FILIPPI, Vittorio Antonio
Nacque il 23 dic. 1669 a Cavallermaggiore (Cuneo), terzo dei sei figli del conte Giovanni Battista.
Le sorti del F. appaiono legate fin dall'inizio a quelle del ramo cui apparteneva Eugenio di Savoia, di soli sei anni più anziano di lui. Non è noto come e quando il F. entrasse definitivamente al suo servizio né in quali circostanze si trasferisse a Vienna, dove Eugenio risiedeva sin dal 1683, in qualità di comandante supremo dell'esercito imperiale. Le vicende del F. in ogni caso, furono analoghe a quelle di non pochi altri cadetti dell'aristocrazia sabauda, indotti, anche per motivi economici, a cercare impieghi, soprattutto militari, presso altre corti, in particolare presso quelle del mondo germanico. Al servizio di Eugenio il F. abbracciò la carriera delle armi, seguendolo nelle molte campagne da lui condotte in tutta Europa. Divenuto colonnello-proprietario del reggimento di dragoni "Margravio di Bayreuth", prese parte alla guerra austro-turca del 1716-17 e, su incarico di Eugenio, provvide a stendere i preliminari della resa di Temesvár. Nel 1723 l'imperatore Carlo VI lo promosse al grado di sergente generale di cavalleria e nell'ottobre 1724 lo incaricò di scortare da Traiskirchen a Vienna l'ambasciatore del bey di Tripoli.
Gli anni che precedettero lo scoppio della guerra di successione polacca videro a Vienna una ripresa d'influenza politica da parte del principe Eugenio, le cui fortune erano venute negli ultimi tempi declinando. Su sua indicazione, al F. fu così affidata, nel 1730, un'ambasciata straordinaria presso la corte sabauda, nel momento stesso in cui si consumava il drammatico e romanzesco episodio dell'abdicazione e della tentata ripresa del potere da parte di Vittorio Amedeo II.
Accanto ai contenuti politici, la missione aveva anche risvolti privati: come procuratore del principe, infatti, il F. doveva occuparsi delle vicende relative all'eredità Savoia-Soissons, contesa fra Eugenio e la nipote Anna Vittoria. Le vere e proprie trattative diplomatiche ebbero inizio nel novembre 1731, allorché il F. ritornò a Torino dopo essere stato per breve tempo richiamato a Vienna. L'obiettivo dell'imperatore e di Eugenio era quello di giungere ad un'alleanza con la corte sabauda, in modo da fronteggiare le ambizioni della regina di Spagna Elisabetta Farnese, che mirava a ristabilire, a vantaggio dei propri figli, l'egemonia della Corona iberica sulla penisola. Tale alleanza doveva essere di carattere difensivo e garantire reciproca assistenza diplomatica e militare in caso di aggressione da parte delle potenze borboniche. Il Piemonte avrebbe dovuto riconoscere la prammatica sanzione del 1713, che assicurava alla figlia di Carlo VI, Maria Teresa, la successione nei domini ereditari asburgici; in cambio, l'Austria avrebbe sostenuto, presentandosene l'occasione, i diritti sabaudi sul trono spagnolo, e avrebbe provveduto a regolare le annose questioni relative ai confini con la Lomellina e ai feudi imperiali delle Langhe.
Il progetto presentato dal F., tuttavia, fu giudicato insoddisfacente dal governo di Torino, che reputò troppo modeste le contropartite offerte dall'Impero: il riconoscimento della prammatica sanzione, infatti, avrebbe comportato la rinuncia da parte sabauda ai diritti - remoti, ma pur sempre rivendicati - alla successione asburgica. Nella primavera del 1732, però, una temuta invasione spagnola ai danni della Sardegna parve rilanciare la trattativa portata avanti instancabilmente dal Filippi.
