VITTORE II papa
Alla morte di papa Leone IX (19 aprile 1054) segue circa un anno d'interregno dovuto anche al fatto che i più attivi collaboratori di Leone IX nella sua opera politica contro i Normanni e religiosa a favore della riforma (Umberto di Silvacandida, Federico di Lorena, Ildebrando) erano assenti da Roma. Nel settembre 1054 Enrico III di Germania, a Magonza, d'accordo col clero romano, offre la tiara a Gebeardo, dal 1042 vescovo di Eichstätt e oppositore della politica indipendente di Leone IX. Le trattative si conclusero nel marzo 1055 a Ratisbona, e il 13 aprile dello stesso anno il vescovo di Eichstätt fu consacrato papa col nome di Vittore II. Quando Enrico III scende in Italia per offrire il promesso appoggio contro i Normanni, V. va incontro all'imperatore a Firenze dove il 4 giugno 1055 si tiene un concilio di oltre 100 vescovi, che mostra in V. la volontà di proseguire l'attività riformatrice di Leone IX pur rimanendo, a differenza di Leone, strettamente legato all'imperatore. Il quale abbandonò l'Italia lasciando indisturbati i Normanni e concedendo al papa - suo vicario per l'Italia centrale - il ducato di Spoleto e la marca di Fermo. Nel settembre 1056, dopo un breve viaggio in Abruzzo, V. si reca in Germania presso Enrico III e lo assiste al letto di morte (5 ottobre 1056) e quindi spiega attiva opera soprattutto alle diete di Aquisgrana e di Colonia perché il giovanissimo figlio di Enrico, Enrico IV, sia riconosciuto dai grandi e dai vescovi tedeschi. Tornato in Italia, il 18 aprile 1057 V. raduna un concilio al Laterano, poi ritorna in Toscana dove muore, ad Arezzo, il 28 luglio 1057. Aveva da poco regolato la successione abbaziale di Montecassino, facendo eleggere abate Federico di Lorena. L'opera riformatrice di V. fu attivamente perseguita dai suoi legati (fra i quali Ildebrando) in numerosi concilî tenuti in Francia (si ricorda quello di Tolosa del settembre 1050) e anche in Spagna.
Bibl.: Liber Pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Parigi 1892, p. 277; J. Gay, Les papes du XIe siècle, ivi 1926, p. 168 segg.; P. Kehr, in Abh. d. Berliner Akademie, 1930, p. 57 segg.; A. Fliche, La réforme grégogienne, I, Lovanio 1924, passim.