ASCOLI, Vittorio
Nato a Genova il 25 nov. 1863, seguì a Roma gli studi universitari di medicina e si laureò nel 1888. Entrato nella clinica medica, diretta da G. Baccelli, sin dal principio si interessò della inalaria, argomento sul quale doveva poi raggiungere la massima competenza. Fra i suoi primi lavori infatti si nota: Sull'utilità dell'esame del sangue nella diagnosi della malaria,in Bullett. d. Soc. Lancisiana degli ospedali di Roma,XI (1891), pp. 103-178.
Seguì contemporaneamente la carriera ospedaliera e quella universitaria. Divenne primario degli ospedali di Roma nel 1896 e mantenne questo incarico per un decennio. Nello stesso tempo divenne aiuto di Baccelli nella clinica medica e qui ebbe l'incarico interno dell'insegnamento delle malattie del ricambio. In questo campo applicò a Roma le idee direttamente apprese alla scuola di von Noorden a Vienna.
In quegli anni pubblicò diversi lavori, e fra questi ricordiamo,quello Sulla emiatrofia della lingua,in Il Policlinico -Sez. medica,I, 4 (1894), pp. 14-19, 51-61., 159-176, e Della leucocitosi in gravidanza,in Bullett. d. Soc. Lancisiana degli ospedali di Roma,XVIII, 2 (1998), pp. 73-96.
Nel 1903 gli fu affidato l'incarico dell'insegnamento della patologia medica nella università di Roma, incarico rinnovato più volte fino all'anno 1909-10.
Nel 1910 vinse per concorso la cattedra di patologia medica di Pavia e qui, du-rante la prima guerra mondiale, avendo il grado di generale medico assimilato, organizzò e diresse il Collegio Ghislieri, che era stato trasformato in ospedale militare In quegli anni fu consulente medico
armata e incaricato della sovraintendenza della malaria nelle retrovie.
Nel primo decennio del secolo si mantiene vivo nelle sue pubblicazioni l'interesse per la malaria. Ne è documento un interessante lavoro sulle Successioni morbose della malaria,in Il Policlinico - Sez. medica, XI,7 (1904), pp. 493-549, ed un importante studio Sul pigmento malarico,ibid., XVII, 9 (1910), pp. 246-255, dove dimostra che il pigmento malarico, che egli ha isolato per primo in grande quantità allo stato di purezza, è ematina e che probabilmente la sua permanenza nel fegato e nella milza è causa di flogosi cronica.
Nel 1915 uscì a Torino la sua opera più importante, un vasto trattato su La malaria, di pp. 1127, nel quale sono sintetizzate le sue idee, frutto di anni di lavoro. In quest'opera egli formula il concetto che il fattore epidemico è in gran parte rappresentato dalle recidive; considera la febbre terzana maligna o tropicale, una terzana doppia subentrante; interpreta la febbre come effetto primo della ffistruzione dei merozoiti, ma subordinata alla capacità di determinare una crisi emolitica e alla suscettibilità individuale.
Con voto unanime dei 4 giugno 1917 la facoltà di medicina di Roma lo chiamò alla cattedra di clinica medica, come successore del Baccelli, e il 15 ottobre l'A. ne prendeva possesso. Si dedicò subito a riorganizzare la clinica, fornendola di numerosi laboratori e ambulatori, istituendo un reparto di isolamento e una scuola per infermiere. Fece costruire la biblioteca medica del Policlinico, inaugurata nel febbraio del 1925.
Ebbe in quegli anni numerosi incarichi ed onorificenze: presidente della Reale Accademia Medica di Roma dal 1921 al 1925, presidente della sezione malarica del Comitato d'igiene della Società delle Nazioni, presidente dell'ordine dei medici, membro dei Consiglio superiore di sanità.
Svolse una notevole attività anche nel campo della lotta antitubercolare, che sentì molto sul piano sociale: istituì una scuola auaperto e una colonia marina,a Civitavecchia e divenne presidente dei comitato romano per la lotta contro la tubercolosi.
Nel 1926 fi governo argentino, in occasione del III congresso nazionale di medicina, lo invitò a tenere un cielo di conferenze di perfezionamento sulla malaria. In quella occasione egli presentò un'importante relazione su La China e gli Alcaloidi,pubblicata in Revista Sud-Americana de endocrinologia, immunologia y quimioterapia, X,1 (1927), pp. 1-20.
Fu eletto "doctor honoris causa" all'università di Edimburgo e membro onorario delle Società mediche di Vienna e di Budapest. Fu tra i fondatori della università popolare di Roma e collaboratore dei Baccelli nella redazione dei Policlinico, fin quasi dalla sua fondazione, e, in seguito, direttore della sezione medica e redattore capo della sezione pratica. Nel 1920 assunse anche la direzione, tenuta fino alla morte, di Cuore e circolazione.Fu presidente dell'Associazione nazionale della stampa medica e vice-presidente della Associazione della Stampa medica latina.
Morì a Roma il 28 febbr. 1931.
Bibl.: V. A., in Cuore e circolazione, XV (193 1), pp. 111- 113; V. A., in La Presse médicale, XXXIX(1931), p. 596; V. A., in La Prensa médica argentina, XVII(1931), p. 1429; C. Frugoni, V. A., in Il Policlinico, sez. pratica, XXXVII (1931), p. 496; V. A., in La Riforma Medica, XLVII (1931), p: 395; M. Silvestri Leopenna, V. A., in Il giornale dei Diabetici, III(1953), pp. 47-50.