ECCLESIA, Vittorio
Figlio di Carlo, nacque a Pieve di Scalenghe (Torino) l'11 febbr. 1847. Ancora bambino si trasferi con la famiglia a Torino, allora fiorentissimo centro di fotografia, attività verso la quale l'E. si senti attratto fin dalla più tenera età. Una fonte orale, non suffragata tuttavia da documenti, asserisce che ad appena nove anni l'E. fu assunto come apprendista presso l'atelier di un rinomato fotografo francese (forse H. Le Lieure) ed esercitò poi presso di lui i primi anni della propria carriera. Soltanto dal 1872 l'E. risulta titolare di uno studio fotografico. Il capitale iniziale per mettere in piedi questa prima azienda dovette essere esorbitante e comunque superiore alle possibilità economiche dell'esordiente tanto che egli si associò con il fotografo Rondoni.
Considerevole, fin dall'inizio, fu il successo che arrise ai due consociati, non solo per l'alta qualità delle loro prestazioni, anche perché la sede dell'atelier, sito in via Carlo Alberto 23, nel cuore della città e in posizione quanto mai ottimale e strategica, era già ampiamente nota agli utenti torinesi per essere stata, dal 1869 al 1871, di proprietà di Angelo Leone Tua e prima ancora, dal 1860 al 1869, di Filippo Boglioni, figlio di Gioacchino, uno dei più illustri pionieri della fotografia in Piemonte.
Il nuovo esercizio Ecclesia-Rondoni mantenne fino al 1874 la denominazione di Fotografia Roma risalente ancora all'epoca di Tua per assumere poi, soltanto a partire da quell'anno, la nuova e differente testata di Fotografia Alfieri. La Guida del Marzorati del 1873 accenna appena al passaggio di gestione definendo la Fotografia Roma una "società di N. N." e lasciando quindi intendere che Tua aveva cessato la propria attività.
Con altra forza ed evidenza, l'anno seguente, quando i due consociati si erano più chiaramente affermati grazie ai meriti personali, la Guida del Bertelli annunziò la nascita della Fotografia Alfieri ad essa dedicando ampio spazio encomiastico: "Fotografia Alfieri via Carlo Alberto Torino. è diretta da due abilissimi proprietari i Sigg. Ecclesia e Rondoni. Ha un grazioso giardino ove poter all'uopo fotografare anche cavalli, cavalieri, carrozze ecc…. e tanto spazio da far gruppi ed interi battaglioni. Su ritratti di qualsiasi grandezza si vede un'eccellente distribuzione di luce, vitalità vera nelle movenze dei modelli, gusto squisito nelle pose, maestria incontestabile nella finezza di ogni dettaglio che valga a dar risalto alla persona".
Il rapporto con Rondoni durò sei anni e si concluse nel 1878; dopo questa data, mentre lo studio torinese di via Carlo Alberto fu rilevato da Alessandro Pasta, l'E., questa volta senza il proprio socio, trasferi la "Fotografia Alfieri" nella città di Asti, all'indirizzo di via S. Martino 19, casa Piano.
Il fatto che dopo lo scioglimento della società il nome del Rondoni sia caduto completamente nell'oblio, e che viceversa sempre più rinomato sia divenuto quello dell'E., lascerebbe presupporre che questi sia stato il vero animatore ed il più diretto responsabile del vecchio sodalizio, ipotesi che sembrerebbe avvalorata dall'assunzione della vecchia testata di Fotografia Alfieri per il nuovo esercizio di Asti ma anche e soprattutto dall'importanza, regionale e nazionale, ben presto raggiunta dall'Ecclesia.
Fu importante per la sua ascesa professionale il progressivo passaggio - comune a molti fotografi, torinesi e non, soprattutto nel periodo compreso fra l'età del collodio (1850-1880) e quella della gelatino bromuro d'argento - da un'attività dedicata prevalentemente alla ritrattistica ad un interesse mirato invece anche alla documentazione del territorio e dell'opera d'arte.
Questo cambiamento di rotta corrisponde infatti perfettamente alle esigenze culturali più sentite dal milieu intellettuale torinese e piemontese, teso allora, ad Unità appena avvenuta, nello sforzo di catalogare e studiare le emergenze artistiche e paesaggistiche più significative della regione e ciò in primo luogo - auspice Alfredo D'Andrade ed i docenti dell'Accademia Albertina - in funzione della tutela, della valorizzazione, della conservazione e del restauro del patrimonio artistico del Medioevo, individuato come il momento storico più significativo dell'anima, dell'espressività e della creatività del Piemonte.
A partire dall'Album, datato nel frontespizio 1878, contenente sedici vedute astigiane ed oggi conservato all'Archivio storico comunale di Asti, numerose sono le riprese architettoniche realizzate dall'E. che gli procurarono e gli propiziarono onori, collaborazioni di prestigio e committenze illustri e, fra queste, soprattutto quelle di D'Andrade, dal 1866 soprintendente alla Liguria e al Piemonte.
All'Esposizione nazionale di Napoli del 1878 l'E. ricevette una medaglia d'oro come primo riconoscimento ufficiale della sua carriera. Nel 1881 all'Esposizione nazionale di Milano gli fu rinnovata la stessa onorificenza che compare nel medagliere che l'E. si fece stampare sul verso delle proprie immagini.
Nel 1880, in occasione del trasferimento della propria attività nella sede di via Ospedale 15, cambiò il nome del proprio atelier in Stabilimento fotografico Vittorio Ecclesia.
