romanzi, The Voyage Out (1915) e Night and Day (1919) rivelano doni di esperta e complessa narratrice, ma sono ancora troppo ancorati alla tecnica ordinaria del romanzo per poter riuscire conformi alle intenzioni della W. quali si sono venute manifestando nelle opere successive: di far sì che anime ed eventi cospirino a un disegno musicale che li sottende e li trascende. Un radicale mutamento di tecnica appare in Jacob's Room (1922), Mrs. Dalloway (1925), To the Lighthouse (1927), i due ultimi certo i capolavori della scrittrice: al mutamento dovette contribuire non poco l'influsso di James Joyce, ma nella W. l'intellettualismo dell'analisi si tempera in soliloquio lirico, con una ben articolata struttura musicale che gli conferisce una qualità classica la quale lo distingue dai caotici balbettamenti di certe trascrizioni joyciane del subcosciente. I titoli stessi dei romanzi bandiscono il programma della W., che è quello di mostrare con una complessa orchestrazione assai analoga alla musicale l'enorme potenza di significazione simbolica di persone e cose in apparenza cotidiane: Mrs. Dalloway, una signora qualunque, la stanza di Jacob, la triste camera di ogni studente, la gita al faro, episodio che si direbbe insignificante, e che invece si scopre essere tutt'una cosa col ritmo centrale della vita d'una famiglia. Joyciana è certo l'impostazione di Mrs. Dalloway, il cui argomento è la giornata d'una signora anziana, o meglio, ciò che passa nella mente di lei in questo scorcio di tempo. Squisita indagatrice di anime femminili, la W. si è andata orientando verso il lirismo di The Waves (1931), dove la scrittrice compone in una specie di poema sinfonico le vite di sei personaggi. Il senso paradossale della continuità e discontinuità insieme della coscienza nel tempo, senso che nella W. assume acuità ossessiva, ha trovato potenti espressioni in Orlando (1929), dove l'anima del personaggio principale si rincarna in varie forme dal secolo di Elisabetta al nostro, e in The Years (1937), storia d'una famiglia in tre rami per tre generazioni. Meno impegnativi altri libri della W., la curiosa biografia del cane di Elizabeth Barrett Browning, Flush (1933), e i saggi A Room of One's Own (1929), The Common Reader (2 serie, rispettiv. 1925 e 1932; questi ultimi di critica letteraria).
Versioni italiane: Gita al faro, a cura di G. Celenza, Milano 1934; Orlando, a cura di A. Scalero, ivi; Flush, Vita di un cane, ivi.
Bibl.: W. Holtby, V. W., Londra 1932; R. Gruber, V. W., a study, Kölner anglist. Arbeit., 1935; E. M. Forster, The Novels of V. W., in The New Criterion, aprile 1926; J.-J. Mayoux, Sur un livre de V. W. (To the Lighthouse), in Revue anglo-amér., V (1928); id., Le roman de l'espace et du temps, V. W., ibid., VII (1930); id., À propos d'Orlando de V. W., in Europe, gennaio 1930; F. Delattre, La durée bergsonienne dans le roman de V. W., in Revue anglo-amér., IX (1931); U. Morra, Il nuovo romanzo inglese: V. W., in La Cultura, 1931; saggi di E. Cecchi, in Scrittori inglesi e americani, Lanciano 1935, di C. Linati, in Scrittori anglo-americani d'oggi, Milano 1932; M. Praz, Le onde, in La Stampa, 5 novembre 1931.