BACHELET, Vittorio
Nacque a Roma il 20 febbr. 1926 da una famiglia torinese di origini francesi (zona di Calais) stabilitasi in Piemonte, probabilmente durante il periodo napoleonico. Figlio di Giovanni Battista, tenente generale del Genio che si stabilì a Roma per ragioni di servizio, e di Maria Bosio, il B. era l'ultimo di sei fratelli (Caterina, Adolfo, Giorgio, Francesca, Paolo) di una famiglia profondamente cattolica e, d'altra parte, con radicate tradizioni di servizio nei confronti dello Stato. Iscritto già nel 1934 come "fanciullo" nelle file dell'Azione cattolica, ottenuta la maturità classica presso il liceo "Torquato Tasso" di Roma nel 1943, il B. frequentò i corsi della facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, dove si laureò nel novembre 1947 con una tesi in diritto del lavoro (relatore Lionello R. Levi) sui "Rapporti tra lo Stato e le organizzazioni sindacali". Assistente volontario di diritto amministrativo con Guido Zanobini, durante il decennio 1947-56 esplicò un'intensa attività nelle organizzazioni universitarie cattoliche: tra il 1948 e il 1950 fu segretario del consiglio superiore della FUCI e condirettore del periodico Ricerca con Alfredo C. Moro, collaborando altresì alla rivista dossettiana Cronache sociali. Sposatosi nel 1951con Maria Teresa (Miesi) De Januario, da cui ebbe due figli (Giovanni e Maria Grazia), tra il 1950 e il 1959 fu redattore capo e poi vicedirettore della rivista Civitas diretta da Paolo Emilio Taviani. Nel 1957 ottenne la libera docenza in diritto amministrativo e nel 1958 l'incarico per questa materia nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Pavia. Nominato vicepresidente dell'Azione cattolica nel 1959, ne divenne presidente per nomina papale tra il 1964 e il 1973.
Vinta la cattedra nel 1962, ricoprì l'insegnamento di diritto amministrativo nella facoltà di giurisprudenza dell'università di Trieste; nel 1968 venne chiamato a Roma ad insegnare scienza dell'amministrazione nell'università Pro Deo e poi nel 1974 nella facoltà di scienze politiche dell'università statale dove fu titolare prima di diritto pubblico dell'economia e poi di diritto amministrativo. Membro del Consiglio dei laici, del Comitato per la famiglia e vicepresidente della Commissione italiana Giustizia e pace, divenne consigliere comunale a Roma nelle liste democristiane nel 1976. Pochi mesi dopo venne designato membro del Consiglio superiore della magistratura dal Parlamento in seduta comune, organo di cui fu eletto vicepresidente. Ricoprì tale carica fino al 12 febbr. 1980, giorno in cui cadde vittima di un attentato terroristico nella sede della facoltà di scienze politiche nella quale continuava ad insegnare.
La produzione scientifica e l'attività pragmatica del B. costituiscono un tutto unico che esprime una vocazione "laica" ad operare religiosamente nel mondo. Un profondo umanesimo cristiano si univa, infatti, nel B. con un forte senso dello Stato, in un nesso inscindibile dove riferimento ai valori, accettazione della storicità e amore per il prossimo (anche se avversario) costituivano una testimonianza profonda del proprio credo. L'importanza del sociale nella sua concezione del mondo derivava indubbiamente dalla matrice cattolica con la consapevolezza della "costitutività" dell'individuo e delle sue organizzazioni intermedie per lo Stato. In ciò v'era anche il riconoscimento della peculiarità della situazione italiana di lungo e di breve periodo.
Già nella sua tesi di laurea il B. affrontò l'argomento della possibile istituzionalizzazione dei sindacati all'interno dell'ordinamento statuale sulla base di un'attenta analisi della teoria romaniana. In quest'ambito egli osservò in modo acuto la specificità italiana dove lo Stato con l'8 sett. 1943 si era praticamente sciolto e le organizzazioni della società civile e politica (partiti, sindacati, Chiesa, ecc.) erano divenute il perno su cui il nuovo ordine si era ricostruito (vedi anche Due viaggi dopo due guerre. Settembre 1943-agosto 1945, in Ricerca, I [1945], n. 10, p. 3). Il periodo resistenziale e - soprattutto - quello costituente, vissuto da un punto di osservazione privilegiato come quello romano, lo convinsero dell'importanza insostituibile dell'opzione democratica per lo sviluppo della persona umana e della necessità di tenere aperto un dialogo - pur nella distinzione precisa dei valori - con sistemi filosofici e politici estranei (Interesse per il comunismo, ibid., I [1945], n. 15, p. 1), in un rifiuto deciso di ogni integralismo spinto fino ad un cristiano olocausto (Amici di tutti, ibid., III [1947], n. 15, p. 1).
