BARZONI, Vittorio
Nacque a Lonato (Brescia) il 17 dicembre 1767 e vi morì nel 1843, a 76 anni. Amante del progresso che sperava dalle riforme dei principi, si dichiarò subito nell'Eremita delle Alpi (1794) fieramente avverso alle dottrine dei filosofi francesi applicate dalla rivoluzione; ma più vivamente attaccò i Francesi quando vennero in Italia "con le tavole dei diritti dell'uomo nella sinistra e con lo staffile nella destra". Osò indirizzare un coraggioso rapporto allo stesso Bonaparte sullo stato dei paesi liberi d'Italia e sulla necessità che fossero fusi in una sola repubblica, indipendente da ogni tutela straniera.
Costretto a fuggire da Venezia, riparò a Vallombrosa, ospite del granduca, donde ritornò a Venezia dopo la pace di Campoformio. Trasferitosi poi a Vienna, fu accolto con simpatia nel mondo letterario e politico, ma per la sua opposizione a Napoleone fu fatto espellere; quindi si recò a Malta, dove esplicò tutta la sua attività di scrittore e di agente del governo inglese contro lo stesso Napoleone. Ritornato al suo paese, dopo la caduta dell'imperatore, constatò come il governo austriaco non fosse migliore di quello francese; si appartò quindi dalla politica dedicandosi alla letteratura. Nei molti suoi scritti rivelò cultura, ma non serenità storica.
Bibl.: Pagani, Elogio di V. Barzoni, letto all'ateneo di Brescia nel 1843; U. Papa, Vittorio Barzoni, Roma 1879; A. Benzoni, La vita di V. Barzoni lonatese, Bobbio 1908; U. Da Como, La Repub. Bresciana, Bologna 1926.