MEDICI, Vitale
– Nacque a Pesaro poco prima del 1559, da Salomon, di famiglia ebrea colta e benestante, e ricevette il nome di Yeḥi’el. Sono ignoti il nome della madre e le vicende relative ai primi anni della sua vita.
Dottore in filosofia e medicina, fu erudito nelle Sacre Scritture e nella conoscenza delle lingue (siriaco, caldaico, ebraico, greco e latino).
Dagli anni Ottanta del XVI secolo si trovano sue notizie a Firenze, dove si era trasferito con i figli e la moglie, esercitando la professione di medico e l’attività di rabbino. Qui, in seguito alle prediche del frate minore conventuale D. Sammattei da Costacciaro, inquisitore generale, si convertì al cattolicesimo. Nel gennaio 1583 fu invitato a Roma da papa Gregorio XIII, informato della sua volontà di ricevere il battesimo, che gli fu amministrato nella primavera di quell’anno. Padrino del neofita fu il cardinale Ferdinando de’ Medici, che gli concesse il nome del casato e a cui successivamente il M. dedicò le Omelie fatte alli ebrei di Firenze nella chiesa di Santa Croce, et Sermoni fatti in più compagnie della detta citta, stampate dai Giunti nel 1585.
L’opera contiene una preghiera, due omelie e alcuni sermoni. Questi ultimi, pronunciati nella Confraternita di S. Benedetto Bianco, a S. Maria Novella, per le ricorrenze canoniche degli anni 1584 e 1585, sono dedicati rispettivamente alla parabola del Figliol prodigo e ai temi della tentazione diabolica, della natura della Vergine e della conversione di Paolo. Di particolare importanza per comprendere le posizioni del M. sono però le due omelie, sul battesimo e sul «divino sacrifizio», pronunciate in S. Croce nel 1583, rispettivamente la domenica dopo l’Epifania e a Pentecoste. In esse, portando l’esempio della sua stessa conversione, il M. mostra i vantaggi che professare la fede in Cristo avrebbe portato agli ebrei in campo sia spirituale sia materiale, togliendoli contemporaneamente dalla condizione di peccato e dallo stato di miseria e persecuzione in cui versavano.
In realtà, le vicende personali del M. rendono testimonianza di un percorso non sempre facile, a partire dagli episodi di violenza nati a causa della sua attività proselitistica e predicatoria. Il nunzio apostolico a Firenze, Valerio Montemarte dei conti della Corbara, in una lettera al cardinale Tolomeo Gallio il 6 nov. 1583, narra di un attentato nel corso del quale il M., dopo la predica del giovedì santo, aveva subito una ferita al collo. Inoltre, il passaggio alla fede cristiana creò una profonda spaccatura all’interno della sua famiglia, dal momento che la moglie – perseverante nella sua «perfida ostinatione», come ricorda lo stesso M. in una lettera al cardinale Guglielmo Sirleto del 14 ott. 1583 (Dejob) – e le due figlie si rifiutarono di seguirlo nella sua scelta.
Le vicende successive testimoniano l’intolleranza della Chiesa nei confronti dei familiari dei conversi che non avevano intenzione di abbandonare l’antica fede, codificati canonicamente a partire dalla bolla Cupientes Iudaeos di Paolo III (21 marzo 1542), con la quale si consentiva ai convertiti di mantenere i beni e l’eredità e si garantiva loro l’assistenza delle confraternite.
Se la figlia minore del M. cedette dopo qualche tempo alle insistenze del padre, battezzandosi con il nome di Grazia e andando in sposa a B. Sermanni, la maggiore fu internata in un monastero. I quattro figli maschi che seguirono da subito il padre ebbero invece particolare fortuna economica e professionale. La conversione aveva portato infatti al M. notevoli benefici, fra i quali la possibilità di risiedere fuori dal ghetto. Dopo il battesimo tutta la famiglia era stata trasferita in un’abitazione posta in via de’ Servi, accanto alla chiesa di S. Michele Visdomini, dove successivamente avrebbe avuto sede la casa dei catecumeni, fondata nel 1636.
Il primogenito, Antonio, sposatosi con Camilla Passerini, accrebbe notevolmente le sue ricchezze esercitando la professione di medico presso la corte granducale. Insieme con il fratello Alessandro si fece promotore di iniziative di mecenatismo volte all’abbellimento di alcuni edifici di culto, come nel caso del rifacimento della facciata della chiesa di Ognissanti nel 1637, e della donazione, nel 1655, di un ciborio in argento su disegno di Alfonso Parigi alla basilica della Ss. Annunziata di Firenze. Alessandro, pievano di Campi, fu precettore del futuro granduca Cosimo II de’ Medici e bibliotecario della Biblioteca Medicea Laurenziana dal 1604 al 1642. Agnolino, morì in giovanissima età; Francesco, anch’egli dottore in filosofia e medicina, si trasferì a Roma, dove morì nel 1611.