È su questa base di severo e limpido umanesimo, di cui si nutrì una parte della giovane classe politica cattolica, che deve essere analizzata la stessa opera giuridica del Bachelet. Durante il primo decennio di attivita scientifica i suoi interessi si concentrarono su temi inerenti il suo lavoro di laurea (L'organizzazione sindacale in regime collettivistico [1951] ora in Scritti giuridici, III, pp. 3-30), sui problemi della unità europea e sull'organizzazione amministrativa del Vaticano (L'organisation administrative du Saint-Siège et de la Cité du Vatican [1955], ibid., I, pp. 19-66). Tuttavia la sua attenzione per temi più globali emerse viva in questi anni sia nei suoi interventi su Cronache sociali e su Civitas, sia in alcune limpide rassegne sui convegni dell'Unione dei giuristi cattolici italiani che individuano nel dibattito allora sviluppato dall'intellettualità cattolica (da Moro a La Pira, da Fanfani a Dossetti) la riaffermazione di un umanesimo che riserva un ruolo fondamentale alle istituzioni statuali (Lo Stato moderno nel pensiero dei giuristi cattolici [1951], ibid., I, pp. 3-18 e Aspetti giuridici ed economici della riforma fondiaria [1952], ibid., III, pp. 31-50).
I lavori giuridici di maggior respiro verranno prodotti dal B. nel periodo 1957-66, in anni di intensi mutamenti politici, economici ed ecclesiali. Tra di essi spicca in primo luogo il volume su L'attività di coordinamento nell'amministrazione pubblica dell'economia (Milano 1957) con cui egli approfondisce il rapporto di "compenetrazione tra attività politica … e attività amministrativa", nella consapevolezza di come fosse delicato ed importante il nesso fra momento teleologico affidato alla scelta politica e quello attuativo attribuito all'amministrazione. In questo senso egli individuava l'importanza strategica dell'alta amministrazione, ma rifiutava categoricamente i miti della sua scissione drastica con la politica, risolvendoli nella prospettiva elastica di un rapporto fiduciario tra classe politica e grands commis.
Com'è stato osservato (L'amministrazione nella società complessa, a cura di G. Amato-G. Marongiu, Bologna 1982), nell'ambito di questo studio - a differenza che nella voce dedicata al Coordinamento sull'Enciciopedia del diritto (X, Milano 1962) - il B. non tenta di enucleare una nozione di coordinamento ex ante, ma la ricerca tra il concreto atteggiarsi del reale, sulla base del nesso politica-amministrazione e sul duplice profilo dell'efficienza e della garanzia di legalità (vedi su questo anche Profili giuridici dell'organizzazione amministrativa [1965], in Scritti giur., I, p. 179).
Su un primo piano, se coordinamento voleva dire, in sostanza, intervento efficace dello Stato al fine di rispondere alle domande della società civile in rapido sviluppo "secondo un criterio di maggiore razionalità e organicità", lo Stato sociale esigeva "un intervento coordinato nella vita economica", sciolto dai tradizionali controlli e garanzie e frutto di un'attività complessa di collegamenti della attività dei singoli con quella generale (v. L'intervento dello Stato nell'economia [1958], ibid., III, p. 357). Con quest'azione il B. riteneva si potessero integrare le caratteristiche dello Stato liberale con le esigenze di socialità ed uguaglianza. Egli si inseriva così nell'ambito dell'ampia discussione sulla "programmazione" che interessò in quegli anni una larga fetta della intellettualità italiana più impegnata.
