GIOVARDI, Vittorio (al battesimo Ermadoro Vittorio)
Nacque a Veroli, nel Frusinate, l'11 ag. 1699, da Francesco, nobile verulano, e Agata Petrozzi di Sora, nipote ex sorore (e in seguito erede) di mons. Silvio de' Cavalieri, destinato ad avere grande influenza su scelte e carriera del Giovardi.
La famiglia paterna aveva buone tradizioni culturali: il padre (1679-1713), fondatore e principe perpetuo dell'Accademia Verulana degli Elisi, lasciò molte opere inedite e una scenica, Il morto vivente, ovvero La forza delle stelle, che fu pubblicata (Anagni 1704) e rappresentata; i cugini paterni De Angelis avevano ospitato nella loro casa di Bauco (dal 1907 Boville Ernica) l'Accademia poetica dei Sorgenti. Il G. ebbe un fratello maggiore, Silvio, morto non ancora cinquantenne dopo una vita di disordini, i cui figli furono per lui la famiglia (estintasi peraltro nel 1800 con la morte senza discendenza del nipote Domenico).
Dopo i primi studi in patria, nel 1709 fu condotto a Roma e affidato alle cure del Cavalieri, dal 1707 votante della Segnatura di grazia, nonché segretario della congregazione di Propaganda Fide e, dal 1712, arcivescovo titolare di Atene. Questo rapporto guidò il G. alla carriera prelatizia; prima di morire, nel 1717, il Cavalieri lo introdusse nell'ambiente e lo fece ammettere nel collegio di Propaganda Fide (probabilmente come esterno, perché il suo nome non figura negli elenchi), dove apprese i rudimenti del diritto canonico; seguì poi i corsi di diritto civile alla Sapienza sotto F.M. Gasparri, e quelli di teologia nel collegio di S. Tommaso a S. Maria sopra Minerva col padre D. Ponti. Prese presto gli ordini minori (gli ultimi due il 13 marzo 1717), ma fu ordinato sacerdote solo molto tardi (14 marzo 1750). Il prozio lo aveva nominato erede fidecommissario della sua biblioteca e questo, come si vedrà, ebbe rilievo nella fondazione della Biblioteca Giovardiana. Proseguiti gli studi di diritto fino alla laurea in utroque iure presso l'Università di Macerata (16 ott. 1721), il G. s'indirizzò subito alla carriera curiale, entrando nella Dataria apostolica come collaboratore volontario di A. Galamini, esecutore testamentario del Cavalieri. Dopo alcuni anni di volontariato divenne praticante presso l'avvocato P. Giocosi, che lasciò nel 1726 per divenire aiutante del card. C. Origo, prefetto della congregazione del Concilio, col quale rimase fino al 1733; il 10 ag. 1731 fu nominato protonotario apostolico.
In quegli anni, non ancora oberato dagli impegni, poté dedicarsi all'attività letteraria: entrato in Arcadia nel 1719 col nome di Zetindo Elaita, e vicino al custode generale G.M. Crescimbeni, pubblicò una biografia del Cavalieri (Notizie storiche degli Arcadimorti, II, Roma 1721, pp. 10 ss.), una Notizia del nuovo teatro degli Arcadiaperto in Roma l'anno MDCCXXVI (ibid. 1727), oltre a un sonetto e un madrigale inseriti nella raccolta I giuochi olimpicicelebrati… in lode della s.r.m. di GiovanniV re di Portogallo (ibid. 1726, pp. 150 e 168). Fu più volte eletto tra i decemviri, e divenne decano d'Arcadia e seniore dell'adunanza per il triennio 1784-86. Infine fu uno degli esaminatori (per la storia sacra) della celebre Corilla Olimpica (Maddalena Morelli) in occasione della sua incoronazione in Campidoglio, proponendole il tema "Il miracoloso tragitto fatto per l'Eritreo dal popolo di Dio". Assiduo nelle ricerche erudite, scoprì e acquistò nella libreria Piancastelli di Roma un importante codice del sec. XII dal titolo Acta passionis et translationis sanctorum martyrum Mercuriiac XIIfratrum, che pubblicò (ibid. 1730). Già da anni raccoglieva documenti per quella che è di gran lunga la sua opera principale: la Historia Verularum (inedita, sebbene il G. vi lavorasse fino alla morte e il card. G. Garampi ne auspicasse la pubblicazione).
