VIRGINIA
. Eroina di una famosa leggenda romana collegata con l'abolizione del decemvirato legislativo del sec. V a. C. e con la restaurazione della libertà plebea.
Al primo collegio di decemviri ne era succeduto un secondo, composto di uomini malvagi, che pensavano di tenere per sempre il potere. Il peggiore di essi era Appio Claudio, che aveva fatto parte anche del primo collegio. Egli s'era invaghito di una fanciulla plebea, Virginia, e dopo avere invano tentato le vie della corruzione, ingiunse a un suo cliente di trarla in giudizio, sostenendo che essa era nata in casa sua da una sua schiava e subdolamente era stata attribuita come figlia ad altri. Claudio stesso, che sedeva come giudice, attribuì la fanciulla al suo cliente. Il padre Virginio e il fidanzato Icilio, già tribuno della plebe famoso, non erano riusciti a sventare la perfida trama di Claudio. Allora Virginio, tratta in disparte la figlia, afferrò un coltello da macellaio e la trafisse perché non avesse a subire il disonore. Il tragico fatto fece sollevare il popolo e gli eserciti che combattevano contro gli Equi e i Sabini. Le truppe occuparono l'Aventino e poi, seguite dal popolo, il Monte Sacro. Infine i decemviri cedettero, rinunciarono al potere e fu ristabilita l'antica costituzione, compresi i tribuni della plebe. Claudio si uccise prima del giudizio.
La leggenda era narrata già dai più antichi annalisti e s'ispirava probabilmente al concetto che il dispregio per l'onore delle donne è l'estremo e il più ripugnante eccesso della tirannide, della quale provoca infine la rovina. Essa è perciò analoga a quella di Lucrezia. Come tutta la tradizione sul decemvirato, anche la leggenda di Virginia subì deformazioni e fu oggetto di elaborazioni in vario senso. Forse la stessa Virginia era originariamente una patrizia, vittima del demagogico tiranno Claudio, che sobillava e aiutava la plebe, trasformato in un oppressore della plebe, cacciato dai plebei invece che dai patrizî ostili alla sua politica. Gli annalisti tennero anche conto della procedura nei processi sullo stato di libertà, i quali erano particolare competenza di un collegio di decemviri stlitibus iudicandis, ciò che da alcuni è messo in rapporto con il motivo della causa liberale nella leggenda di Virginia. E intenzioni esemplificative nei riguardi del diritto pubblico e privato si possono attribuire a varî tratti della leggenda, ciò che non deve però indurre a credere che essa sia stata creata a scopo di esemplificazione giuridica.
Bibl.: A. Schwegler, Römische Geschichte, III, Tubinga 1858, pag. 52; W. Macshke, Der Freiheitsprozess im klassichen Altertum insbesondere der Prozess um Virginia, Berlino 1888; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 45; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., III, Roma 1927, pp. 51 e 212; W. Soltau, Der Dezemvirat in Sage und Geschichte, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung, XXXVIII (1917), p. 1; E. Täubler, Üntersuchungen zur Geschichte des Decemvirats, Berlino 1921; Ch. Appleton, Trois épisodes de l'histoire ancienne de Rome: les Sabines, Lucrèce, Virginie, in Revue historique de droit français et étranger, IV (1924), p. 592.