TARQUINI, Vittoria
Nacque il 3 marzo 1670 a Venezia, nella parrocchia di S. Pantalon, figlia di Andrea e di Giustina Corner. Una sorella maggiore, Rosana, cantò da seconda o terza donna in opere di Giovanni Legrenzi nel teatro di S. Luca a Venezia nel 1682, 1683 e 1684, e dal 1689 al 1694 a Dresda, maritata Santinelli. Sono noti i nomi di altre due sorelle: Cornelia, maggiore di Vittoria, e Caterina, nata il 22 giugno 1678; non si sa se cantassero, né si hanno notizie della formazione musicale di Vittoria e Rosana.
Il grosso della carriera teatrale di Vittoria, dal 1693 al 1710, si svolse a Napoli, indi a Firenze: qui fu la cantante prediletta dell’erede al trono di Toscana, Ferdinando de’ Medici. Fu acclamata come prima donna in opere di Carlo Francesco Pollarolo, Alessandro Scarlatti e Giacomo Antonio Perti; a Napoli creò l’eroina eponima nel Trionfo di Camilla regina de’ Volsci di Silvio Stampiglia (dicembre 1696), musica di Giovanni Bononcini, dramma fortunatissimo e longevo. Ma la durevole fama della cantante tra gli storici della musica è collegata in primis alla persona di Georg Friedrich Händel: sia la biografia di John Mainwaring (1760), sia una lettera di Sofia del Palatinato, consorte dell’elettore di Hannover (14 giugno 1710; Burrows et al., 2013, p. 182), alludono a una liaison che il compositore sassone avrebbe avuto con la cantante all’epoca del viaggio in Italia.
Tarquini, nei libretti e nei carteggi spesso soprannominata «La Bombace» o «La Bambagia» (incerta l’origine del nomignolo), cantò quattordicenne nel piccolo teatro di S. Angelo a Venezia nella stagione 1684-85, probabilmente in opere di Giovanni Varischino e Giovanni Domenico Freschi (Glixon, 2016, p. 387). Parecchi mesi più tardi, in nome della ragazza, il genitore sporse al Consiglio dei dieci, la massima magistratura della repubblica, una denuncia per stupro contro ignoti (ibid.). Per il carnevale 1688 Vittoria, ormai diciottenne, cantò da prima donna nel teatro più lussuoso della città, il S. Giovanni Grisostomo, Giunia nell’Orazio di Giuseppe Felice Tosi e Angelica nel Carlo il grande di Domenico Gabrielli. Fu quella la stagione del primo viaggio di Ferdinando de’ Medici, che grazie a Vincenzo Grimani, uno dei proprietari del teatro, poté fare la conoscenza della cantante (Saunders, 1985, pp. 322 s.).
Nel giugno seguente, accompagnata dalla sorella Cornelia, partì da Venezia alla volta di Hannover per cantare nel nuovo teatro di corte, scritturata forse su proposta di Agostino Steffani, maestro di cappella di fresca nomina del duca di Braunschweig, Ernesto Augusto. La prima opera data nella nuova sala, l’Henrico Leone di Ortensio Mauro e Steffani, fu varata alla fine di gennaio 1689. Poco prima, l’8 gennaio, aveva sposato il maître des concerts francese, Jean-Baptiste Farinel (Farinelli): non è escluso che lo avesse incontrato a Venezia fin dal 1685, in occasione d’un soggiorno del duca per la stagione di carnevale (il violinista era tra i musicisti al seguito del sovrano; cfr. Glixon, 2016, p. 390). Per l’opera dell’inverno 1690 (La superbia d’Alessandro di Steffani) Vittoria fu raggiunta a Hannover dalla sorella Rosana, prestata dall’elettore di Sassonia (Fürstenau, 1861, p. 306 s.).
Intorno al 1691 Tarquini ritornò a Venezia (non si sa se sola o col marito), e in Venezia nacque, probabilmente nel 1692, il figlio Giorgio Luigi, battezzato con i nomi del principe di Hannover che sarebbe poi asceso al soglio britannico come Giorgio I. Nella stagione 1692-93 tornò sulle scene del S. Giovanni Grisostomo, prima donna nella Forza della virtù di Domenico David e del Pollarolo. Nel 1693, in una ripresa ferrarese del Lisimaco di Giacomo Sinibaldi e Bernardo Pasquini, il nome della «signora Vittoria Farinelli veneziana», senza indicazione del protettore, compare in una compagnia di cantanti di prima grandezza patrocinati dai duchi di Modena e Mantova e dal principe di Toscana. In corso d’anno approdò a Napoli: in novembre, nel teatro di S. Bartolomeo, comparve nel Flavio Cuniberto di Scarlatti (cfr. Lindgren - Murata, 2018, pp. 122, 125 s., 128); fino al 1698 cantò da prima donna in opere e serenate promosse sotto il governo dei viceré Santisteban e Medinaceli. Con Scarlatti, autore di parecchie di tali partiture, collaborò poi anche dopo essere passata al teatro di Pratolino del principe di Toscana, Ferdinando.