Egli, infatti, basandosi su quelle che, ufficiosamente, sembravano essere le richieste sabaude e agendo, ovviamente, di concerto col governo di Vienna e col principe Eugenio, propose nuovamente la regolamentazione delle questioni riguardanti i confini e le fortificazioni delle terre cedute nel 1703 e la cessione dei feudi imperiali delle Langhe, escludendo, però, dalla trattativa, il marchesato di Finale, venduto dall'Austria a Genova nel 1713. La mancata cessione del marchesato ligure, tanto agognato dai Savoia, e l'irritazione per l'atteggiamento del governo austriaco riguardo al diritto di fortificazione delle province acquisite col trattato del 1703 - diritto, che, secondo il governo sabaudo, il trattato stesso riconosceva al Piemonte - portarono Carlo Emanuele III a respingere ancora le istanze del F. e a promuovere i lavori di difesa delle terre in questione.
A questo punto, nonostante la mediazione inglese e gli sforzi del F., le trattative fra Vienna e Torino giunsero a un punto morto, mentre il marchese d'Ormea, segretario agli Esteri del governo sabaudo, cominciò a considerare la possibilità, prospettatagli da Parigi, di una negoziazione franco-sabauda al fine di stringere un patto di alleanza. Così, nonostante le assicurazioni della corte sabauda riguardo l'inesistenza di tale ipotesi e le crescenti preoccupazioni del F., che non esitava del resto a darne parte anche a Vienna, sempre ferma sulle sue posizioni, il 26 sett. 1733 fu firmato a Torino il trattato d'alleanza francosabaudo. Il 14 ottobre, poi, fu comunicata al F. la dichiarazione di guerra, mentre il 22 ottobre gli fu ingiunto di lasciare il Piemonte.
Ma l'esito della missione a Torino non danneggiò la carriera del Filippi. Nel 1733 egli infatti venne nominato tenente generale feldmaresciallo e con tale grado combatté contro i Francesi accanto al principe Eugenio. Ad Eugenio, del resto, egli rimase vicino fino all'ultimo, curandone gli interessi e fungendo da suo procuratore e rappresentante, soprattutto negli ultimi anni di vita del condottiero sabaudo, segnati dal declino fisico e dalla malattia.
Nel 1735 il F. divenne generale di cavalleria e un anno dopo ottenne il comando generale della cavalleria austriaca in Ungheria. Raggiunse il culmine della carriera con il grado di generale feldmaresciallo concessogli nel 1737; con questo grado combatté contro i Turchi, conquistando le fortezze di Nissa e di Ussitza. In seguito a questi notevolissimi successi militari l'imperatore, sempre nel 1737, gli affidò il comando generale di tutta l'armata di stanza in Ungheria, mentre fra il 1738 e il 1739 gli ridiede il comando generale della cavalleria presente sul territorio magiaro.
Quest'ultimo incarico militare fu, però, esercitato dal F. per breve tempo: il 24 ott. 1739, infatti, morì a Vienna dopo una breve malattia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Arch. di Corte, Negoziazioni, Austria, mazzo 12, fasc. 18; mazzo 2 d'addizione, fasc. 3; Ibid., Lettere diverse Real Casa, Lettere Principi diversi, Lettere Principi Savoia Carignano Soissons, mazzo 73, fasc. 17; Ibid., Principi del Sangue, Principi di Carignano Soissons, mazzo 5, fasc. 19, 21, 22; L. A. Muratori, Annali d'Italia, XII,Milano 1749, p. 187; M. Foscarini, Storia arcana, a cura di T. Gar, in Arch. stor. ital., V (1843), pp. 199 s.; D. Carutti, Storia del regno di Carlo Emanuele III, Torino 1859, I, pp. 30 s.; 52 s.; M. Gorino-Causa, Il maresciallo conte V. A. F., ambasciatore cesareo alla corte di Torino nel triennio 1730-33, in Comunicazioni della R. Deput. subalpina di storia patria, Sez. Cuneo, n. 13 (1935), pp. 35-66; G. Quazza, I negoziati austro-anglo-sardi del 1732-33, in Boll. storico-bibl. subalp., XLVI (1948), pp. 73-92; XLVII (1949), pp. 45-74.