CARAVELLI, Vito
Nacque a Montepeloso, oggi Irsina (Matera), nel 1724. Ancora giovane, divenne sacerdote e si dedicò allo studio e poi all'insegnamento della matematica; l'interesse di ricerca e quello didattico si presentano in lui strettamente associati, in quanto egli dedicò il meglio delle sue energie a semplificare e chiarire i procedimenti dimostrativi e la forma di presentazione degli argomenti matematici, con l'intento esplicito di fornire in un gruppo di opere una trattazione globale del pensiero matematico classico e moderno. Questo suo intento cominciò a realizzarsi a partire dal 1750, quando pubblicò a Napoli gli Euclidis elementa quinque postrema solidorum scientiam continentia,quibus velut elementum aliud adiectus est F. Flussatis liber de solidorum regularium cuiuslibet intra quodlibet comparatione.
Ponendosi nel solco della tradizione esegetica euclidea l'opera tenta di fornire una trattazione più breve, ed insieme più sistematica e intrinsecamente certa, della geometria solida. Vengono considerati i libri XIXV degli Elementi del geometra alessandrino, ristrutturandoli con l'aggiunta di alcune proposizioni di Cristoforo Clavio e di un ulteriore libro di Francesco Flussate sul confronto tra solidi.
In seguito il C. proseguì regolarmente nel suo lavoro, pubblicando nel 1751 e 1752, sempre a Napoli, gli Archimedis theoremata de circuli dimensione,sphoera et cylindro,aucta ac faciliori methodo demonstrata,quibus accedunt theoremata Architectis perutilia de novis solidis sphoeroidalibus, e gli Elementa matheseos. Tomus primus qui Geometriam planam,seu priores sex libros Euclidis breviter demonstratos complectitur; quest'ultimo libro mira a perfezionare l'esposizione euclidea già avviata con la prima opera.
I tre lavori ebbero favorevole accoglienza e una certa risonanza anche all'estero, come mostrano le notizie datene dalla contemporanea Storia letteraria d'Italia dello Zaccaria e dal Journal des sçavans. Essi inoltre misero in luce l'autore presso il governo borbonico, che volle valersi della sua competenza: già dal 1753 il C. insegnò matematica, probabilmente in un istituto religioso, e nel 1754 Carlo di Borbone lo nominò professore nella R. Accademia di marina e presso il corpo volontario di artiglieria. D'allora, per molti anni, vi prestò la sua opera, continuando a scrivere libri che, se non presentano novità concettuali di rilievo, con la loro sobrietà e chiarezza espositiva contribuirono a svecchiare la cultura matematica nel Regno di Napoli e facilitarono l'apprendimento alle giovani generazioni; questo carattere della sua produzione non è incidentale: il C. lo perseguì in modo pienamente consapevole, ed in diversi luoghi delle sue opere lo presenta come loro intrinseco motivo di giustificazione.
Il corso completo dei manuali matematici del C., alcuni dei quali costituivano la versione italiana di quelli latini già citati, comprese in tutto otto parti e fu pubblicato a Napoli a partire dal 1759 col titolo Elementi di matematiche. Con gli anni, le sue mansioni di docente nella scuola di artiglieria l'indussero a scrivere anche un manuale di balistica (Elementi dell'artiglieria, 2 voll., Napoli 1773) e uno sulle tecniche di fortificazione (Elementi dell'architettura militare, 6 voll., Napoli 1776). La sua produzione del periodo successivo mostra un ampliamento della tematica originaria, a partire dai Trattati del calcolo differenziale e del calcolo integrale per uso del regale collegio militare (Napoli 1786), scritti in collaborazione con un ex alunno, Vincenzo Porto, per giungere ad uno scritto sul parafulmine, tra i primi apparsi in Italia sull'argomento (Memoria pel conduttore elettrico che si pensa di mettere sulla cupola del tesoro di S. Gennaro, Napoli 1786), ed al Trattato d'astronomia (4 t., Napoli 1782-94). A queste opere sono da aggiungere gli Opuscoli stampati nel 1789, comprendenti otto brevi scritti d'argomento matematico, astronomico e geodetico, un Trattato della geometria sferica edito nel 1795 e gli Elementi di geometria pratica del 1799, tutti pubblicati a Napoli.
Nel 1786 Ferdinando IV nominò il C. presidente della commissione d'esami per le scuole militari, e nel 1791 lo chiamò a corte affidandogli la preparazione matematica del figlio Francesco, duca di Calabria e futuro sovrano delle Due Sicilie.
Il C. morì a Napoli il 25 nov. 1800.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 9265: G. M. Mazzucchelli, Gli Scrittori d'Italia, ff. 437v-438v; Journal des sçavans, 1751, pp. 759, 822; 1785, p. 49; F. A. Zaccaria, Storia letter. d'Italia, XI, Modena 1757, pp. 51, 60 s.; Biogr. degli uomini illustri del Regno di Napoli, IX, Napoli 1830, p. 35; C. Minieri Riccio, Memoriestoriche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 85; F. Amodeo, Dai fratelliDi Martino a V. C., in Atti dell'Acc. Pontaniana, s. 2, VII (1902), pp. 49 ss.; B. Croce, La Rivoluz. napoletana del 1799, Bari 1926, p. 18; I. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörtebuch zur Gesch. der exacten Wissenschaften, I, p. 375.