Imbriani, Vittorio
Patriota e letterato (Napoli 1840 - ivi 1886). Figlio di Paolo Emilio e di Carlotta Poerio, passò la sua prima giovinezza in esilio con il padre. Allievo, a Zurigo, di Francesco De Sanctis, completò gli studi a Berlino, avvicinandosi all’idealismo hegeliano. Scoppiata la guerra del 1859, tornò in Italia per arruolarsi come volontario, esperienza che ripeté nel 1866, quando cadde anche prigioniero degli austriaci. Tornato definitivamente in patria, insegnò Estetica e poi Letteratura italiana e tedesca all’università di Napoli. Giornalista e polemista vivace e instancabile, collaborò all’«Italia» di De Sanctis (1863-66), alla «Patria», di cui fu direttore, e alla «Nuova Patria». Acceso avversario della Sinistra, nonostante il passato garibaldino, la combatté dalle colonne dell’«Araldo» e del «Fanfulla». Stabilitosi nel 1872 a Pomigliano d’Arco, di cui fu sindaco per pochi mesi dimettendosi quando la Sinistra salì al potere, nel 1879 fu eletto consigliere provinciale. La sua opera narrativa (Mastr’Impicca, 1874; Dio ne scampi dagli Orsenigo, 1876; Per questo Cristo mi feci turco, 1883) si distingue nel panorama letterario del tempo per un’estrosa inventiva linguistica, non aliena da arcaismi e da contaminazioni dialettali, che corrisponde a un atteggiamento programmaticamente anticonformista.