Pittore (n. prima del 1309 - m. tra il 1359 e il 1361, documentato a Bologna dal 1330). Artista raffinato, influenzato dall'arte toscana e dal modello giottesco, contraddistinse la sua opera attraverso la linea irrequieta e la vivacità degli atteggiamenti e delle espressioni, lasciando un decisivo contributo per la pittura emiliana del Trecento. Tra le sue opere: la Madonna dei denti (1345, Bologna, Museo Davia Bargellini).
Di lui si hanno notizie per il periodo compreso tra il 1330 e il 1359, attraverso i documenti che testimoniano della sua attività. Opere sue sicure sono: la Madonna dei battuti, Roma, Pinac. Vaticana; gli affreschi della cappella di S. Niccolò (1349) nel duomo di Udine; il polittico (1353) in S. Salvatore a Bologna. In queste opere e in un'Ultima cena per il convento di S. Francesco (ora nella Pinacoteca di Bologna), a lui attribuita e databile al 1340 circa, sono visibili le sue caratteristiche di raffinatezza, ma anche l'irrequietezza della linea e il modo vivace di rendere atteggiamenti ed espressioni (negli affreschi di Udine a queste caratteristiche si aggiunge una compostezza monumentale che richiama l'arte di Giotto). I pannelli laterali del polittico di S. Salvatore con la loro intensità decorativa sono un momento essenziale per la comprensione di altre opere assegnate a V. e precisamente per gli affreschi della chiesa di Mezzaratta (parte dei quali è ora alla Pinacoteca di Bologna), per gli affreschi dell'abside di Pomposa (1351) e per i pannelli con l'Adorazione dei Magi (Edimburgo, National Gallery of Scotland) e con Storie di s. Agostino (Bologna, Pinacoteca). Caratteristica di questo gruppo di opere è la modulazione discontinua dello spazio, continuamente proposto e negato, che genera una tensione decorativa che si presenta anche nei gesti melodrammatici delle figure, imprimendo all'insieme una forte carica di intensità emotiva.