VIRY, Francesco Giuseppe (François Joseph), conte di. – Nacque al castello di Viry, in Savoia, il 1° novembre 1707, figlio primogenito del conte Jacques de Viry (1669-1715)
, capitano del reggimento di Savoia, e di Catherine Justine de Mareste, sposatasi nel 1706, figlia del conte Albert Eugène de Mareste de Saint-Agneux, barone di Rochefort-sur-Seran.
Le famiglie dei genitori erano fra le più antiche della Savoia, avendo prestato servizio alla dinastia almeno dal Basso Medioevo. Nel 1731 Francesco Giuseppe sposò Louise-Marie Joséphine de Rochette de Cohendier (1711-1758), dalla quale ebbe il suo unico figlio maschio: Justin (Francesco Giuseppe Giustino, v. la voce in questo Dizionario).
La sua carriera diplomatica iniziò nel 1738, quando fu inviato a Berna in qualità di ministro plenipotenziario. Nel 1740 tornò nella città svizzera per definire una questione di confine fra il Cantone di Berna e il ducato del Genevese, ma lo scoppio della guerra di successione austriaca interruppe le trattative.
Rientrato a Torino, il 19 febbraio 1742 fu nominato primo ufficiale nella segreteria di Stato alla Guerra, che pochi giorni prima era stata affidata alla guida di Giovan Battista Bogino. Mantenne la carica, però, solo un paio d’anni. Nel 1744, infatti, fu inviato in Sardegna da Bogino come intendente generale dell’isola.
Durante il soggiorno sardo scrisse un’importante Relazione storico-geografica della Sardegna, terminata nel 1746, ritraendo la realtà insulare prima che le riforme volute dai Savoia intervenissero sul sistema dell’istruzione superiore nelle Università di Cagliari e Sassari; l’intendente generale aveva colto e stigmatizzato, fra altri aspetti, l’uso privatistico delle lezioni impartite da medici e giuristi per il rilascio delle lauree.
Richiamato in Piemonte, il 1° aprile 1747 fu nominato consigliere privato di Carlo Emanuele III (Archivio di Stato di Torino, Patenti Controllo Finanze, d’ora in poi PCF, reg. 20, c. 38). Nel 1750 riprese la carriera diplomatica, con la nomina a inviato straordinario nelle Province Unite (reg. 23, c. 92), dove giunse il 25 gennaio 1751 (La Gazette de France, d’ora in poi GF, 1751, p. 83). Vi restò poco più di tre anni. Già nel giugno del 1754, infatti, si era diffusa la voce di un suo imminente richiamo a Torino (GF, 1754, p. 286). Lo sostituì il conte Giuseppe Vincenzo Francesco Maria Lascaris di Castellar ed egli prese congedo dagli Stati generali il 2 ottobre (p. 489). Rientrò allora a Torino e qui, il 16 luglio 1755, fu nominato inviato straordinario a Londra (PCF, reg. 28, c. 14); la notizia però era circolata sin dalla primavera, nei mesi di marzo e aprile (GF, 1755, pp. 201, 223). Da Torino, il 22 agosto 1755 giunse a Hannover, dove si trovava allora re Giorgio II con cui ebbe il primo incontro (p. 435). Trasferitosi a Londra, l’udienza di accoglienza alla corte di S. Giorgio si svolse all’inizio di ottobre (p. 501). Ricoprì la carica per quasi otto anni, sino al 30 settembre 1763.
La missione londinese coincise con gli anni della guerra combattuta dalla Corona inglese con il Regno di Prussia, contro Francia e Austria. La posizione di Viry fu particolarmente delicata, poiché il governo inglese caldeggiava l’ingresso degli Stati sabaudi nel conflitto a fianco della Prussia e della Gran Bretagna. Il re Carlo Emanuele III, consigliato dal segretario di Stato Bogino, decise, invece, di tenere il Regno di Sardegna fuori dalla guerra, per evitare di combattere su due fronti, contro la Francia e contro l’Austria.
Lo storico inglese Lewis Bernstein Namier (1930) ha definito Viry «a peculiar intriguer, an ample talker, assiduous, inscrutable, secretive and yet plausible», commentando che «by 1758 Viry had become so indispensable a part of the British Governmental machine, that when his recall was mooted at Turin, all the powers that were in London with one voice cried out against it» (pp. 91 e 93 nota 1). Non a caso, alla fine della sua missione a Londra, il governo britannico gli concesse, in segno di riconoscenza per il ruolo svolto a favore della pace, una pensione trentennale di 20.000 franchi annui, che fu regolarmente pagata a Viry prima e a suo figlio poi, sino al 1792.
L’inviato sabaudo sperava di poter lasciare il posto a Londra al figlio Giustino; chiese pertanto al re di poter tornare in patria per ragioni di salute. Carlo Emanuele III, tuttavia, pur stimandolo, non si prestò a un’operazione di questo tipo: accolse la richiesta di Viry, ma non cedette la carica al figlio. Inizialmente il sovrano sabaudo pensò di sostituirlo con il conte Lascaris di Castellar (allora inviato a Napoli), ma da Londra giunse un informale rifiuto. Dopo diverse trattative, il 14 agosto 1763 Carlo Emanuele III nominò suo nuovo inviato a Londra il marchese Filippo Francesco Ferrero della Marmora. L’udienza di congedo di Viry da Giorgio III si tenne il 30 settembre 1763; il 26 ottobre l’inviato partì per rientrare in Piemonte (GF, 1763, pp. 357, 381).
Qualche mese dopo, il 7 aprile 1764, il figlio Giustino fu nominato ambasciatore nelle Province Unite e il 16 aprile il conte di Viry fu creato primo segretario di Stato agli Affari esteri (PCF, reg. 36, c. 12). Fu solo un anno più tardi, nel novembre del 1765, che, in considerazione anche delle forti pressioni inglesi, il giovane Viry divenne ambasciatore a Londra.
Negli anni successivi Viry si interessò in particolare alla ribellione corsa. Secondo l’incaricato d’affari e cappellano dell’ambasciata britannica a Torino Louis Dutens, egli era in corrispondenza con gli insorti confidando nel buon esito del loro progetto e nel vantaggio che ne sarebbe potuto derivare al Regno di Sardegna. Viry, tuttavia, non riuscì ad assistere agli sviluppi della situazione in Corsica.
Morì, infatti, a Torino il 23 dicembre 1766.
Carlo Emanuele III non volle nominare un nuovo primo segretario e lasciò la guida della segreteria degli Affari esteri al primo ufficiale, il nizzardo conte Carlo Flaminio Raiberti.
Louis Dutens (1806), che aveva frequentato Viry sia a Londra sia a Torino, lo definì «le plus extraordinaire et le plus fin politique d’Europe ou, pour mieux dire, le politique qui usait le plus de finesse» (p. 173).
Fonti e Bibl.: A una biografia di Viry lavorò a lungo la storica americana Mary Lucille Shay (1894-1980), membro del Dipartimento di storia dell’Università dell’Illinois, che, a tale scopo, aveva compiuto lunghe ricerche a Torino (cfr. Italica, XI (1934), 4, pp. 135 s.). Nel 1962 la biografia era data ancora in corso di elaborazione (Rassegna storica del Risorgimento, XXXIII (1962), p. 259), ma non vide mai la luce. I documenti allora raccolti per tale ricerca sono conservati negli archivi dell’Università di Urbana, in Illinois (Manuscripts guide to collections at the University of Illinois at Urbana-Champain, Urbana 1976, pp. 238-240).
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