MICHIEL, Vitale
Due sono i dogi di questo nome, che si succedono a distanza di poco più di mezzo secolo. Il primo Vitale resse il governo dal 1096 al 1102 e il suo nome è legato soprattutto alla partecipazione veneziana alla prima crociata, la quale doveva rivelare subito l'antitesi d'interesse, che sussisteva fra gli stessi crociati, e specialmente tra le squadre delle città italiane. Meta la Terra santa, la squadra veneziana fece una prima diversione sopra le terre dell'impero in Asia Minore, dove nacquero i primi dissidî con gli alleati. L'occasione fu offerta dal possesso dei corpi santi di S. Teodoro e S. Niccolò, reclamati dai Pisani e tenuti dai Veneziani. Ma forse il motivo del conflitto fu più profondo per l'insofferenza bizantina degli ospiti occidentali, e soprattutto dei Veneziani, alla quale insofferenza per spiegabile gelosia i Pisani diedero il loro contributo. La prima fase della spedizione degenerava in un conflitto armato tra Veneziani e Pisani, sedato a fatica per permettere la continuazione dell'impresa. Sbarcati a Giaffa, occupata Gerusalemme, dopo vani tentativi di conquistare S. Giovanni d'Acri e la presa di possesso di Giaffa, il bilancio si chiudeva, nonostante si magnifichi la vittoria, senza risultati tangibili, anche se le promesse per il futuro nella spartizione del bottino potevano apparire assai lusinghiere. Gli eventi della politica interna restano ignoti per la mancanza di notizie, né la notizia della tragica fine del M. per mano di Marco Casola, erroneamente attribuita al primo piuttosto che al secondo, può lasciar intravedere l'esistenza di uno stato inquieto almeno negli ultimi anni.
Il secondo Vitale fu doge dal 1156 al maggio 1172. Il suo dogado fu bellicoso e denso di avvenimenti, per quanto per indole e temperamento fosse proclive alle opere di pace e a consolidare attorno al ducato una rete di amicizie. Ma il momento era agitato e torbido, in Occidente e in Oriente, per la qual cosa fu tratto a operare con decisione e forza per la difesa del ducato. Egli era ispirato a mantenere le migliori relazioni di amicizia con i Bizantini, dopo la parentesi equivoca del suo predecessore; ma finì negli ultimi anni di dogado con l'inasprire i rapporti, precipitati nella cattura dei Veneziani da parte di Emanuele I Comneno nel 1171. Volle ritornare a uno stato di pace e collaborazione con il re normanno Guglielmo, dopo le ostilità sostenute con re Ruggiero. Ma dovunque trovò ostilità e motivi di attriti, che lo costrinsero a uscire dal riserbo per respingere l'attacco: dal patriarca di Aquileia, che di sorpresa aveva occupato Grado, alla rivolta di Zara; dal re di Ungheria, che aveva fomentato e aiutato i ribelli zaratini, all'imperatore Federico Barbarossa, il quale nella sua seconda discesa in Italia aveva aggredito Cavarzere.
In conclusione, partito con un programma di pace, negli ultimi anni aveva gravato la vita veneziana di paurose incognite, esponendola all'ostilità dei due imperi, e lasciando serpeggiare all'interno sintomi di malcontento, esplosi nel tragico atto di Marco Casola, che lo uccise, mentre accedeva alla chiesa di S. Zaccaria.
Bibl.: C. Errera, I Crociati veneziani in Terra Santa, in Archivio Veneto, XXXVIII, 248 segg.; M. Sanuto, Vite dei Dogi, in Rer. Ital. Script., ed. Monticolo, pp. 161 segg., 256 segg.; G. Heyd, Storia del commercio dei Latini in Levante, in Bibl. dell'Economista, s. 5ª, v. X; H. Röhricht, Geschichte der Königreichs Jerusalem, Innsbruck 1898; L. Schmeidler, Das Dux und das Comune Venetiarum von 1141-1249, in historische Studien, XXXV, p. 45 segg.; H. Kretschmayr, Geschichte von Venedig, Gotha 1908, I, pp. 213 segg., 248 segg.; C. Vignati, Storia diplomatica della lega Lombarda, Milano 1866; J. Fickert, Zur Geschichte des Lombardenbundes, in Sitzungsberich. Wiener Akad. phil. hist. Kl., 60; E. Besta, La cattura dei Veneziani in Oreinte per ordine dell'imepratore Comneno e le sue conseguenze nella politica int. ed est. di Venezia, in Antologia Veneta, I.