ARIOSTO, Virginio
Secondo figlio naturale di Ludovico, avuto da una Ursolina domestica nella casa Ariosto, nacque a Ferrara nel 1509. Ancora adolescente seguì il padre in Garfagnana e da lui ricevette i primi insegnamenti letterari; frequentò poi a Scandiano le lezioni del maestro A. Caraffa, stimato umanista. Legittimato e dichiarato suo erede (1530), fu mandato da Ludovico a studiare greco a Padova sotto la protezione del Bembo, al quale Ludovico lo aveva raccomandato (cfr. L. Ariosto, Satira VI, in Opere minori, a cura di C. Segre, Milano-Napoli 1954, pp. 561-571, e lettera del 27 febbr. 1531 a P. Bembo, ibid., p. 835).
Abilitato fin da giovinetto ai benefici ecclesiastici, non raggiunse alcuna carica notevole fino al 1558, quando ottenne un canonicato nella cattedrale di Ferrara. Per le sue doti di buon gusto e intelligenza acquistò la stima e l'amicizia di uomini di alto ingegno, conducendo, a Ferrara, una vita comoda nella casa paterna, dove morì il 6 giugno dell'anno 1560.
Fu autore di poesie in latino e in volgare: un saggio del suo gusto lo conserviamo nelle Rime scelte de' poeti ferraresi, Ferrara 1713, p. 138, ma la sua fama letteraria è più sicuramente affidata al prologo da lui premesso a I Studenti, commedia lasciata incompiuta da Ludovico, alla quarta scena dell'atto IV e continuata dall'A. con garbo e buon senso della coerenza (indipendentemente dalla redazione di Gabriele Ariosto): l'Imperfetta fu rappresentata per la prima volta nel suggestivo castello di Torchiara, al cospetto di Margherita d'Austria duchessa di Parma (1556).
Non sembra che l'A. abbia scritto altre commedie, mentre è certo che più volte egli stesso recitò l'Imperfetta, rivelando non comuni doti di attore. Raccolse diverse memorie intorno alla vita del padre (cfr. G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1086), del quale diffuse alcune opere minori: le Satire, nell'edizione curata dal Doni presso Gabriel Giolito de' Ferrari (1550 ); la Lena e il Negromante, edite dal Dolce sulla base degli autografi forniti dall'A. (1551); le liriche latine apparse nell'edizione del Valgrisio, (1553) e i Cinque Canti, segnalati dall'A. al Manuzio e fatti stampare da Gabriele Ariosto.
Fonti e Bibl.: S. Fornari, La spositione di M. Simone Fornari da Rheggio sopra l'Orlando Furioso di M. Ludovico Ariosto, Firenze 1549, pp. 15-39; G. B. Pigna, I Romanzi... ne' quali della Poesia et della vita dell'Ariosto con nuovo modo si tratta, Venezia 1554, pp. 103-105; A. Salicino, Soggetti poetici, Firenze 1556, p. 74; Gli Studenti con le continuazioni di Gabriele e Virginio Ariosto, a cura di A. Salza, Città di Castello 1915; G. Barotti, Vita di Ludovico Ariosto e dichiarazioni all'Orlando Furioso, Ferrara 1773, p. 50; A. Valente, La recita di una commedia dell'Ariosto..., in Giorn. stor. d. letter. ital., LXXVIII (1921), p. 216; L. D'Orsi, Gli Studenti di Ludovico Ariosto. Studio critico, Padova 1929; M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto, Genève 1930-31, I, pp. 176, 295, 365, 389 s., ssi, 60 s, passim; II, p. 364; L. Ariosto, Le Commedie, a cura di M. Catalano, Bologna 1940, passim; I. Sanesi, La Commedia, Milano 1954, pp. 226, 242 s., 781.