virtuoso (vertuoso)
Vale " dotato di virtù ", o " pieno di virtù " e quindi capace di operare in modo conseguente alla propria natura, la virtù (v.) essendo l'intima " potenzialità " naturale di cui una cosa è ricca; oppure l'attuazione e perfezione di queste potenzialità e disposizioni proprie di ciascuno; o infine l'abito del bene operare, e cioè il rafforzamento della disposizione naturale a bene operare mediante la ripetizione degli atti.
Si veda Cv I V 11-12 Ciascuna cosa è virtuosa in sua natura che fa quello a che ella è ordinata; e quanto meglio lo fa tanto è più virtuosa. Onde dicemo uomo virtuoso che vive in vita contemplativa o attiva, a le quali è ordinato naturalmente; dicemo del cavallo virtuoso che corre forte e molto, a la qual cosa è ordinato; dicemo una spada virtuosa che ben taglia le dure cose, a che essa è ordinata. Cosi lo sermone, lo quale è ordinato a manifestare lo concetto umano, è virtuoso quando quello fa, e più virtuoso quello che più lo fa.
Secondo la filosofia aristotelica, ciascun ente è in atto primo (esse) quando è costituito nell'essere; è in atto secondo (bene esse) quando opera; nell'operazione, ciascuno manifesta il proprio essere (cfr. Mn I XIII 1-2 in omni actione principaliter intenditur ab agente, sive necessitate naturae sive voluntarie agat, propriam similitudinem explicare... cum omne quod est appetat suum esse, ac in agendo agentis esse quodammodo amplietur); ‛ operazione v. ' è quella che tende a ciò a cui ciascuno naturalmente è ordinato; essa consegue alla natura essenziale di ciascuna cosa; la virtù è principio o possibilità intrinseca dell'operazione e insieme qualificazione di questa, quando essa s'inserisce nell'ordine generale dell'universo, nell'ambito del quale l'essenza e la natura delle cose ricevono definizione. L'articolazione del discorso dantesco, che considera l'operazione v. nell'uomo, negli animali (cavallo) e nelle cose che sono strumento dell'uomo (spada), insiste sul necessario rapporto che corre tra la natura di una cosa, la sua operazione e ciò a cui la natura tende mediante l'operazione (a la quale cosa è ordinata).
Lo stesso discorso vale per il sermone: esso è tanto più v. quanto più adeguatamente manifesta il pensiero dell'uomo (che solo ha linguaggio); è tanto più nobile quanto più è ‛ stabile ' e meno è corruttibile; è tanto più bello quanto maggiore è l'armonia e la rispondenza tra le parti, e quanto più realizza di ‛ congruitas ' (la ‛ congruitas ' è studiata dall' ‛ ars grammatica '); e poiché il latino è perpetuo (I V 7) e molte cose manifesta concepute ne la mente che lo volgare far non può (§ 12), e infine, però che lo volgare seguita uso, cioè è spontaneo e naturale, e lo latino arte, segue che il latino è più bello, più virtuoso e più nobile del volgare (§ 14). In tal modo la virtuosa operazione viene a coincidere con l'‛ attuazione ' del proprio essere, e quindi con la ‛ perfezione ' o ‛ bene ' proprio di ciascuna, e, nel caso specifico, dell'uomo (sua propia bontade); e per mezzo di essa tutto ciò a cui l'uomo tende è acquistato e conservato secondo ‛ giusta misura ', cioè secondo che la natura richiede e la retta ragione ordina (per la quale [operazione v.] le grandezze de le vere dignitadi, de li veri amici, de la vera e chiara fama, e acquistate e conservate sono, I X 8; cfr. II 11; v. VERITÀ; vero). Più generalmente, tutto ciò che si attua secondo l'ordinato sviluppo cui tende la propria natura è v., e poiché virtù implica nobiltà, tutto ciò che è v. è nobile (IV XIX 4 nulla n'è più manifesta che nobilitade essere dove è vertude, e ciascuna cosa volgarmente vedemo, in sua natura [virtuosa], nobile esser chiamata). Ciò è verificato, in particolare, di ciascun cielo che riceve virtù dal cielo superiore e la distribuisce sotto di sé: esso raggiunge il massimo di movimento, e quindi di attuazione, in prossimità dell'equatore, e consegue in tal modo il massimo di virtù - o capacità d'influire sotto di sé - e di nobiltà (II III 15 quanto lo cielo più è presso al cerchio equatore tanto più è nobile per comparazione a li suoi [poli], però che ha più movimento e più attualitade e più vita e più forma, e più tocca di quello che è sopra sé, e per conseguente più è virtuoso); ed è verificato dalla sesta ora, che è lo mezzo die, o acme del giorno solare, ed è la più nobile di tutto lo die e la più virtuosa (IV XXIII 15) in quanto il sole, e con esso gli altri cieli, in quell'ora esercitano più efficacemente la loro influenza. La ‛ virtù ' operata dai cieli non è altro che l' ‛ essere ' contenuto dall'Empireo, e che tramite il Primo Mobile si diffonde di cielo in cielo (ciascuno mosso da un coro angelico) specificandosi e determinandosi fino ad attuare potenzialità e disposizioni del mondo sublunare; così in II V 13 si fa riferimento ai Troni, Intelligenze motrici del cielo di Venere, li quali... fanno la loro operazione... cioè lo movimento di quello cielo pieno d'amore, dal quale prende la forma del detto cielo un ardore virtuoso per lo quale le anime di qua giuso s'accendono ad amore, secondo la loro disposizione. Il pensiero della Donna gentile che D. riconosce ispirato dai Troni, è virtuosissimo sì come vertù celestiale (II II 5), è cioè " sommamente dotato di virtù " e perciò risulta vittorioso del pensiero di Beatrice. Infine, l'influenza celeste è agente della generazione nel mondo sublunare e opera secondo le coordinate luogo-tempo, di modo che l'uomo, in quanto corpo misto, naturalmente è di più virtuoso corpo ne lo luogo dove è generato e nel tempo de la sua generazione che in altro (III III 6; v. VIRTUARE).
Nell'attuazione delle potenzialità insite nella natura dell'uomo che sia ‛ gentile ' e ‛ ben disposto ', è determinante, nel cosmo dantesco, la funzione della donna, concepita come colei che, accogliendo in sé la virtù divina mediata dai cieli, è sommamente in atto e v. e muove all'atto la potenza dell'uomo agendo, fra l'altro, sul piano sensibile-affettivo (Rime LXXX 11 ma dentro portan la dolze figura / ch'a l'anima gentil fa dir: " Merzede! ", / sì vertuosa, che quando si vede, / trae li sospiri altrui fora del core). Ma nello svolgimento del Convivio la Donna gentile è identificata con la Filosofia e con la Sapienza e opera in modo sommamente potente all'attuazione delle ‛ virtù ' -nobiltà dell'uomo; così in IV I 11 Per mia donna intendo... quella luce virtuosissima, Filosofia, li cui raggi fanno ne li fiori rifronzire e fruttificare la verace de li uomini nobilitade (oltre al già citato II II 5, un altro solo caso di superlativo in I X 14 virtuosissimo è ne la 'ntenzione mostrare lo difetto e la malizia de lo accusatore, è ‛ sommamente secondo virtù ' o ‛ conforme a virtù '). In III XIII 9 si afferma, invece, che nella Sapienza partecipata all'uomo Dio infonde virtù ‛ ... oltra la capacitade de la nostra natura ', la quale fa bella e virtuosa: la virtù in tal caso è ‛ dono ' d'illuminazione che discende da Dio e conforta e rafforza la natura umana; e mentre la ‛ bellezza ' fa riferimento alla felicità che consegue all'esercizio della conoscenza e al disprezzo per tutto ciò che domina gli uomini che vivono nel vizio (§ 11), la virtù' invece fa insieme riferimento all'operazione (‛ atto secondo ') e all'abito, conseguito con l'esercizio, di compiere bene l'operazione stessa (§ 8 dicemo alcuno virtuoso, non solamente virtute operando, ma l'abito de la virtù avendo; si veda II X 9 abito virtuoso, e cfr., con riferimento alle virtù etiche, III VIII 17 [i vizi consuetudinari] si vincono per buona consuetudine, e fassi l'uomo per essa virtuoso).