DE FILIPPIS, Vitantonio
Nacque a Triggiano (prov. di Bari) nella seconda metà del sec. XVII. Appresa la pittura presso la bottega di un anonimo pittore triggianese, del quale si ha notizia in un documento del 1667 ed. da Battista-Castellano (1979), divenne quindi allievo di Carlo Rosa e Nicola Gliri, ultimi esponenti in Puglia del postcaravaggismo napoletano, artefici di numerose decorazioni che trasformarono l'assetto di molte chiese medievali in conseguenza della svolta pietistica e devozionale avvenuta nel Mezzogiorno d'Italia dopo le sollevazioni popolari del 1647-48 provocate dal fiscalismo spagnolo e le calamità naturali del 1656. Seguì la carriera ecclesiastica, come si rileva da autografi in calce ad alcuni dipinti e da alcune fonti documentarie (Valente, 1891, p. 19; Rongone, 1982, p. 29).
È ormai certo l'esordio nelle ultime imprese del Gliri. Acquistò, comunque, autonomia nell'ultimo decennio del secolo aprendo uno studio nella natia Triggiano ove si distinse con la fornitura di numerose pale daltare per la chiesa matrice di S. Maria della Veterana, esemplando i modi dei maestri bitontini soprattutto in quella dell'altare maggiore raffigurante l'Assunta e i ss. Giorgio, Antonio, Nicola e Filippo Neri. Seguirono i dipinti per le chiese di Valenzano, Noicattaro, Capurso (Bari) ove si distingue la notevole Immacolata Concezione nella chiesa di S. Francesco.
Dopo la morte del Rosa (1678) e del Gliri (1690), per la scampata peste del 1692 si fecero nuovamente numerose le richieste da parte dei capitoli e delle confratemite laicali. La vecchia impresa del Rosa venne allora portata avanti dal D., estremo epigono di un gusto e di una cultura che sopravviveva ai nuovi modi luministici di Luca Giordano, rappresentato in Puglia dalle scarse tele di Andrea Miglionico e dalle pochissime opere del maestro napoletano. Nell'anno 1699 troviamo l'artista attivo nella chiesa del Purgatorio a Palo del Colle (Bari) con un appalto di lavori che prevedeva un intervento tecnico ed artistico (Battista-Castellano, 1979). Avvalendosi di pochi intagliatori e decoratori, superstiti maestri già al servizio del Rosa, quali Gaetano Troisi e Domenico Storace, nonché di giovanissimi pittori come Nicolò De Michele, il D. incastonò nel tiburio quadrangolare della cupola una serie di Profeti e nel soffitto piano un grande ovale con Angioli, Santi, Anime purganti, Simboli della Passione, regolarizzato mediante spesse comici, ove rifulge l'oro zecchino, e tele mistilinee d'angolo.
Il 12 dic. 1703, il capitolo della cattedrale di Bitonto (Bari), dopo aver constatato che nella regione, malgrado le diligenti ricerche, non vi erano altri capaci di portare a termine l'impresa, chiamò il D. a completare la decorazione, avviata dal Rosa sin dal 1671, in quel singolare edificio che è la chiesa dei Crocifisso.
Qui, più che avvalersi di cartoni del maestro, il D. presentò al committente nuovi bozzetti che rispettano la tradizione tipicamente pugliese ove il barocco esplode negli interni degli edifici dalla cristallina volumetria architettonica. Nella crociera del braccio longitudinale affrescò Scene del Vecchio e Nuovo Testamento, gli Evangelisti e, nei sottarchi degli altri bracci, le Storie bibliche di Abramo, Giacobbe e Mosè. Espresse il meglio di sé nella fantasiosa cupola raffigurante l'Esaltazione della Croce, composta da immagini disposte ad anelli concentrici e caratterizzata da un fresco e vivido cromatismo. Mancando validi concorrenti, il D. continuò, sempre a Bitonto, a soddisfare nuove richieste per le chiese conventuali di S. Maria del Popolo e dell'Annunziata, nella quale realizzò l'ancora inedita decorazione con la Gloria della Vergine e santi nella cupola ed i soliti Evangelisti nei pennacchi.
Al momento attuale, del D. non si hanno altre notizie, anche se gli si possono attribuire altre pale a Bitonto, Modugno, Adelfia, tutte in provincia di Bari, nella stessa Triggiano e, infine, nei lontani centri di Gravina (Bari) ed Irsina in Basilicata.
Nel duomo di Gravina appare la sua mano nel vasto controsoffitto, con composte, grevi e affollate raffigurazioni come l'Assunta, che campeggia nella tela centrale, S. Filippo Neri, S. Michele e altri santi cari alla Chiesa locale e agli Orsini, potenti feudatari, committenti di ben altre e superiori opere dipinte dal Guarini nella metà del Seicento. Anche qui il D. cercò di riprendere, stancamente, i modi del maestro bitontino.
La sua biografia artistica si chiude con lo studio triggianese ove il D. avviò all'arte pittorica il giovane nipote Nicola che, successivamente, seguirà in Napoli le maniere di P. De Matteis.
Si ignora l'anno della morte.
Fonti e Bibl.: G. Valente, La chiesa del Crocifisso in Bitonto descritta e documentata, Bitonto 1991, p. 19; R. D'Addosio, 340 illustri letter. ed artisti della Provincia di Bari, Bari 1894, p. 249; C. Villani, Scrittori ed artisti Pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 1262; V. Roppo, Trivianum, Bari 1924, p. 129; Daniele da Triggiano, Storia di Triggiano, Oria 1946, p. 177; M. Giuliani, Le platee settecentesche delle opere pie del SS. Corpo di Cristo e del Purgatorio, Palo del Colle 1969, pp. 30 s.; A. Castellano, Noterelle d'arte pugliese, in Rass. pugliese, V (1970), 7-9, p. 4; Id., Catal. opere d'arte mobili, in Studi bitontini, IV,Bitonto 1972, n. 7, p. 67; L. Mongiello, Bitonto. Chiesa del Crocifisso, in Continuità [Bari], VII (1973), p. 24; P. Battista, Da C. Rosa a V. D., in Cicloplano [Triggiano], V (1979), 3, p. 3; G. Pastore, Da Capurso, ibid., 4, p. 3; P. Battista-A. Castellano, Il pittore N. De Filippis e la decorazione della chiesa matrice di Triggiano, Bari 1979, pp. 14-31; S. Rongone, C. Rosa e la chiesa del Crocifisso in Bitonto, Bitonto 1982, p. 29; M. D'Elia, La pittura barocca, in Puglia tra barocco e rococò, Milano 1982, pp. 257, 275, 285.