FINELLI, Vitale
Nacque a Carrara, probabilmente nel 1578 (Campori, 1875). Fratello di Domenico, mercante di marmi, e zio del più noto Giuliano, appartenne ad una famiglia di marmorari, scalpellini e scultori. Dal 1606 è documentato a Napoli, dove svolse un'intensa attività di scalpellino e marmorario, più che di architetto, come vorrebbero le fonti (Pascoli, 1736; De Dominici, 1743; Passeri, 1772). A capo di una bottega molto attiva, realizzò numerosi lavori di intaglio e di decorazione architettonica (capitelli, mensole, stemmi, epigrafi, marini mischi), fornendo talvolta, forse tramite il fratello, i marmi necessari. Spesso appare impegnato in queste opere in società con altri marinorari e scalpellini.
Tra il 1606 e il 1607 lavorò alla fontana di S. Lucia a Mare (oggi nella villa comunale), opera sulla quale intervenne anche nel 1625-26 (D'Addosio, 1914, p. 849; Nappi, 1980). Nel 1607, anno in cui prese in moglie Pomponia, figlia del marmorario fiorentino Clemente Ciottoli (Prota Giurleo, 1957), il F. ricevette un pagamento per la tomba dei duca di Maddaloni nella chiesa dell'Annunziata e, nel 1608, per aver lavorato nella cappella di Diego Ortiz Velasco (D'Addosio, 1914, p. 849).
Tra il 1609 e il 1613 il F. fu impegnato nella realizzazione della decorazione della cappella del Tesoro di S. Gennaro, nel duomo. Nel 1609 fu inviato a verificare una cava nella zona di Salerno e più tardi, tra il 1610 e il 1613, diresse l'esecuzione di vari lavori d'intaglio (Catello-Catello, 1977; Strazzullo, 1978) e fornì marmi di Carrara: è probabile che siano quelli di cui si parla in un documento del 1611, "carricati nella spiaggia di Carrara, ad istanza di Domenico Finelli" (Prota Giurleo, 1957; Strazzulio, 1978). I rapporti d'affari con il fratello Domenico rendono probabile la notizia, riportata dal Passeri (1772), relativa al trasferimento a Napoli, verso il 1610, del nipote Giuliano. Nel 1612 il F. lavorò per la cappella della Madonna nella chiesa di S. Paolo Maggiore (Nappi, 1992) e, nel 1613, realizzò le lapidi e le armi del viceré, il conte di Lemos, per i suoi nuovi uffici (Prota Giurleo, 1957). Nel 1614 si aggiudicò l'appalto per la decorazione della facciata del palazzo dei Regi Studi (ora Archivio di Stato): tra il 1615 e il 1616 eseguì capitelli sulle colonne e sulle lesene della porta maggiore, le mensole sotto la balconata al centro della facciata, i capitelli e le "targhe colle imprese" della porta minore e le epigrafi (Ceci, 1904; Strazzullo, 1961). Il F. inoltre realizzò "intagli di marmi", per la cappella Borrello nella chiesa del Gesù Nuovo, nel 1617 (D'Addosio, 1921) e fu impegnato nella decorazione della chiesa della Madonna dell'Arco: vi lavorò nel 1618, nel 1620-21 e nel 1629 con il nipote Domenico Agliani, figlio della sorella Margherita (D'Addosio, 1914, p. 849; Strazzullo, 1984).
Nel 1618 il F. risulta iscritto alla corporazione degli scultori e marmorari (Ceci, 1897); lo stesso anno assunse un apprendista, Giuseppe, figlio di Andrea Baratta di Carrara (Campori, 1873). A partire dal 1618, e sino al 1629, il F. e la sua bottega, nella quale si trovava anche il nipote, lavorarono alla decorazione della chiesa della Trinità delle Monache, che allora si costruiva e decorava su progetto dell'architetto G.G. Conforto. I pagamenti (in particolare, degli anni 1618-19, 1622-25 e 1629) riguardano l'acquisto dei marmi, che furono importati anche da Carrara, e l'"opera di marini e mischi" (D'Addosio, 1914, p. 849).