C’è chi ha sostenuto che la Tarquini si trovasse a Venezia all’epoca del secondo viaggio del principe in laguna, per il carnevale 1696 (Pieraccini, 1925): ma all’epoca Vittoria era molto probabilmente a Napoli, e soltanto due anni dopo fu arruolata nell’élite canora dell’erede di Toscana. Il viceré Medinaceli teneva un fervido carteggio col cardinal Francesco Maria de’ Medici, zio del principe: non è escluso che Vittoria si sia trasferita a Pratolino grazie ai suoi buoni offici. Certo è che col giovane Medici intrattenne poi un rapporto assai intimo. Dové entrare al suo servizio subito dopo aver concluso la stagione di carnevale a Napoli (11 febbr. 1698), giacché il 20 marzo Ferdinando firmò un ordine di pagamento per Vittoria per il «merito del virtuoso impiego del canto che presta nella mia corte» (così nel testamento della cantante; Arch. di stato di Venezia, Notarile, Testamenti, b. 1171, n. 294, 5 dic. 1744). A Firenze abitò nei pressi di palazzo Pitti, sotto lo stesso tetto del soprano Francesco De Castris (Checco, Cecchino), l’altro cantante di cui Ferdinando avrebbe frequentato le lenzuola. Nel 1703, in seguito ai puntigli e ai battibecchi insorti tra i due divi, il granduca regnante, Cosimo III, risolse d’imperio la disdicevole congiuntura: alla fin fine Tarquini restò in Firenze e De Castris fu mandato a Roma, rimanendo peraltro al servizio granducale (Kirkendale, 1993, pp. 440-445). In questi anni la cantante si produsse anche nel teatro di Livorno, protetto da Ferdinando, nonché alla corte farnesiana (La caduta de’ decemviri, 1699; libretto stampato a Parma, forse per un allestimento piacentino).
Händel avrà conosciuto Tarquini durante i suoi soggiorni fiorentini, nel 1706 o più probabilmente nel 1707, ma a differenza di quanto dice Mainwaring non l’ebbe per cantante nella sua prima opera italiana, il Rodrigo (più propriamente Vincer sé stesso è la maggior vittoria), data nel teatro cittadino del Cocomero, nell’autunno 1707. Non è impossibile che i due si siano incontrati anche a Venezia, dove spesso la cantante trascorreva il periodo di carnevale (a Pratolino l’opera si faceva d’autunno). Può darsi infine che nel 1707, tra primavera e inizio estate, fosse stata ospite dei Ruspoli nella villa di Vignanello, quando anche Händel vi soggiornò (Kirkendale, 2017, pp. 116-119).
Rare sono le testimonianze sul talento canoro di Vittoria. Giovanni Battista Operti, corrispondente sabaudo presso la corte di Napoli, ne lodò le doti sceniche ma trovò il suo canto «irregolare, non per mancanza d’arte, ma di petto, onde non è piacevole» (Griffin, 1983, p. 240 s.). Il 1º ottobre 1698 il cardinal Francesco Maria de’ Medici riferiva invece al viceré Medinaceli che a Pratolino «tra gl’altri è stata commendata con distinzione, sì per il canto come per l’azione, la Bombagia» (Toledo, Archivo Ducal de Medinaceli, Archivo histórico, filza 29). Dalle corrispondenze relative al teatro di Pratolino risultano malanni che a più riprese impedirono a Tarquini di prender parte alle prove o alle recite. Dai carteggi di Perti e di Scarlatti col principe e col librettista Antonio Salvi traspare la cura con cui poeta e musicisti modellavano le parti delle loro opere sulle doti e l’indole dei cantanti: per la Tarquini come eroina eponima della Rodelinda, per esempio, il drammaturgo richiedeva a Perti un’aria «patetica sì ma con tali note che muovano compassione, tenerezza e pianto» (lettera del 19 luglio 1710, in Lora, 2016, pp. 504 s.). A loro volta le lettere di lei a Perti documentano un’intesa assai calorosa, che durò almeno fino al 1720 (Bologna, Museo della Musica, P.144.144): gli fece spesso visita in Bologna, in viaggio da e per Venezia, e in qualche caso il compositore le affidò le partiture delle opere da recapitare al principe.
Nel 1708 fu coniata una medaglia in onore di Vittoria, col motto «supereminet omnes», allusione alla Didone virgiliana paragonata alla dea Diana (Aeneis, I, 498-501; a Napoli la cantante aveva impersonato l’eroina della Didone delirante di Scarlatti nel maggio 1696). La medaglia, non firmata, è attribuita a Massimiliano Soldani, scultore fiorentino che aveva già inciso medaglie in onore di Cristina di Svezia e di Vittoria della Rovere, l’ava di Ferdinando (Glixon, 2016, pp. 395 s.).
