ACCORAMBONI, Vittoria
Figlia di Claudio e di Tarquinia Paluzzi Albertoni, nacque a Gubbio il 15 febbr. 1557. Trasferitasi a Roma durante l'infanzia, abitò nel palazzo della famiglia materna. Ben presto nota per la sua bellezza (Gerolamo Catena le dedicò i suoi esametri latini), pare si sia dedicata alla poesia, secondo quanto affermano il Quadrio e il Mazzuchelli, notizia però negata dallo Gnoli. Sposò a sedici anni Francesco Peretti, nipote del cardinale Felice di Montalto, il futuro Sisto V, del quale aveva assunto il cognome (suo padre era infatti Giambattista Mignucci). Lo strumento dotale, per la somma di 5000 scudi, fu rogato il 10 giugno di quell'anno, nella chiesa di S. Maria della Corte (demolita nel 1594). L'A. divenne, però, ben presto l'amante di Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano (uxoricida di Isabella de' Medici). Nella notte dal 16 al 17 apr. 1581 il marito Francesco, tratto in agguato nel giardino degli Sforza a Magnanapoli, alle pendici del Quirinale, fu assalito da sicari dell'Orsini, tra cui era uno dei fratelli di Vittoria, Marcello, e assassinato. Il matrimonio clandestino tra l'A. e l'Orsini, celebrato poco tempo dopo, fu dichiarato nullo dalla Curia. Due monitori ingiunsero all'A. di non contrarre nuove nozze senza licenza scritta papale, e di restare confinata nella casa paterna. Gregorio XIII ordinò, alla fine del 1581, l'arresto dell'A. per la trasgressione di quest'ultima imposizione, facendola rinchiudere nelle carceri di Corte Savelli, poi nel monastero di S. Cecilia, infine nel Castel S. Angelo. Fu liberata alla fine del 1582 ed esiliata a Gubbio. Nel febbraio 1583 ottenne il permesso di rientrare a Roma e l'annullamento dei due monitori. Nel settembre di quell'anno si trasferì a Bracciano, dove il 10 settembre ripeté il matrimonio con l'Orsini. Un nuovo processo, causato dallo scandalo suscitato in Roma dalla notizia, annullò anche questo matrimonio. Dopo la morte di Gregorio XIII gli amanti rinnovarono il vincolo matrimoniale in Roma, ma, divenuto pontefice il cardinale di Montalto, dovettero riparare a Bracciano, poi a Loreto, a Urbino e a Pesaro. Successivamente imbarcatisi su di una nave inviata dalla Repubblica veneta, giunsero a Venezia, e di qui a Padova, donde proseguirono per Salò sul Garda. Ammalatosi improvvisamente (si disse avvelenato da Francesco de' Medici), l'Orsini dispose per testamento un ampio lascito all'A., con la clausola che gli eredi Orsini avrebbero dovuto soddisfare ogni altra richiesta della moglie. A Salò l'Orsini morì il 13 nov. 1585. L'A. tornò allora a Padova, dove entrò in possesso dei beni mobili del marito. Ma il 22 dic. 1585 fu uccisa nel suo appartamento di Padova dai sicari assoldati dal cugino del duca, Lodovico Orsini, fattosi protettore del nipote Virginio, nato dalle prime nozze di Paolo Giordano. A sua volta la Repubblica veneta fece giustiziare l'Orsini e i suoi bravi. I cittadini di Padova posero una lapide in memoria dell'uccisa, a cui Roma rispose con un oltraggioso epitaffio.
La vita dell'A. e la sua tragica fine ispirarono J. Webster per la sua tragedia The White Devil (1612), lo Stendhal, il Crépet, il Capranica e il vicentino G. B. Roselli. È da ricordare inoltre il romanzo di J. L. Tieck (1840), tradotto più tardi in italiano dal Furzi. Anche il Guerrazzi ebbe l'idea di far seguire al romanzo Isabella Orsini un racconto della vita di Vittoria Accoramboni.
Fonti e Bibl.: Anonimo, Il miserabile compassionevol caso successo nella Città di Padova, con li nomi, et cognomi delli Morti, condennati a assoluti, et il tempo della condemnatione, Padova s. d. (1585?]; F. Rosset, Les histoires tragiques de notre temps, Lyon 1643, pp. 311-342; F. G. Adry, Histoire de la vie et de la mort de V. A., Paris 1807; V. A. Odorici, V. A. nipote di Sisto V, s. l. 1861; A. Reumont, V. A., in Arch. stor. ital., n. s., XV (1862), pp. 138-142; D. Gnoli, Vita di V. A., Firenze 1890; B. Capogrossi Guarna, Ricordi storici della famiglia Accoramboni, Roma 1896, pp. 63-67; E. Martinengo-Cesaresco, Lombard Studies, London 1902, pp. 131-157; L. v. Pastor, Storia dei Papi, IX, Roma 1925, pp. 780-781; X, ibid. 1928, pp. 35, 59; G. Brigante Colonna, La nepote di Sisto V, Milano 1936.