Il legame del M. con il casato mediceo è dimostrato anche dalla missione ricevuta nel 1587 dal granduca e finalizzata all’acquisto, poi fallito, del prezioso manoscritto ebraico del Canon medicinae di Avicenna, della prima metà del XV secolo (Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 2197), passato nelle mani dei frati domenicani di Bologna dopo l’espulsione degli ebrei dalla città nel 1569. Il 17 luglio del 1596 ottenne la cittadinanza fiorentina.
Non si conosce la data di morte del M., senza dubbio antecedente al 1635, anno in cui i figli Antonio e Alessandro fecero costruire la sagrestia della Madonna in Ss. Annunziata, su progetto dell’architetto Matteo Nigetti. Vi si trova un busto del M., opera dello scultore Francesco Mochi (da non confondersi con il più noto omonimo), su cui è scritto che il M. morì all’età di 76 anni.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Firenze, reg. 8, cc. 36r, 105v, 125r, 142r; Arch. di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, 119, vol. 55: Ricordanze del convento della Ss. Annunziata, cc. 47, 338; Bruxelles, Bibliothèque royale, F.II, 290 (1°), cc. 1, 15; (2°), cc. 79, 80, 84, 86, 90; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., II.174: Vita di V. M.; Poligrafo Gargani, 1273, n. 329; 1274, nn. 111-117, 131-135; Milano, Biblioteca Ambrosiana, G.299 inf., c. 249; Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 6195, parte I, cc. 100r-101r, 276r; 6946, cc. 368v-369r; Ott. lat., 2452, c. 171r; P.S. Medici, Catalogo de’ neofiti illustri, Firenze 1701, pp. 59 s.; J. Basnage, Histoire des Juifs, Rotterdam 1707, pp. 2039 s.; J.C. Wolf, Bibliotheca Hebraea, I, Hamburgi et Lipsiae 1727, p. 576 n. 999; L’osservatore fiorentino sugli edifizi della sua patria, a cura di M. Lastri - G. Del Rosso, I, Firenze 1821, pp. 161-163; M. Steinschneider, Letteratura antigiudaica in lingua italiana, in Il Vessillo israelitico, 1881, n. 29, p. 271; C. Dejob, Documents tirés des papiers du cardinal Sirleto et de quelques autres manuscrits de la Vaticane sur les juifs des États pontificaux, in Revue des études juives, 1884, n. 9, p. 84; F. Bigazzi, Iscrizioni e memorie della città di Firenze, Firenze 1886, pp. 45 s.; U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918, p. 208; T.K. Hoffmann, Ursprung und Anfangstätigkeit des ersten päpstlichen Missioninstituts …, Münster 1923, pp. 177-179, 220; M. Battistini, Per la storia dell’Inquisizione fiorentina (documenti inediti della Biblioteca Reale di Bruxelles), in Bilychnis, XVIII (1929), pp. 442-444; S.J. Sierra, Hebrew codices with miniatures belonging to the University Library of Bologna, in The Jewish Quarterly Review, n.s., XLIII (1953), pp. 238 s.; F. Parente, Il confronto ideologico tra l’ebraismo e la Chiesa in Italia, in Italia Judaica, 1983, n. 1, pp. 324 s. (il vol. contiene gli Atti del I Convegno internazionale, Bari … 1981); R. Segre, Il mondo ebraico nei cardinali della Controriforma, ibid, 1986, n. 2, pp. 130-132 (il vol. contiene Gli ebrei tra Rinascimento ed età barocca. Atti del II Convegno internazionale, Genova… 1984); Id., La Controriforma: espulsioni, conversioni, isolamento, in Gli ebrei in Italia, in Storia d’Italia (Einaudi), Annali 11, vol. 1, a cura di C. Vivanti, Torino 1996, pp. 755, 759; A. Toaff, Mostri giudei, Bologna 1996, pp. 124-128; Id., Bologna ebraica negli studi recenti, in La cultura ebraica a Bologna fra Medioevo e Rinascimento. Atti del Convegno internazionale, Bologna … 2000, a cura di M. Perani, Firenze 2002, pp. 22 s.
L. Saracco