visitare (vicitare)
Il rapporto tra le due forme non appare del tutto chiaro, né soddisfacente è l'affermazione del Rohlfs (Grammatica § 210) che " all'antico italiano vicitare dovremo attribuire senz'altro la pronuncia višitare " .
Con il significato proprio di " raggiungere una persona nel luogo dove abita " per intrattenersi con lei, compare solo in Fiore CVIII 2 Ma quand'i' truovo un ben ricco usuraio / infermo, vòl sovente a vicitare.
Pur conservando la stessa accezione, è usato in senso estensivo nelle parole rivolte da Francesca a D. (If V 89 O animal grazïoso e benigno / che visitando vai per /'aere perso / noi che tignemmo il mondo di sanguigno) e nella riflessione di Gelosia, la quale è certa che se Venus... vicitasse [Bellaccoglienza] / ... converrebbe ch'ella il fior donasse (Fiore XXVII 12).
In senso anche più estensivo lo usa Stazio per narrare come egli avesse preso l'abitudine di " frequentare " le adunanze dei cristiani: ond'io a visitarli presi usata (Pg XXII 81).
Vale anche " recarsi in un luogo ": in onore di s. Iacopo, si vicita [nella '21 e nel Casella visita: v. Petrocchi, Introduzione 443] Galizia (Pd XXV 18): il santuario di Compostella in Galizia, dov'è conservato il sepolcro dell'Apostolo, è " meta di frequenti pellegrinaggi " . E così, nelle parole rivolte da Beatrice agli angeli: Per questo [cioè per pregare Virgilio di servire di guida a D. nell'aldilà] visitai l'uscio d'i morti (Pg XXX 139).
Nel latino biblico visitare è spesso usato in senso figurato per indicare l'intervento provvidenziale di Dio a favore dell'uomo. Con quest'accezione il verbo ricorre nel passo del Convivio in cui il salmo 8,5 " Quid est homo, quod memor es eius? / aut filius hominis, quoniam visitas eum? " è rielaborato in Che cosa è l'uomo, che tu, Dio, lo visiti? (IV XIX 7).