BENUSSI, Vittorio
Nacque il 17 genn. 1878 a Trieste da Bernardo (studioso di storia, e per molti anni direttore del locale liceo femminile) e Maria Rizzi. Fece gli studi secondari nella sua città natale e quindi gli studi filosofici nella università di Graz, dove fu allievo di Alessio von Meinong e dove conseguì la laurea in filosofia nel 1902. In quello stesso anno fu nominato bibliotecario nella I. R. Biblioteca di Stato di Graz. Tale ufficio gli consentì di stabilirsi in quella città, e di svolgervi una intensa attività di ricerca presso l'istituto di psicologia dell'università. Questo istituto era stato fondato dal Meinong, ma era stato successivamente da lui abbandonato alle cure prima di S. Vitasek, e dopo il 1904 dello stesso B., il quale in tal modo, pur senza un titolo ufficiale, lo diresse di fatto fino al 1918. Passato, al termine del conflitto mondiale, alle dipendenze dello Stato italiano, il B. fu assegnato all'università di Padova, dove tenne l'insegnamento della psicologia sperimentale, prima come professore incaricato, e dal 15 ott. 1922, in seguito a nomina conseguita con procedura straordinaria, "per chiara fama", come professore ordinario.
Morì improvvisamente, non ancora cinquantenne, il 24 nov. 1927.
L'attività scientifica del B. va nettamente distinta in due periodi: quello di Graz, e quello assai più breve di Padova. A Graz fu all'inizio fortemente influenzato dalle posizioni teoretiche del Meinong, il quale, partendo dalle osservazioni di C. von Ehrehfels sulle "qualità formali" (1894), aveva elaborato una complessa teoria sulla "produzione" delle rappresentazioni di forma, inserita in quella più ampia dottrina che il Meinong chiamò teoria dell'oggetto (Gegenstands-theorie). Il B. sviluppò le ricerche sulle rappresentazioni di forma, sul terreno sperimentale, con tutta una serie di indagini: studiando in ispecie il fenomeno da lui detto della "plurivocità formale", determinando i vari fattori da cui dipende l'entità dell'alterazione nelle illusioni ottico-geometriche, ottenendo col mezzo del movimento stroboscopico una forma cinetica per alcune delle principali illusioni ottico-geometriche, dimostrando la possibilità di riprodurre su basi tattili i fenomeni dello stesso movimento apparente stroboscopico, e scoprendo la cosidetta combinazione dei movimenti apparenti. Il complesso delle determinazioni sperimentali ottenute in queste ricerche, che erano state pubblicate separatamente, è, nella massima parte, riassunto in un breve lavoro intitolato Leggi della percezione inadeguata di forma del 1914, nel quale il B. enuncia la sua teoria sulle rappresentazioni di forma come rappresentazioni di origine asensoriale, contrapposte alle rappresentazioni di origine sensoriale (quali sarebbero ad esempio le percezioni cromatiche), e in cui egli prende polemicamente posizione contro la scuola della Gestalt che in quegli stessi anni si era venuta affermando a Berlino con M. Wertheimer, W. Koehler e K. Koffka.
Altre importanti indagini sperimentali di questo periodo riguardano il problema della chiarezza specifica e della saturazione specifica dei colori, e quello dei fattori che influenzano le nostre impressioni di peso. Nel corso di quest'ultima ricerca il B. studiò il fenomeno per cui, in occasione di una nostra operazione di confronto quantitativo fra due elementi percepiti, nella determinazione del giudizio, possono sostituirsi (a nostra insaputa, e quindi in forma inconscia) agli elementi che noi siamo persuasi di confrontare, altri del tutto estranei. Ma un rilievo tutto particolare presentano due altri campi di indagine affrontati dal B.: quello della percezione dei tempo, che egli studiò dapprima con alcune indagini di tipo molto particolare, e poi con una serie sistematica di esperienze i cui risultati sono consegnati nell'ampio trattato Psychologie der Zeitauffassung ("psicologia della percezione del tempo"), pubblicato a Heidelberg nel 1913, e rimasto ancor oggi la base per ogni successiva ricerca sulle impressioni di tempo; e quello dei sintomi respiratori della menzogna, che ha dato invece luogo a una brevissima memoria del 1914, in cui sono però contenute le basi sperimentali di quelle ricerche che un quarto di secolo dopo dovevano essere riprese e sviluppate negli Stati Uniti d'america, a proposito del Lie detector.
Poiché tutta la produzione del periodo di Graz è in lingua tedesca (ad eccezione di tre brevi comunicazioni in lingua italiana presentate al congresso internazionale di psicologia di Roma del 1905), il B., noto negli ambienti scientifici internazionali proprio per questa produzione, è stato considerato un esponente della psicologia tedesca: tanto più che èvisibile in questa sua produzione l'impronta di una formazione scientifica collegata agli ambienti psicologici centroeuropei del primo Novecento.