Altri impegni occuparono il F. durante lo stesso periodo: nel 1619 lavorò nella cappella di G.G. Naccarelli nella chiesa dello Spirito Santo (ibid.) e, nel 1621, al portale principale del palazzo Sansevero (D'Addosio, 1921) e in Castelnuovo (Nappi, 1983). Nel 1622 lavorò per la cappella Marino nella chiesa di S. Maria di Costantinopoli (Nappi, 1992) e nel 1629 realizzò lavori in marmo per la cappella Capecelatro nella chiesa della Madonna dell'Arco, a Sant'Anastasia (ibid.), ancora una volta con il nipote Domenico Agliani. Nel 1637 risulta iscritto, in qualità di scultore, alla corporazione degli scultori e marmorari residenti a Napoli (Rogadeo, 1901).
Nell'aprile 1638 il F. abitava nella parrocchia dei Ss. Francesco e Matteo e nella sua casa si trovava, dal momento del suo ritorno a Napoli (1634), il nipote Giuliano (Strazzullo, 1984).
Il F. morì a Napoli il 9 ott. 1638, lasciando vedova "Gioanna Bonino", come risulta dall'atto di morte conservato presso la parrocchia di S. Giovanni Maggiore (Prota Giurleo, 1957, p. 164).
Fonti e Bibl.: L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori, ed architetti moderni (1736), Perugia 1992, pp. 863-864, 870 n. 3; B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori, ed architetti napoletani, III, Napoli 1743, p. 158; G.B. Passeri, Vite de' pittori, scultori ed architetti... (1772), a cura di J. Hess, Leipzig-Wien 1934, p. 245; G. Campori, Memorie biogr. degli scultori, architetti, pittori..., Modena 1873, pp. 15, 90; G. Ceci, La corporazione degli scultori e marmorari, in Napoli nobilissima, VI (1897), p. 125; E. Rogadeo di Torrequadra, Nell'arte del marmo, ibid., XI (1901), pp. 91 s.; G. Ceci, Il Palazzo degli Studi, ibid., XIII (1904), pp. 162 s.; G. D'Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani del XVI e XVII secolo, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XXXIX (1914), pp. 848 s.; Id., Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII dalle polizze dei Banchi, ibid., XLVI (1921), p. 392; U. Prota Giurleo, Notizie napol. sugli scultori carraresi V. e Giuliano Finelli, in Archivi d'Italia, XXIV (1957), pp. 157-159, 164; F. Strazzullo, Per il Palazzo dei Regi Studi, in Partenope, II (1961), pp. 112-115 E. Catello - C. Catello, La Cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli 1977, pp. 115 s.; F. Strazzullo, La Real Cappella del Tesoro di S. Gennaro, Napoli, 1978, pp. 75 s., 150; E. Nappi, Documenti su fontane napol. del Seicento, in Napoli nobilissima, XIX (1980), p. 224; Id., I viceré e l'arte a Napoli, ibid., XXII (1983), p. 45; Id., Le chiese dei gesuiti a Napoli, in Seicento napoletano. Arte, costume. ambiente, Milano 1984, p. 322; F. Strazzullo, Un documento per G. Finelli, in Ricerche sul Seicento napoletano, III (1984), pp. 144 s.; E. Nappi, Le chiese di G. G. Conforto (dai documenti dell'Archivio storico del Banco di Napoli), ibid., VII (1988), pp. 138 ss.; Catalogo delle pubblicazioni edite dal 1883 al 1990, riguardanti le opere di architetti, pittori, scultori, marmorari ed intagliatoriper i secoli XVI e XVII, pagate tramite gli antichi banchi pubblici napoletani, a cura di E. Nappi, Milano 1992, p. 136; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 582.