VITTIMA
. È l'animale destinato al sacrificio. Nei rituali delle varie religioni è prescritto che esso sia sano, immune da difetti fisici e talora integro (non castrato) e intatto (non sottomesso al lavoro); e che la specie, l'età, il colore siano conformi alla divinità alla quale il sacrifizio è diretto.
La vittima deve essere resa atta al sacrifizio mediante una lustrazione e una consacrazione che la santifichi (orzo, burro, olio, mola salsa) assimilandola in qualche modo alla divinità: questa consacrazione è resa visibile dall'ornamentazione: doratura delle corna, festoncini di fiori, gualdrappe. La santità acquisita dalla vittima con questa cerimonia preliminare è talora intesa in sì alto grado che uccidere la vittima diventa un sacrilegio, da cui il sacrificante si scagiona o chiedendo perdono alla vittima stessa o fuggendo dal luogo del sacrifizio o intentando un processo all'arma che ha colpito, ecc.
Questa consacrazione preliminare non è necessaria se l'animale è già sacro di sua natura perché totem, o se è carico di sacralità negativa come vittima espiatoria.
Quando non è possibile immolare la vittima prescritta, i rituali ammettono la sostituzione con una vittima artificiale foggiata di pasta o di altra materia, specialmente se si tratta di una vittima umana, nel qual caso si sostituiscono fantocci di vimini, di lana o capi d'aglio appesi ad alberi (oscilla).
Per la vittima nei sacrifizî di Grecia e di Roma, v. sacrifizio: Grecia; Roma.