Quando egli si trasferì in Italia la sua attività assunse caratteri diversi. Egli condusse anche indagini sperimentali di tipo classico; in modo spedifico alcune ricerche particolarmente minuziose sulle basi psicofisiologiche della percezione batoscopica, effettuate sostituendo alle normali situazioni statiche dell'aploscopio situazioni cinetiche ottenute alternando con ritmo ottimale le singole stimolazioni luminose. Ma la maggior parte della sua attività fu assorbita da un altro genere di esperienze. A Padova egli disponeva di scarsi mezzi per attrezzare il laboratorio; ed anche in relazione a tali difficoltà egli programmò una serie di ricerche nelle quali il principale, anche se non l'unico, strumento doveva essere costituito non da molti, complicati apparecchi, ma dalle tecniche suggestive ed ipnosuggestive.
Il B. si era impratichito a Graz in tali tecniche (oltre che in quelle psicoanalitiche) e pensava di potere con esse esercitare una azione diretta sopra le più diverse situazioni psichiche di un soggetto, così da esaminare concretamente tali situazioni al modo stesso in cui si può esaminare e analizzare qualche cosa di materiale: cioè scomponendo, elidendo alcuni elementi parziali, rallentando un processo per poter meglio individuare singole fasi fuggevoli, eliminando particolari meccanismi inibitori normalmente agenti.
Con questa metodologia, da lui chiamata "analisi reale", il B. affrontò vari problemi di psicologia difficilmente aggredibili con altri procedimenti sperimentali. Così quello della autonomia funzionale emotiva (cioè, della indipendenza dei processi della vita emotiva da un materiale propriamente intellettivo), il problema dei meccanismi per i quali il pensiero, o anche la semplice rievocazione innestica, si sviluppa su basi associative unidirezionalmente senza regressioni, benché i nessi associativi di per sé siano tali da consentire una regredienza; quello della azione che elementi percettivi, benché eliminati suggestivamente dalla coscienza, possono continuare ad esercitare su altri contenuti coscienti; quello della natura degli stati psichici che danno luogo alla cosidetta estasi mistica.
L'impiego della suggestione e della ipnosi come strumenti di ricerca psicologica implicava tuttavia da un lato un approfondimento della conoscenza dell'intima natura delle modificazioni psicologiche operate dalla stessa azione ipnosuggestiva, dall'altro la elaborazione di un complesso di tecniche che consentissero di stabilire controlli obbiettìvi per le situazioni psicologiche prodotte. L'azione ipnosuggestiva in quanto tale provoca infatti, nel soggetto che la subisce, una particolare tendenza alla simulazione (simulazione per compiacenza), per cui le semplici descrizioni introspettive del soggetto non hanno, in questo tipo di esperienze, valore probativo. Il B. affrontò entrambi questi problemi, elaborando su basi sperimentali una teoria dei fenomeni ipnosuggestivi, ed ideando di volta in volta, per le varie ricerche, tecniche idonee di controllo obbiettivo. Così ad esempio per quelle esperienze con gli stati emotivi puri (ossia del tutto privi di qualsiasi riferimento oggettuale) su cui è fondata la sua tesi dell'autonomia funzionale emotiva, il B. riuscì a stabilire che la forma del comportamento respiratorio (registrato e calcolato in modo particolare) non solo era stabile per ciascuna situazione emotiva provocata, ma nel succedersi delle esperienze presentava variazioni dei tutto corrispondenti alle variazioni qualitative di quegli stessi stati; cosicché poteva essere stabilito, in base al solo esame del tracciato pneumografico, se ed in quale maniera un determinato stato si era - sotto l'azione suggestiva dello sperimentatore - realizzato.
Le indagini condotte dal B. con i metodi ipnosuggestivi gli consentirono di esaminare sperimentalmente e in modo diretto alcune delle conclusioni alle quali la psicoanalisi perviene soltanto - con procedimenti indiretti. Ai problemi di psicologia generale sollevati dall'esperienza psicoanalitica il B. si stava interessando negli ultimi mesi della sua vita. Alcune note da lui lasciate sulla psicoanalisi sono state pubblicate postume dagli allievi.
Fra i suoi scritti principali sono: Zur Psychologie des Gestakerfassens, in Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie, a c. di A. Meinong, Leipzig 1904, pp. 303-448; Ueber die Grundlagen des Gewichtseindruckes (Beiträge zur Psychologie des Vergleichens), in Arch. f. d. ges. Psych., Lipsia 1910, vol. 17, pp. 1-185; Psychologie der Zeitauffassung, ed. C. Winter, Heidelberg 1913; Die Atmungsymptome der Lüge, in Archiv für die gesamte Psychologie, XXXI (1914), pp. 513-542; Gesetze der inadäquaten Gestaltauffassung, ibid., XXXII (1914), pp. 395-420; Ueber Scheinbewegungskombination, ibid., XXXVII (1918), pp. 232-282; La suggestione e l'ipnosi come mezzi di analisi psichica reale, Bologna 1925; Suggestione e psicanalisi (postumo, a c. di S. De Marchi Musatti), Messina 1932.
Bibl.: K. Koffka, Zur Grundlegung der Wahrnehmungspsychologie. Eine Auseinandersetzung mit V. Benussi, in Zeitschrift für Psychologie, LXXXII (1919), pp. 11-90; C. Musatti, L'attività scientifica di V. B., in Arch. ital. di Psicologia, VI (1928), pp. 259-273; Id., Coscienza ed inconscio nelle ricerche sperimentali di V. B., in Riv. di psicologia, LI (1957). pp. 3-23.