SEGRE, Vittorio Dan
– Nacque a Rivoli (Torino) il 4 dicembre 1922 da Arturo e da Enrica Momigliano, detta Tina.
Come sappiamo dai suoi stessi libri autobiografici, Segre nacque in una famiglia ebraica abbiente, emancipata e assimilata: il padre, ufficiale di cavalleria durante la prima guerra mondiale, fu sindaco del paese di residenza (Govone, in provincia di Cuneo), mentre la madre si convertì al cristianesimo nel corso della seconda guerra mondiale. Con la crisi del 1929 la famiglia dovette però trasferirsi a Udine, perché Arturo si era impiegato nelle acciaierie Weissenfels – a Fusine in val Romana, presso Tarvisio –, una delle numerose proprietà del fratello Guido.
Espulso nel settembre del 1938 dal liceo Stellini a causa delle leggi razziali, Vittorio tornò a Torino per frequentare la scuola ebraica. Nel luglio del 1939 si imbarcò da Trieste alla volta della Palestina, dove avrebbe cambiato il proprio nome in Dan Avni, riscoprendo la propria fede religiosa, nelle forme di una moderna ortodossia. Sbarcato nel porto di Tel Aviv, trascorse un primo periodo nel kibbutz di Givat Brenner, dove conobbe Enzo Sereni. Dopo un periodo di studi alla scuola agricola di Mikveh Israel, nel 1941 si arruolò nell’esercito britannico, lavorando alle stazioni radio in lingua italiana di Gerusalemme e del Cairo. Nel 1944 tornò in Italia al seguito della Brigata ebraica, completando successivamente i propri studi con la laurea in giurisprudenza all’Università di Torino.
Dopo un breve periodo di lavoro alla Olivetti, rientrò in Israele per partecipare come paracadutista alla prima guerra arabo-israeliana (1948). Nel 1949 entrò a far parte del servizio diplomatico del neonato Stato israeliano e l’anno seguente fu nominato addetto culturale e successivamente all’ufficio stampa dell’ambasciata in Francia. Richiamato in patria perché ingiustamente sospettato, a causa di uno scambio di persona, di essere un agente sovietico, nel 1958 fu destinato al servizio esteri della radio governativa Kol Israel, dove prese l’iniziativa di aggiungere al palinsesto programmi in lingua swahili destinati agli abitanti dei Paesi dell’Africa orientale, con cui Israele aveva interesse a instaurare rapporti economici e politici. Nel 1962 fu richiamato al ministero degli Esteri come vicedirettore del dipartimento Africa e nel 1965 fu inviato come incaricato d’affari in Madagascar, dove sviluppò il suo interesse per i processi di cooperazione e transculturazione.
Nel 1967, definitivamente prosciolto dalle accuse di spionaggio, decise di lasciare la carriera diplomatica, dedicandosi all’insegnamento in università di vari Paesi (Oxford in Gran Bretagna, Stanford e Massachusetts institute of technology, MIT, negli Stati Uniti, Bocconi e Università di Torino in Italia, Bar-Ilan e Università di Haifa – dove divenne professore emerito di pensiero politico ebraico – in Israele, e infine Università della Svizzera italiana a Lugano – dove nel 1998 fondò l’Istituto di studi mediterranei) e al giornalismo (Le Figaro, con lo pseudonimo di René Bauduc, in omaggio alla moglie Rosetta Bauducco, da cui ebbe due figli, Michael, docente universitario di Storia della scienza, ed Emmanuel, imprenditore nel campo turistico; La Nazione; il Corriere della sera – firmando R.A. Segre –, da cui uscì nel 1974 per seguire Indro Montanelli al Giornale e successivamente nella breve esperienza della Voce).
Conosciuto come uno dei massimi esperti dello scenario mediorientale e delle guerre arabo-israeliane, interpretate come uno scontro con forti connotati simbolici dei conflitti del mondo moderno (modernità/ tradizione, laicità/ortodossia, colonialismo/anticolonialismo), al centro della sua riflessione vi fu sempre il destino di Israele, la cui apparizione sulla scena internazionale gli sembrò, fin dall’inizio, «una sfida al buon senso», a causa dei suoi numerosi paradossi: «un popolo che rinasce all’indipendenza nazionale all’indomani della sua distruzione fisica; l’economia che trae la sua maggior ricchezza dall’arrivo caotico di una massa di immigrati diseredati; la geografia politica che è un insulto alla logica di coloro che pensano in termini di frontiere geopolitiche» (Israele e i suoi problemi, 1962, p. 9). Così pure il sionismo, visto come un processo di emancipazione nazionale, ma soprattutto «una rivoluzione incompiuta che non ha trovato la sua completezza neppure dopo aver realizzato il suo più ambito fine: la creazione di uno Stato indipendente», dovendo «difendere allo stesso tempo il diritto all’uguaglianza e il dovere di mantenere il proprio particolarismo» (Israele e il sionismo..., 1979, p. 6) o, in altri termini, dibattendosi «fra una vocazione ebraica particolare e il realismo di tutti gli altri Stati che agiscono in base alla logica della realpolitik» (Le metamorfosi di Israele, 2006, p. 75). Il tutto all’interno del «poligono mediorientale», una regione in cui si sono sviluppati situazioni e fattori emotivi (ad esempio, il ruolo del sacro e del tribale nella politica e nell’economia) scarsamente comprensibili con le categorie comunemente utilizzate dalla cultura occidentale, ma che, forse proprio per questo (oltre che per la durata e la pericolosità del conflitto tra Israele e i suoi vicini), l’hanno reso «oggetto di un interesse permanente e internazionale» (Il poligono medio-orientale..., 1994, p. 8).
Nell’ultimo periodo della sua vita, Segre cercò quindi di avanzare, per il futuro di Israele – di fronte ai rischi crescenti di una perdità di identità causata dalle divisioni sempre più profonde tra religiosi e laici, tra ricchi e poveri, tra la maggioranza ebraica e la minoranza araba –, la proposta di uno status di neutralità simile a quello della Confederazione elvetica (Le metamorfosi di Israele, cit., pp. 184-196).
Morì a Torino il 27 settembre 2014.
Opere. Israele e i suoi problemi, Milano 1962; Israele: una società in evoluzione, Milano 1973; The high road and the low: a study in legitimacy, authority and technical aid, London 1974; Israele e il sionismo: dall’autoemancipazione all’autocolonizzazione, Milano 1979; Il risveglio dell’Islam, Bologna 1984; Storia di un ebreo fortunato, Milano 1985; La guerra privata del tenente Guillet: la resistenza italiana in Eritrea durante la seconda guerra mondiale, Milano 1993; Il poligono medio-orientale: fine della questione arabo-israeliana?, Bologna 1994; Il bottone di Molotov: storia di un diplomatico mancato, Milano 2004; Le metamorfosi di Israele, Torino 2006; Frammenti, Lanciano 2013; Storia dell’ebreo che voleva essere eroe, Torino 2014.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio delle tradizioni e del costume ebraici Benvenuto e Anna Terracini, carte Vittorio Dan Segre; A. Pezzana, Quest’anno a Gerusalemme. Gli ebrei italiani in Israele, Milano 1997, pp. 233-285; E. Bettiza, L’ombra rossa, Milano 1998, pp. 93-105; G. Russo, Israele in bianco e nero, Roma 2006 (resoconto di un viaggio-inchiesta in Israele con Segre come guida); Nel giardino di Dan. Dal Piemonte a Gerusalemme: una storia di Risorgimento e Sionismo, a cura di S. Della Seta, Firenze 2016.