BRUNELLI, Vitaliano
Nacque ad Ancona il 22 nov. 1848, figlio di Mariano e di Maria Benevenia; dopo quattro anni la famiglia si trasferì a Zara, dove il padre, che era maestro muratore, aveva trovato lavoro.
Studente ginnasiale, il B. aveva composto liriche e alcuni lavori teatrali rappresentati con successo; il 22 ag. 1869 ottenne la maturità con distinzione e poté iscriversi in dicembre alla facoltà filosofica dell'università di Vienna. Le ristrettezze economiche lo costrinsero ad accettare un posto di supplente per l'insegnamento del latino e del greco, nel 1873-75 al ginnasio reale inferiore di Sebenico, e nel 1875-76 a quello di Spalato. Solo il 6 marzo 1877, per le esortazioni del suo maestro Adolfo Mussafia, concluse gli studi a Vienna e conseguì l'abilitazione all'insegnamento.
A Spalato fin dal 1870 era nato dalla collaborazione del B. con Arturo Colautti, Lorenzo Benevenia e Giuseppe Maddalena l'organo politico-culturale La Leva, che già dai primi numeri suscitò la reazione dei fogli clericali. Cessate le pubblicazioni nel dicembre, il Colautti e il B. progettarono un periodico letterario, che riprendeva il titolo d'una analoga pubblicazione del 1859, fondata da Luigi Fichert: La rivista dalmatica. Essa si prefiggeva lo scopo di "rettificare tutto ciò che d'incompleto e di erroneo gli stranieri andavano scrivendo sulla Dalmazia, accrescere le cognizioni patrie degli stessi nostri comprovinciali, indicare le cause del nostro decadimento, e i mezzi per rimediarvi". Ebbe numerosi e buoni collaboratori, ma dovette cessare presto per mancanza di mezzi.
Nel 1877 il B. poté avere una cattedra al ginnasio di Zara e riprese qui con buona lena l'attività letteraria: diede la sua collaborazione alla Filodrammatica Paravia e fu tra i fondatori d'una nuova rivista storico-letteraria, La Palestra (1878-89), bimestrale, cui collaborarono il Benevenia, il Colautti, G. Sabalich, A. Dudan, R. Ghiglianovich, G. Feoli e altri. Il B. vi pubblicò studi sulle poesie politiche del Petrarca, sugli statuti di Spalato, Il giornale dell'assedio di Zara del 1813 dalle note d'un contemporaneo, La leggenda di Sant'Ilarione a Ragusa e L'italiano in Dalmazia, studio filologico sullo svolgimento del latino e del dalmatico.
Fin dal 1868, il B., che aveva avuto modo di constatare l'invadenza croata nella vita pubblica e nella scuola a Sebenico e a Spalato, aveva collaborato al Dalmata di Zara. Su di esso riprese l'attività politica, con articoli lunghi e brevi, in difesa della lingua, della cultura, della civiltà italiane minacciate dagli sforzi congiunti dei Croati, del clero e del governo austriaco.
Scrisse d'argomenti scolastici, sulla crisi del Comune di Spalato dopo la sconfitta di Antonio Baiamonti, sul re croato Zvonimiro, spesso in polemica con giornali slavi, clericali, tedeschi. Con scritti storici collaborò al lunario Il Dalmatino dell'Artale, alla Biblioteca storica della Dalmazia di Ragusa, diretta dal Gelcich (con la Forma matriculemarinariorumetpiscatorumJadre), all'Annuario del ginnasio (con la cronaca medievale di Mica Madio e la Descrizione di Ragusa dell'umanista lucchese Filippo de Quartigiani).Nel 1881 il B. venne eletto fra i direttori della Civica Biblioteca Paravia, con il Benevenia e V. Boschi. Non per questo rallentò l'opera politica, polemizzando anzi col Bondy, del seguito dell'arciduca Rodolfo, e organizzando serate di beneficenza a favore dei terremotati di Casamicciola e di Belluno. Comparivano intanto sull'Annuariodalmatico e sul Bullettino d'archeologiae storia dalmata la monografia sullo scultore zaratino Luciano Laurana, i documenti estratti dai Consiliorum di Zara, il profilo del vescovo Giandomenico Stratico.
L'intensa attività giornalistica, fitta di polemiche, attirò sul B. la sorveglianza della polizia, delle autorità politiche e scolastiche. Mentre infatti sulla Cronaca dalmatica e sulle Scintille pubblicava numerosi contributi alla storia delle istituzioni ecclesiastiche e delle Accademie zaratine, su IlDalmata egli dimostrava infondati i "diritti storici" croati sulla Dalmazia e combatteva l'introduzione del glagolito nelle chiese e l'espansione delle scuole croate. L'occasione per colpirlo fu offerta all'imperial regio governo da una manifestazione di piazza contro l'arcivescovo Raicevic, considerato antitaliano, il 12 luglio 1894, in cui si distinsero parecchi studenti ginnasiali. Con molto calore il B. ne prese le difese nel consiglio dei professori riunito per punirli, e poco dopo, con decreto del 15 settembre, il luogotenente di Trieste gli comunicò il trasferimento, per motivi di servizio, al ginnasio di Capodistria. Tuttavia il grave provvedimento, che colpiva il professore nei suoi affetti e nei suoi interessi (aveva una numerosa famiglia a carico), ebbe breve durata poiché alcuni mesi dopo si rese vacante un'altra cattedra al ginnasio di Zara ed egli poté esservi riammesso.