Le ultime apparizioni di Tarquini in scena furono probabilmente nella Rodelinda di Salvi e Perti, a Pratolino nel settembre 1710 (lo stesso dramma fu poi musicato da Händel a Londra quindici anni più tardi). Ormai stremato dalla sifilide contratta in Venezia nel 1696 (Pieraccini, 1925), il principe cessò le attività teatrali e si ritirò a vita privata (morì nel 1713). Tarquini se ne tornò a Venezia e si stabilì nella casa presso S. Maria Formosa che aveva preso in affitto dopo il 1705.
Morì a Venezia nel 1746. Il marito, il violinista Farinelli, l’aveva raggiunta in Laguna dopo l’accessione di Giorgio I al trono (1714), del quale fu l’agente veneziano fino al marzo 1720; era morto il 15 dicembre 1725 (Glixon, 2016, p. 397).
J. Mainwaring, Memoirs of the life of the late George Frederic Handel, London 1760, pp. 50, 53 (trad. it. Memorie della vita del fu G.F. Händel, a cura di L. Bianconi, Torino 1985, pp. 32 s.); M. Fürstenau, Zur Geschichte der Musik und des Theaters am Hofe zu Dresden, Dresden 1861, pp. 295, 306 s., 310 (per Rosana T. Santinelli); G. Fischer, Musik in Hannover, Hannover 1903, p. 7; G. Pieraccini, La stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, II, Firenze 1925, rist. 1986, p. 723; Th.E. Griffin, The late baroque serenata in Rome and Naples, I, diss., Univ. of California, Los Angeles 1983, ad ind.; H.S. Saunders, The repertoire of a Venetian opera house (1678-1714): the teatro Grimani di S. Giovanni Grisostomo, diss., Harvard Univ., Cambridge, Mass., 1985, pp. 21, 322 s., 453, 455; R. Strohm, Essays on Handel and Italian opera, Cambridge 1985, ad. ind.; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the principate of the Medici, Firenze 1993, ad ind.; C. Timms, Polymath of the baroque: Agostino Steffani and his music, New York, 2003, pp. 46, 51, 54-58, 68, 128; F. Fantappiè, «Un garbato fratello et un garbato zio». Teatri, cantanti, protettori e impresari nell’epistolario di Francesco Maria Medici (1680-1711), diss., Univ. di Firenze, 2004, I, pp. 31, 76, 118, 121, 141-147, 164, 169 s., 176, 215 s., 280 s., 290; II, pp. 325, 608, 635, 637, 644 ss., 673, 702, 791, 806; M. Bizzarini, L’epistolario inedito di Apostolo Zeno, in Studi musicali, XXXVII (2008), pp. 139 s.; C. Vitali, T., V., in The Cambridge Handel Encyclopedia, a cura di A. Landgraf - D. Vickers, Cambridge 2009, pp. 630 s.; L. Spinelli, Il principe in fuga e la principessa straniera. Vita e teatro alla corte di Ferdinando de’ Medici e di Violante di Baviera (1657-1731), Firenze 2010, pp. 112, 127, 168; George Frideric Händel: collected documents, a cura di D. Burrows et al., Cambridge 2013, ad ind.; J.M. Domínguez Rodríguez, Roma Nápoles Madrid. Mecenazgo musical del duque de Medinaceli, 1687-1710, Kassel 2013, ad ind.; G. Giovani, Tra mondanità e ufficialità. Ancora sulla prima visita a Venezia del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, in Firenze e la musica. Fonti, protagonisti, committenza, a cura di C. Bacherini - G. Sciommeri - A. Ziino, Roma 2014, pp. 318 ss., 322; L. Delpech, Frantzösische Musicanten. Musique et musiciens français en Basse-Saxe et en Saxe (1666-1733), diss., I, Texte, Univ. de Poitiers, 2015, pp. 116, 118, 161, 170, 192 s., 203; II, Annexes, p. 30; T. Megale, Vestire la scena: il sarto Lorenzo Gabbuggiani e lo spettacolo mediceo tra Sei e Settecento, in Comunicazioni sociali, n.s., XXXVII (2015), pp. 247 s.; B. Glixon, “Supereminet omnes”: new light on the life and career of V. T., in Händel-Jahrbuch, LXII (2016), pp. 401-414; F. Lora, Nel teatro del Principe. I drammi per musica di Giacomo Antonio Perti per la Villa medicea di Pratolino, Bologna 2016, ad. ind.; U. Kirkendale, Georg Friedrich Händel, Francesco Maria Ruspoli e Roma, Lucca 2017, ad ind.; L. Lindgren - M. Murata, The Barberini manuscripts of music, Città del Vaticano 2018, ad ind.
Si ringraziano José María Domínguez e Francesca Fantappiè per le informazioni fornite.