BELINSKIJ, Vissarion Grigorevič
Critico russo della prima metà del sec. XIX, nacque il 30 maggio 1810 a Sveaborg; suo nonno era prete, suo padre medico. Crebbe in mezzo a una agitata vita familiare. Nel 1825 entrò al ginnasio di Penza, dove incominciò a interessarsi per il romanticismo. Nel 1829 passò all'università di Mosca e vi ascoltò le lezioni di estetica di N. J. Nadeždin e di filosofia di M. G. Pavlov. A Mosca frequentò il Circolo di Stankevič (v.) dove si discutevano problemi di letteratura, di arte, di filosofia. Idealista per natura, sensibile fino alla morbosità, egli trovò nella filosofia tedesca, e soprattutto nelle opere di Schelling e Fichte, un punto d'appoggio da sostituire alla mancanza di legame con la realtà, della quale soffriva il suo spirito. Da questo stato d'animo nacque la tragedia Dmitrij Kalinin (1830-1831), il cui eroe, vittima della servitù della gleba, diventa un fratricida e un incestuoso. Le autorità universitarie, vedendo in essa "un'opera immorale", allontanarono il B. dall'università. Cominciò allora la sua carriera giornalistica: nel 1834 pubblicò nella rivista Molva (La fama corrente) il suo primo grande articolo intitolato Sogni letterarî. Nell'anno 1835 gli fu affidata la direzione della Molva e del Teleskop. Nel 1836 quest'ultima rivista fu proibita, e il B. dovette continuare la sua attività in altra rivista: fino al 1839 fu direttore del Moskovskij Nabljudatel′ (L'osservatore moscovita). Nel 1839 si trasferisce a Pietroburgo e inizia la collaborazione alla rivista Otečestvennyjla Zapiski (Gli annali patrî). Durante gli anni 1840-46 su gli Annali patrî videro la luce gli articoli su Deržavin, Lermontov, Majkov, Poležaev, Marlinskij, e la serie di articoli su Puškin, iera storia t ritica della letteratura russa da Lomonosov a Puskin. Nell'autunno del 1845 il B. si ammalo gravemente di tisi e al principio del 1847 dové lasciar la rivista. Dopo aver soggiornato varî mesi nella Russia meridionale, tornò a Pietroburgo e iniziò la collaborazione al Sovremennik (Il contemporaneo), intorno al quale si raccoglievano i migliori ingegni letterarî. Ma fu breve collaborazione. Dopo lo Sguardo alla letteratura del 1847, a causa d'un peggioramento del suo male, egli dovette partire per la Svizzera. Ritornato in patria, morì il 28 maggio 1848.
B. fu il più grande critico letterario che abbia avuto la letteratura russa. La sua storia spirituale è nettamente divisa in due periodi, coincidenti col soggiorno moscovita l'uno, col soggiorno pietroburghese l'altro. Le idee del primo periodo furono da B. stesso enunciate nell'articolo Sogni letterarî. Partendo dal concetto che appartengono alla letteratura soltanto gli scrittori "capaci di esprimere pienamente lo spirito del popolo per il quale furono generati ed educati", egli vi dimostra che una vera e propria letteratura russa ancora non esisteva e che solo vi sarebbe stata quando vi fosse stata una cultura creata sul terreno patrio con sforzi autoctoni. Questa idea fondamentale subì poi, per qualche tempo, forti modificazioni in conseguenza dell'entusiasmo di B. per Hegel. Nei tre articoli degli anni 1837-39 (L'anniversario di Borodinò; Menzel, il critico di Goethe; La ragione crea la passione), il culto della realtà raggiunge infatti il suo culmine. L'assolutismo dello zar russo viene celebrato come istituzione divina, al principio "tutto ciò che è reale è razionale" viene innalzato un vero e proprio altare.
Ma fu periodo di breve dutata; e il passaggio alle nuove correnti fu fermo e deciso, perché la convinzione di avere errato gli venne proprio dall'esame della realtà "cupa, volgare, disumana". Centro di tutte le nuove idee del B., diventò così la considerazione della tendenza sociale dell'opera d'arte. Da ciò appunto derivò il suo crescente entusiasmo per le opere di Gogol' che egli rivelò ai contemporanei, e la sua indignazione quando questi voltò le spalle alle questioni sociali. Gl'interessi etici predominano ora su quelli estetici; tuttavia il senso critico e l'innata passione per la bellezza difficilmente indussero il B. in errore. Infatti, nessuna delle più alte manifestazioni dello spirito nella letteratura sfuggì alla sua acuta intuizione: il suo entusiasmo, fondato sempre su analisi profonde e minute, contribuì al riconoscimento dei meriti di tutte le forze letterarie che o maturarono o incominciarono ad affermarsi durante gli anni della sua attività. I nomi di Puškin. Griboedov, Gogol′, Lermontov e Kol'cov sono per sempre legati a quello del B. Se la breve vita non gli consentì di assistere al pieno fiorire di Turgenev, Gončarov, Dostoevskij, Nekrasov, seppe tuttavia prevedere la loro gloria. L'importanza del B. non si limita tuttavia alla critica letteraria; egli fu anche educatore e maestro della società russa che voleva preservare dalle influenze che gli sembravano dannose. Da ciò il suo occidentalismo e i suoi attacchi, in parte eccessivi, alla corrente slavofila. Grandissima è stata la sua influenza sul movimento liberale del sessanta, ma oggi ancora scrittori, critici e storici della letteratura si richiamano a lui.
L'edizione più recente delle sue opere è: Sobranie Sočinenij V. G. Belinskago (Raccolta delle opere di B.), a cura di Ivanov Razumnik, Pietroburgo 1919, voll. 3. In Italia sono state tradotte La scuola naturale e la Lettera a Gogot (a cura di E. Lo Gatto, in Russia, I, 1920) e Uno sguardo alla letteratura russa nell'anno 1847, a cura di E. Lo Gatto, in Critici letterari russi, Foligno 1925.
Bibl.: A. N. Pypin, V. G. Belinskij, ego Žizn'i perepiska (V. G. B., la sua vita e corrispondenza), voll. 2, Pietroburgo 1876; id., Charakteristiki literaturnych mnenij ot 1820 do 50-ch godov (Caratteristiche delle opinioni letterarie dal 1820 al 1850), 2ª edizione, Pietroburgo 1890; N. G. Černyševskij, Očerki gogolevskago perioda russkoj literatury (Saggi del periodo gogoliano della letteratura russa), in Sovremennik, 1855-56; A. Grigorev, B. i otricatel'nyi vzgljad v literature (B. e il punto di vista negativo nella letteratura), Mosca 1915-16, I; G. V: Plechanov, Mosca 1923; N. O. Lerner, Belinskij, Berlino 1922. In italiano: La caratteristica di Belinskij data da Turgenev, in Memorie letterarie, trad. di E. Damiani, Firenze 1924; B. Jakovenko, B. in Russia, I (1920-22) e in Filosofi russi, Firenze 1927.