Si tratta d'un lavoro amplissimo (più di 1300 carte) e di grande erudizione sulla città natale e la relativa diocesi. Il manoscritto originale, già in possesso della famiglia dei marchesi Bisleti di Veroli, è stato acquistato nel 1998 dal Comune e affidato alla Biblioteca. Nel 1997, a cura di P. Valeriani, è stato pubblicato a Monte San Giovanni Campano un altro lavoro del G., la Narratio historiae Montis Sancti Ioannis (testo e traduzione a fronte).
Il G. percorse una significativa carriera curiale. Lasciato l'impiego presso il card. Origo, nel novembre 1733 presentò a Clemente XII una supplica per essere ammesso alla prelatura, essendo provvisto (grazie all'eredità del prozio, pervenutagli dopo la morte della madre) d'una rendita annua di circa 1500 scudi. Il papa accolse la richiesta proponendo al card. N. Corsini, prefetto della Segnatura di giustizia, di assumere il G. fra i referendari di quel tribunale. Il processo di ammissione (Arch. di Stato di Roma, Tribunale di Segnatura, busta 719 inserto 29, e busta 483) ebbe conclusione positiva, e il 17 dic. 1733 egli prestò giuramento e prese l'abito prelatizio come referendario Utriusque Signaturae. Le sue qualità lo fecero avanzare rapidamente: nel marzo 1734 divenne ponente del Buon Governo per la provincia della Marca, il 14 giugno 1742 Benedetto XIV lo nominò prelato votante della Segnatura di giustizia (ibid., busta 484), e nel marzo 1759 Clemente XIII lo fece decano Utriusque Signaturae (fino al 1785 fu in realtà prodecano, come sostituto di mons. M. Guarnacci impedito per malattia). Con un'interruzione (aprile 1747 -novembre 1750) della quale è ignota la causa, per oltre cinquant'anni il G. studiò e giudicò un numero sbalorditivo di processi, molti di grande rilievo (593 solo nei primi otto anni e mezzo). Dedicò il poco tempo lasciatogli dagli impegni giudiziari, oltre che agli studi dei quali si è detto, alle suore oblate di S. Francesco di Paola, delle quali dal 1750 fu procuratore, e a Veroli (si occupò di tutte le questioni delle sue chiese, cui donò arredi e dipinti), alla quale ottenne nel 1750 l'autonomia giudiziaria.
Fu attivo nei tribunali fino alla Pasqua del 1785, quando una malattia di pochi giorni lo portò a morte, il 27 aprile, a Roma, nella residenza di via dei Cestari, senza aver potuto testare, a causa dei maneggi del nipote Domenico. Fu sepolto nella cappella del Ss. Crocifisso, che aveva fatto costruire nella chiesa di S. Gioacchino ai Monti, delle suore summenzionate.
Merita un cenno a parte la fondazione dell'importante biblioteca pubblica di Veroli denominata Giovardiana, forse la maggior ragione della notorietà del G., che nel suo palazzo romano aveva costituito una considerevole raccolta di libri e manoscritti, dei quali il lascito originario del Cavalieri rappresentava appena un sesto. Nel 1767-68 il G. maturò l'idea di fondare una biblioteca a Veroli, e intavolò trattative con le autorità ecclesiastiche locali per affidarla al capitolo della cattedrale; nel 1771, per difficoltà pratiche, l'ipotesi fu scartata a favore d'una donazione al seminario vescovile, il cui amministratore G. Scaccia, su istruzioni del vescovo G.B. Jacobini, avviò importanti lavori di ristrutturazione e arredo degli ambienti destinati alla biblioteca, finanziati per intero dal G. e conclusi nel luglio 1772. Già nel settembre 1767 egli aveva ottenuto da Clemente XIII l'annullamento dei vincoli fidecommissari gravanti sui libri del Cavalieri, e poi da Clemente XIV un breve a favore della futura biblioteca, che lo autorizzava a tenere libri proibiti e scomunicava gli autori di eventuali furti. Finalmente il 20 genn. 1773, con l'intervento di ben tre notai (B. Mazzoli, G. Mattei, A. Jacoucci), Francesco e Domenico Giovardi, rappresentanti dello zio trattenuto a Roma, fecero