vischiosita
vischiosità Situazione in cui l’aggiustamento di prezzi e salari, a fronte di variazioni improvvise della domanda o dell’offerta di beni e di lavoro, non è immediato, ma avviene lentamente. Talvolta il termine v. è sostituito con rigidità, che può essere rappresentata come una v. accentuata.
È necessario distinguere tra v. (o rigidità) nominale e v. (o rigidità) reale. Le v. nominali sono cruciali per ottenere la non neutralità degli shock nominali, mentre le v. reali contribuiscono a rafforzare quelle nominali. Con riferimento ai salari, si parla di v. nominale quando i salari nominali (monetari) variano lentamente a fronte di uno shock nominale (come un aumento o una riduzione della quantità di moneta). Maggiore è il grado di indicizzazione dei salari ai prezzi, minore è la v. dei salari nominali. Analoga è la definizione della v. nominale dei prezzi: il loro livello varia molto lentamente al mutare delle variabili nominali come la moneta. La v. reale dei prezzi è, invece, riferita alla scarsa variabilità dei prezzi relativi. In presenza di v. nominale sia dei prezzi sia dei salari o di perfetta e istantanea indicizzazione dei salari ai prezzi, si ha v. dei salari reali (dati dal rapporto tra salari nominali e livello dei prezzi, W/P). Qualora il grado di v. degli uni e degli altri sia uguale si ha anche completa rigidità dei salari reali. Ma quest’ultima si può avere anche con prezzi e salari nominali perfettamente flessibili, ovvero con salari nominali perfettamente indicizzati ai prezzi.
Nell’ultimo decennio del 20° sec. è stata particolarmente studiata la v. sia nominale sia reale dei prezzi, che gioca un ruolo importante in ambito teorico neokeynesiano (➔ neokeynesiana, teoria). In particolare, è stato mostrato come l’esistenza di comportamenti quasi-razionali (➔ Akerlof, George Arthur) o la presenza di piccoli costi di aggiustamento (➔ Mankiw, Nicholas Gregory) possano rendere vischiosi i singoli prezzi e il loro livello generale. Le imperfezioni dei mercati (dei beni e del lavoro) costituiscono un nodo cruciale nel determinare la rilevanza macroeconomica delle v. nominali; infatti, solo in un contesto di concorrenza imperfetta, l’esistenza di frizioni, che impediscono il completo adeguamento dei prezzi ai valori ottimali, produce risultati poco rilevanti in termini di perdite di profitto individuali, ma comporta effetti considerevoli sul piano degli esiti macroeconomici. Solo in un mondo di price makers, come quello di concorrenza imperfetta, è possibile parlare in modo significativo del problema dell’aggiustamento dei prezzi e delle eventuali v. nominali. In concorrenza imperfetta, il grado di v. reale dei prezzi è elevato e ciò contribuisce a rendere altrettanto elevata quella nominale. I meccanismi di propagazione delle v. nominali, inoltre, possono essere amplificati dall’insieme di interdipendenze produttive che caratterizzano il sistema economico (modelli input-output). Infatti, se i prezzi degli input sono già stati fissati prima che si manifesti uno shock esogeno, i prezzi degli output potranno, dopo lo shock, aggiustarsi solo parzialmente e lentamente. Oltre a ciò, poiché un bene può essere, allo stesso tempo, anche un input intermedio in altri processi di produzione, la catena delle interdipendenze spiega come uno shock nominale si trasmetta con ritardo sulle decisioni di prezzo adottate nell’intero sistema economico e dia luogo a una v. dei prezzi di origine tecnologica. Infine, l’esistenza di piccoli costi di aggiustamento può giustificare, in un contesto dinamico, la presenza di scaglionamento (➔) dei prezzi. Se le aziende rinunciano a modificare i propri listini ogni volta che uno shock colpisce l’economia, è plausibile che la revisione avvenga in tempi differenti per le diverse imprese: di qui lo scaglionamento.