Il B. intensificò la sua attività scientifica. Fornì all'Accademia di Zagabria la trascrizione di molti codici medievali; tracciò su Il Dalmata la storia della Biblioteca Paravia; in articoli successivi trattò dei Tre Donati,vescovi nella chiesa di Zara, dell'etimo di Zara, della venuta nella città di papa Alessandro III. I dotti articoli sull'introduzione del glagolito vennero raccolti in un volume intitolato Laquestione liturgica (Zara 1899), che suscitò vasto interesse, fu lodato da Isidoro Del Lungo e conosciuto da papa Pio X. Gli argomenti polemici contro la politica del clero croato e dell'arcivescovo di Zara Matteo Dvornik vennero ripresi da La Tribuna di Roma e da La Gazzetta di Venezia. Rinacque intanto, e fu diretta dal B., La Rivista dalmatica (1899), in cui apparvero gli ampi studi sullo storico Lucio e sulle fortificazioni del Comune di Zara, l'edizione dell'HistoriaEcclesiae Iadrensis di Valerio Ponte, il profilo di mons. Stefano Pavlovich Lucich, duramente posto sotto accusa nelle Mie prigioni del Pellico.
Il B. fu nuovamente minacciato di sanzioni disciplinari, quando compose il testo d'una epigrafe funebre per Umberto I, affissa in città, e quando con i suoi alunni inviò un significativo telegramma al sindaco di Milano per la morte di Verdi. Accompagnò Pasquale Villari, presidente della "Dante Alighieri" in visita in Dalmazia. Subì ancora osservazioni da parte delle autorità scolastiche, cosicché si decise a prendersi una breve vacanza nell'estate del 1903a Ugliano e ne trasse materia per nuovi studi sull'isola e i suoi centri abitati. Ancora su Il Dalmata dedicò otto articoli alla questione di s. Gerolamo degli Illiri. Il 20 nov. 1904 egli tenne la solenne commemorazione del Petrarca alla Società filarmonica, mentre pochi giorni dopo si rifiutò di parlare alla cerimonia ufficiale del centenario di fondazione del ginnasio. Infine, nel 1906, il B. decise di lasciare la scuola, dov'era circondato dall'affetto degli scolari, ma amareggiato dai controlli burocratici.
Dopo i precisi contributi sugli Statuta,Jadertina, su chiese e reliquie medievali, il B. intendeva dedicarsi tutto alla stesura della sua Storia di Zara, per la quale da anni andava raccogliendo il materiale e di cui aveva pubblicato estratti e documenti su riviste e giornali. Tuttavia egli accettò nel 1909 un incarico oneroso, cioè la presidenza della Lega nazionale, che tenne fino allo scioglimento dell'istituzione decretato nel 1915, battendosi con dignità e fierezza per vincere gli ostacoli d'ogni genere frapposti all'apertura di scuole italiane della Lega in varie località dalmate. Finalmente nel 1913 uscì il primo volume (rimasto unico) della Storia della città di Zaradai tempi più remotisino alMDCCCXV,compilata sulle fonti, stampato a Venezia a spese del Comune. Il poderoso lavoro di raccolta e di analisi, rigorosamente documentato e rispondente a uno sforzo di massima completezza, gli meritò elogi e il titolo di cavaliere ufficiale della Corona d'Italia da parte del governo italiano.
Qualche anno dopo, alla dichiarazione di guerra, il B. fu considerato dal governo austriaco come "ostaggio" e obbligato a presentarsi alla polizia due volte alla settimana. Ma con la liberazione di Zara egli riprese i suoi studi e, la sua attività pubblica. Il 24 aprile 1920 venne nominato commendatore; nell'invemo del 1921 tenne un'ultima conferenza al circolo Colautti sul tema "Ha mai nominato Dante la Dalmazia?". Sulla Rivista dalmatica, risorta per opera sua e di I. Tacconi, egli scrisse l'introduzione al primo fascicolo (gennaio 1922) e iniziò lo studio su "Le prime vittime della polizia austriaca in Dalmazia" sulla base di documenti ufficiali venuti alla luce dopo il crollo dell'Austria.
Il lavoro rimase incompiuto, poiché il B. morì a Zara il 22 giugno 1922.
Bibl.: V. B., in La Rivista dalmatica, VI (1922), 3, pp. 3-7; G. Sabalich, V. B., in Archivio veneto-tridentino, III (1923), pp. 245-249; I. Tacconi, V. B.il patriota il polemista lo storico, in La Rivista dalmatica, XV (1939), 2 (comprende l'intero fascicolo, poiché alle parole del Tacconi fanno seguito dettagliate notizie biografiche desunte da un ms. del B., custodito dai figli, su I dì che furono,memorie della mia vita); G. Praga, V. B., in Arch. stor. per la Dalmazia, IX (1934), 2, pp. 366-372 (cui seguono tre capitoli inediti della Storia di Zara, omessi nella stampa del I volume); M.Perlini, V. B., storico,letterato,patriota, in Difesa adriatica, II (1948), n. 28; A. Just Verdus, V. B., una grande figura e V. B.e la storia di Zara,ibid., IV (1950), nn. 35 e 36.