donazione alla città, nella persona del vescovo Jacobini e di quattro sacerdoti rappresentanti il seminario, di tutti i libri del G. "stampati e manoscritti, tutte le raccolte di stampe, di altri fogli stampati e manoscritti notate nelli cataloghi che di mano in mano si trasmetteranno colla spedizione de' libri", con l'aggiunta di 30 luoghi di Monte la cui rendita (90 scudi annui) era destinata a retribuire in perpetuo un bibliotecario, la nomina del quale spettava al vescovo. Poiché però il catalogo più antico è del 1827, è assai difficile stabilire l'esatta consistenza della donazione, che fu unita al fondo originario della biblioteca del seminario: la si è stimata tra i nove e i dodicimila pezzi a stampa, con trecento manoscritti. Su questi ultimi (provenienza, importanza e catalogazioni) e sulle vicende successive della Giovardiana si veda il lavoro di P. Scaccia Scarafoni. La biblioteca conserva un ritratto a olio del Giovardi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Tribunale della Segnatura, buste 484, 486, 487, 719 (f. 29); Arch. di Stato di Macerata, Arch. priorale di Macerata, Doctores 1710-26, v. 809, f. 148; Veroli, Bibl. Giovardiana, Arch. Campanari, fondo Giovardi, n. 83 (Rubrica di notizie epigrafiche e storiche sulla provincia diCampagna e Marittima raccolte da V. Giovardi), n. 180 (Vocabulario verulano, redatto dal G.), n. 183 (miscellanea di carte erudite e d'affari prevalentemente del G.; composizioni letterarie), n. 185 (supplica del G. a Clemente XIII, 3 sett. 1757), n. 190 (miscellanea di carte del G.; lettere del nipote Domenico al suocero marchese Campanari durante l'agonia del G.); Ibid., Arch. capitolaredi S. Andrea, libro dei capitoli, V, 1738-88, c. 81v; Ibid., Miscellanea, 6, cc. 303r, 307r, 315r-318r; Ibid., Arch. della Curia vescovile, Liber ordinationumab anno 1730 usque ad 1757, cc. 28v e 120v; Ibid., Arch. Scaccia Scarafoni, filze 564, 575, 578, 984; Diario ordinario (Cracas), nn. 2556, 19 dic. 1733; 2598, 27 marzo 1734, p. 12; 3882, 16 giugno 1742, p. 217; 6519, 21 apr. 1759, p. 4; 1182, 29 apr. 1786 (morte del G.); 1184, 6 maggio 1786; Novelle letterarie, n.s., XVII (1786), coll. 323 ss.; Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della insigne poetessa… Corilla Olimpica, Parma 1779, pp. 13, 17, 19, 23 s., 31; V. Caperna, Storia diVeroli, Veroli 1907, pp. 450-457; C. Scaccia Scarafoni, Inventario dei manoscritti dellaBiblioteca Giovardiana di Veroli, Firenze 1925 (anche in A. Sorbelli, Inventaridei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XXXIV); Id., La Biblioteca Giovardianadi Veroli e i suoi incunabuli, in Accademie e biblioteche d'Italia, III (1929), 2, pp. 127-140; G. Spani, Mons. V. G. fondatore della Biblioteca Giovardiana di Veroli, Veroli 1929; G. Trulli - G. Papetti, La Biblioteca Giovardiana di Veroli nel secondo centenariodella sua fondazione, Terni 1973; G. Sperduti, V. G. e la Biblioteca Giovardiana diVeroli, in Seicento e Settecento nel Lazio, Roma 1981, pp. 605-618; M. Stirpe, Diploma di laurea e stemma gentilizio dimons. V. G., in Latium, V (1988), pp. 297-304; M. Sciascia - A. Mariani - C. Ermini, Catalogo delle edizioni del XVI secolo dellaBiblioteca Giovardiana di Veroli, Roma 1988; N. Del Re, V. G., magistrato curiale, in Scritti in memoria di G. Marchetti Longhi, Anagni 1990, pp. 455-489 (principale lavoro sul G.); A. Grimaldi, Mons. V. G. arcade, in L'Arcadia in Ciociaria, Ferentino 1991, pp. 77-90; P. Scac-cia Scarafoni, La BibliotecaGiovardiana e i suoi manoscritti, in Università degli studi di Cassino, Catalogo dei più antichi manoscritti della BibliotecaGiovardiana di Veroli, Roma 1996, pp. VII-LX; M. Stirpe, Verulana civitas. Ricerche storiche, Anagni 1997, pp. 23-29; G. Moroni, Diz. dierudizione stor.-ecclesiastica, XCIV, pp. 79, 202.