Accanto alle riprese paesaggistiche e d'architettura d'intento documentario, l'E. continuò a realizzare anche ritratti e, per poterli eseguire nei locali del proprio studio, sito nel dedalo fitto ed intricato delle strade scarsamente illuminate del centro storico, fece ricorso ad un grande specchio esterno che raccoglieva e rifletteva all'interno, su altri specchi prismatici, i raggi solari.
Negli anni Ottanta e Novanta l'E. partecipò alle più importanti manifestazioni espositive del periodo: nel 1884 fu premiato con la medaglia d'oro all'Esposizione nazionale italiana di Torino, dove ricevette anche l'incarico, portato a termine con grande abilità, di documentare il borgo medioevale, opera di D'Andrade e della sua cerchia, e sede di una delle sezioni dell'Esposizione stessa. Nel 1890 partecipò alla I Esposizione italiana di architettura; nel 1891 fotografò l'Esposizione di Asti; nel 1898 fu presente all'Esposizione nazionale italiana e alla Mostra d'arte sacra, manifestazioni ambedue organizzate a Torino per la festa dello statuto, ricevendo, nella prima, il diploma d'onore e, nella seconda, la medaglia d'oro.
In queste occasioni e soprattutto nella mostra del 1898 l'E. espose per lo più opere, risultato di indagine attenta e sistematica dell'Asfigiano, del Canavese e della Valle d'Aosta, realizzate sotto la guida del D'Andrade, tutte conservate all'Accademia Albertina, ai Musei civici. e alla Biblioteca reale di Torino.
Alcune delle sue fotografie destarono cosi vivo interesse presso i contemporanei da essere usate a distanza di diversi anni come repertorio visivo di occasioni culturali o celebrative di particolare spicco; è il caso delle riprese realizzate al borgo medioevale nel 1884, ancora pubblicate nel 1911 nelle riviste torinesi La Fotografia artistica e L'Esposizione di Torino.
Nel 1911 l'E. partecipò all'Esposizione internazionale di arti applicate e industriali di Torino con ritratti e fotografie di documentazione, fra le quali va ricordata quella raffigurante l'Abbazia di Vezzolano, pubblicata come tavola fuori testo del catalogo ufficiale della manifestazione.
L'E. morì ad Asti il 3 febbr. 1928, lasciando la moglie Anna Gariglio e cinque figli.
L'Azienda fotografica dell'E. ebbe carattere e conduzione essenzialmente familiari; con lui collaborarono infatti i suoi quattro figli avuti dalla moglie Anna Gariglio, e cioè Ottaviano (Asti, 6 genn. 1886 - Castiglione Torinese, 18 ag. 1963), che lavorò essenzialmente a Torino, Clotilde (Asti, 2 luglio 1883 Milano, 14 luglio 1969), attiva fra Pavia e Savona, Maria (Asti, 29 genn. 1885) fotografa ad Ivrea, Umberto (Asti, 20 nov. 1878 - ibid., 28 sett. 1942), che affiancò più da vicino l'opera paterna, impegnandosi soprattutto nelle campagne di Asti e dell'Astigiano.
Fonti e Bibl.: Guida generale illustrata della città di Torino. Anno 1869, Torino1869, p. 350; G. Marzorati, Guida di Torino, Torino 1873, p. 93; … 1874, p. 96; … 1875, p. 96; … 1876, p. 98; … 1877, p. 86; … 1878, p. 106; L. Bertelli, Guidastatistica della Provincia di Torino, Torino 1876, p. 275; Catalogo ufficiale dell'Esposizione nazionaleitaliana, Milano 1881, p. 268; L'Esposizione generale italiana in Torino 1884. Divisione I belle arti. Catalogo ufficiale, Torino 1884, p. 140; Esposizione italiana di architettura, Torino 1890, p. 80; Catalogo generale dell'Esposizione nazionale, Torino 1898, p. II Catalogo di arte sacra-antica-moderna-applicata, Torino 1898, p. II Guida ufficiale dell'Esposizione nazionale e della mostra di arte sacra con illustrazioni e con la pianta di Torino edell'Esposizione, Torino 1898, p. 48; L'Esposizionegenerale italiana, 1898, n. 34; L'Esposizione di Torino, 1910, n. 2, pp. 30 ss.; n. 6, pp. 82-85; n. 11, pp. 174 ss.; n. 12, pp. 178 ss.; La Fotografia artistica, 1911, n. 6, p. 98; Esposizione internazionaledi Torino 1911 Catalogo ufficiale illustrato dell'Esposizione e Concorso internazionale di fotografia, Torino, aprile-ottobre 1911, pp. 14, 40 e t.f.t.; M. A. Prolo, in Museo nazionale del cinema. Notiziario, 1976, rin. 31-33, p. 18; C. Cassio, in Fotografi del Piemonte 1852-1899. Duecento stampe originali di paesaggio e veduta urbana (catal.), Torino 1977, p. 116; M. Falzone del Barbarò, in M. Miraglia-D. Palazzoli-I. Zannier, Fotografia italianadell'Ottocento (catal.), Milano-Firenze 1979, p. 154; Fotografi ritrattisti nel Piemonte dell'800, Aosta 1980, pp. 225 s.; P. Cavanna, La documentazione fotografica dell'architettura, in AlfredoD'Andrade. Tutela e restauro (catal.), Torino 1981, p. 109; M. Miraglia, Culture fotografiche esocietà a Torino 1839-1911, Torino 1990, pp. 66 s., 69, 71, 89 n. 50, 339 s.; C. Cassio, ibid., pp. 379, 382, 384.