Su un fronte più specificamente giuridico, l'altra esigenza fortemente sentita dal B. fu quella di colmare lo iato tra struttura democratica disegnata dalla Costituzione e realtà dell'amministrazione pubblica italiana. A questo proposito egli sostenne, nel corso di lezioni tenuto a Trieste, che "non vi è nella pubblica amministrazione, nel nuovo quadro costituzionale, altra investitura, altra vigenza che non sia quella che ha fondamento nella Costituzione stessa e nell'ordinamento che da essa unitariamente si svolge, anche se in forma variamente articolata" (Profili…, p. 184). Proprio in questa prospettiva può essere intesa la sua attività scientifica e pratica in questo specifico periodo: egli intervenne infatti su un arco tematico assai vasto che spaziava dai temi del diritto pubblico dell'economia (partecipazioni statali, ecc.) ai problemi dei contratti e delle garanzie giurisdizionali. Particolarmente notevole l'indagine su Disciplina militare e ordinamento giuridico statale (1962) dove il B. portò, oltre alla sua dottrina, anche le peculiari capacità di comprensione per i meccanismi di quell'istituzione derivate dalle tradizioni familiari. Si trattava di un argomento "limite", poiché in questo specifico caso "il punto di equilibrio fra autorità e libertà appare … fortemente dislocato nel senso dell'autorità" (Scritti giuridici, II, pp. 143 s.). Egli lo risolveva con il completo riconoscimento della subordinazione dell'ordinamento militare a quello statuale sulla base di quanto disposto dall'art. 52 della Costituzione. Una simile ispirazione è presente anche nell'ampio saggio su La giustizia amministrativa nella Costituzione italiana, Milano 1966, dove il B. sottolineava come con l'entrata in vigore della Costituzione fosse cominciata "una fase nuova anche nel nostro sistema di giustizia amministrativa" (Scritti giuridici, II, p. 517), e avrebbe raggiunto il suo apice nell'equilibrata valutazione sullo stato della ricerca e le prospettive di trasformazione razionale dell'amministrazione pubblica (vedi il saggio Evoluzione del ruolo e delle strutture della pubblica amministrazione, in Studi in onore di C. Mortati. Aspetti e tendenze del diritto costituzionale, II, Roma-Milano 1977, pp. 3-37). Il complesso della ricerca del B. si muove infatti sul piano delle istituzioni amministrative, utilizzando un parco metodologico molto vasto, che lo vede particolarmente attento ai progressi della scienza dell'amministrazione.
Ad una simile ricerca scientifica corrispose un'attività nell'Azione cattolica e nelle istituzioni, ferma nei principi, ma aperta alla convergenza e alla discussione. Scelto per la vicepresidenza dell'Azione cattolica da Giovanni XXIII nel 1959 e poi alla presidenza da Paolo VI nel 1964, egli rappresentò per quell'organizzazione una "rottura con il passato" (G. Maggi, p. 28), superando il collateralismo geddiano. La svolta del concilio Vaticano Il lo vide infatti in prima fila nel sostenere il nuovo ruolo dei laici nell'azione ecclesiale, rifiutando integralismi e tuttavia impegnandosi in battaglie considerate irrinunciabili come quella per l'unità della famiglia. In un periodo di crisi e di trasformazione dell'Azione cattolica all'interno della riqualificazione del collateralismo cattolico, il B. affermò che "non è il numero per il bell'effetto che fa, quello che ci interessa; ma il fatto che dietro ogni numero c'è un'anima che singolarmente interessa il Signore e il cui lavoro in comune arricchisce straordinariamente la Chiesa" (Rinnovare l'Azione cattolica per attuare il Concilio, in Coscienza, 1966, n. 5, pp. 137-145), individuando nella formazione della responsabilità il vero senso dell'azione dell'associazione.
Uomo sereno e problematico, schivo e coraggioso, il B. rappresentò fino all'ultimo - anche nel difficile ruolo di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura - la coscienza limpida di chi della vita fa un "servizio".
Fonti e Bibl.: Le opere giuridiche del B. sono state raccolte nei tre volumi di Scritti giuridici, Milano 1984 (per una traccia sinottica v. AA. VV., L'amministrazione in cammino. Una guida alla lettura degli scritti giuridici di V. B., Milano 1984). Gli scritti e discorsi del B. come presidente dell'Azione cattolica italiana sono stati raccolti a cura di M. Casella, Discorsi (1964-1973), Roma 1980. Vedi inoltre: L. Elia, L'opera di B. giurista e docente di diritto. Servire lo Stato attuando la Costituzione, in Coscienza, 1980, n. 4, pp. 18-20; F. Franchini, In ricordo di V. B., in Rass. di diritto civile, XXVI (1980), pp. 337-342; G. Marongiu, V. B. Una nuova idea dell'amministrazione, in Civitas, XXXI (1980), n. 7-8, pp. 37 ss.; AA. VV., V. B. Servire, a cura di G. Martina e A. Monticone, Roma 1981; AA. VV., V. B. un cristiano per il mondo, Roma 1982; G. Maggi, V. B., in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia 1860-1980, II, I protagonisti, Torino 1982, pp. 25-27 (con ulter. bibl.).