DE SICA, Vittorio
Regista e attore, nato a Sora (Frosinone) il 7 luglio 1902. Esordì nella rivista, ma passò presto al teatro di prosa, alternandolo, dopo il 1932, con il cinematografo, dove creò il tipo del provinciale un po' goffo, un po' timido, pieno di generosità e di cuore. Dopo i primi film con M. Camerini passò egli stesso alla regìa dirigendo Rose scarlatte (1940) e Maddalena zero in condntta (1941), opere ancora di trapasso fra lo stile cameriniano e il proprio; Teresa Venerdì (1941), dove già rivelava l'impegno a una maggior serietà; Un garibaldino al convento (1942), l'opera dell'affinamento tecnico e narrativo; I bambini ci guardano (1942), in cui affrontava l'analisi della borghesia d'anteguerra; La porta del cielo (1944) dove poneva già con note liriche il problema del dolore umano; e infine Sciuscià (1946), il film (premiato col massimo premio dell'Accademia americana di scienze e arti cinematografiche) che doveva segnare una tappa nuova nella storia del cinema italiano: approdo al verismo, frutto della guerra, polemica contro le ingiustizie sociali, accusa contro l'aridità e l'incomprensione umana. Regista tra i più profondi e sinceri del cinema italiano, il suo messaggio di cristiana umanità è forse uno dei più alti del dopoguerra. Il suo più recente fiIm è Ladri di biciclette (1948).