BUONSANTO (Buonsanti), Vito
Nato a San Vito dei Normanni (Brindisi) il 22 giugno 1762 da Oronzo, ricco mercante, e da Lucia Prina, compì gli studi classici nella città natale sotto la guida di Pasquale Enrico, "letterato in quel tempo ed in quella contrada reputatissimo". Poco meno che ventenne si fece domenicano, entrando nel convento di San Vito, dove rimase sino allo scoppio della Rivoluzione, alternando la preghiera e lo studio della filosofia scolastica con l'insegnamento impartito ai confratelli. Fra i discepoli si distinsero il fratello Ignazio, pure domenicano, come filosofo e cultore di molte lingue, e il patriota ostunese Ferdinando Airoldi. Con questo partecipò nel 1799 al movimento repubblicano di Ostuni, divenendo per pochi giorni presidente della Municipalità. Dopo il trionfo della reazione fu costretto a fuggire a Napoli, dove si nascose nel convento di S. Domenico, evitando grazie all'intervento dei superiori dell'Ordine ogni persecuzione. Anche dopo il 1799 il B., che si era dedicato prevalentemente all'insegnamento, svolse un'assidua opera di educazione "patriottica". Il periodo murattiano fu uno dei più fecondi dell'attività scientifica del B., che godette massima considerazione da parte del governo; videro la luce l'Abbici morale,ovvero metodo facile per istruire i fanciullinella lettura e negli elementi della storia cristiana (Napoli 1807), l'Etica iconologica per formare il cuore dei giovanetti (Napoli 1808), gli Elementi di aritmetica (Napoli 1810), Le principali operazioni aritmetiche per le fanciulle (Napoli 1810), Ilnuovo sistema metrico (Napoli 1812) e l'Introduzione alla geografia antica e moderna del Regno di Napoli (Napoli 1814).
Della sua passione ed esperienza politica non è rimasta traccia nei numerosi scritti, in prevalenza testi scolastici, antologie, introduzioni dettate da istanze e preoccupazioni metodologiche. Anzi si può concludere che il B. fosse invece relativamente conservatore nell'interpretazione di taluni problemi educativi, primo fra tutti quello dell'organizzazione dell'istruzione, per la quale proclamava la necessità di "tornare... all'opra dei nostri preti...", riconoscendo allo Stato il compito di sorvegliarne la condotta morale di maestri. Virtù essenziale di questi, che sono i protagonisti del processo educativo, è la chiarezza delle idee, condizione per un proficuo esercizio didattico e garanzia di libertà nella formazione spirituale degli educandi. Costituisce titolo di merito per il B. codesta identificazione di chiarezza intellettuale e libertà, che nella prassi dell'insegnamento si sono tradotte in condanna delle formule e del mnemonismo a pro di un sapere considerato quale progressiva e inesauribile conquista personale. Degna di nota l'importanza che il B. attribuì alla lettura, mezzo primo e fondamentale dell'istruzione, intesa come partecipazione di tutta la mente; e così allo studio della lingua latina, ad integrazione della italiana, ferma restando la funzione educativo-mentale della grammatica italiana. Una funzione etico-pedagogica è riconosciuta alla storia, definita "la scienza della morale e delle probità ricavata dai fatti". All'"educazione del cuore", più importante dell'"istruzione speculativa", cui tendevano le scuole del tempo, è rivolta la maggior opera del B., dal titolo assai significativo Etica iconologica, che "presenta ai giovanetti... senza contese e senza strepito le forme di ogni virtù, perché se ne innamorino". Loro sede e sorgente essendo i sentimenti e non i principî astratti, non da altro i giovanetti possono essere mossi a conoscerle e a praticarle che dall'immaginazione e dai sensi, più che dall'intelletto. Detta opera, che come tutte le altre del B. ebbe molte edizioni, richiamò l'attenzione critica del Cuoco. Notevoli sono le intuizioni delB. sull'efficacia dell'interdisciplinarietà per un insegnamento concreto.
Dopo la restaurazione borbonica continuò a Napoli la sua attività didattica interrotta solamente dall'esperienza politica del 1820-21, quando egli, come tanti altri murattiani (nei rapporti di polizia il B. era definito un "carbonaro sfrenato": cfr. N. Vacca), fu eletto deputato al Parlamento napoletano. Fallita la nuova esperienza costituzionale, il B. ripiegò su posizioni nettamente conservatrici arrivando a criticare la "tirannia" militare del periodo napoleonico (cfr. le Osservazioni e pensieri sulle scuole di letteratura elementare, Napoli 1837).
Morì a Napoli il 29 maggio 1850.
Altre opere notevoli: Introduzione alla storia antica e moderna del Regno di Napoli, III, Napoli 1816; Introduzione alla geografia antica e moderna delle Provincie delle Due Sicilie di qua dal Faro,pe' giovanetti, Napoli 1819; Antologia latina, I-V, Napoli 1818-19; Catalogo di voci di dubbia prosodia di B. V. aggiunto al Dizionario di grammatica di G. Agrati, Napoli 1821; Ragionamento di V. B. sul suo sistema d'istruire i giovanetti, Napoli 1826; Lessigrafia latina, Napoli 1828; Etimologia e sintassi latina pe' giovanetti, Napoli 1829; Sommaria esposizione ossia analisi del libri divini del Vecchio e Nuovo Testamento, opera estratta dalla Bibbia di Henri François de Vance, Napoli 1842.
Fonti e Bibl.: V. Cuoco, Scritti vari, a cura di N. Cortese e F. Nicolini, Bari 1924, II, p. 269; N. Vacca, Irei di Stato salentini nel 1799, Trani 1946, pp. 294 s.; P. E. Tulelli, Elogio di V. B. accademico pontaniano, Napoli 1951; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi,moderni,contemporanei, Trani 1904, pp. 175; 1223; A. Zazo, L'istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767 -1860), Città di Castello 1927, pp. 144 s.; F. Zerella, V. B. educatore e scrittore, in Pedagogia italiana, V (1936), pp. 284-317; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 101; Diz. del Risorg. naz., II, p. 446.