LOLLINI, Vittorio
Nato a Modena il 5 febbr. 1860 da Sigismondo e da Matilde Salice, trascorse i suoi primi anni di vita a Finale Emilia, dove il padre lavorava come cancelliere della Prefettura. Fin da giovanissimo si avvicinò agli ideali del socialismo, influenzato da una delle figure più importanti del movimento operaio modenese, Gregorio Agnini, del quale sposò la figlia Elisa. Dopo aver frequentato il liceo a Modena, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo bolognese, dove conobbe Enrico Ferri. Conseguita la laurea, nel 1883 si trasferì a Roma e iniziò l'attività di avvocato penalista.
Negli anni della repressione crispina il L. mise la propria professione al servizio dei socialisti e degli anarchici colpiti dai provvedimenti governativi e dalle indagini della magistratura. In questa veste partecipò, nel 1887, al cosiddetto processo dei braccianti di Finale Emilia; nel 1899 inoltre, insieme con E. Ferri, A. Berenini e A. Borciani, fece parte del collegio nel processo a carico di C. Prampolini.
Come avvocato difensore, negli anni tra Ottocento e Novecento il L. prese parte a molti altri processi politici: da quello intentato al suocero Agnini a quello ad A. Cipriani e P. Calcagno, imputati di associazione a delinquere per i moti del 1891-92; dal processo a P. Lega, l'attentatore di Francesco Crispi, a quello che aveva visto E. Ferri querelato dal ministro G. Bettolo per una campagna di stampa in cui erano state lanciate accuse di affarismo e corruzione.
Nell'ambito del Partito socialista italiano (PSI), al quale fu iscritto fin dalla fondazione, il L. va considerato un riformista. All'interno di questa corrente, tuttavia, egli assunse un ruolo originale, derivante dalla volontà, sempre molto forte in lui, di non favorire divisioni o scissioni nel corpo del partito. Per queste ragioni nel 1902 accettò di collaborare con E. Ferri, leader della sinistra intransigente del PSI, alla redazione dell'opuscolo La questione meridionale alla Camera, pubblicato a Roma quell'anno (sue sono, in particolare, le pp. 3-48), vibrante atto d'accusa contro la povertà e la corruzione che si annidavano nel Mezzogiorno, impedendone lo sviluppo morale, economico e politico. Allo stesso modo al congresso di Imola del partito, sempre nel 1902, il L. insieme con A. Sichel e Agnini fu favorevole al progetto, poi fallito, di costituzione di una terza forza, tra turatiani e ferriani ma con una vocazione unificante; identica condotta tenne al congresso di Bologna del 1904, dove fu firmatario dell'ordine del giorno di R. Rigola, sorta di mediazione tra la mozione di Arturo Labriola e quella di L. Bissolati.
Al congresso di Roma del 1918, invece, criticando gli accenti interventisti di F. Turati e dei suoi sostenitori al momento dello scoppio della prima guerra mondiale e la loro ostilità nei confronti della Rivoluzione d'ottobre, il L. si schierò insieme con una minoranza riformista ed emiliana (Argentina Bonetti Altobelli, C. Prampolini, E. Dugoni, ecc.) al fianco di G.E. Modigliani.
L'attività del L. non si esplicò solamente a livello congressuale. Oltre che come parlamentare del PSI, si distinse anche nella militanza politica e sindacale all'interno del movimento operaio dell'Italia centro-settentrionale, organizzando leghe contadine e operaie e rivestendo a più riprese la carica di consigliere comunale in varie località dell'Emilia-Romagna, delle Marche, dell'Umbria, a Roma e nella Valle del Liri. Sin dagli anni Novanta fu uno dei fondatori del movimento socialista e sindacale nelle Marche, che egli contribuì a unificare e disciplinare; altrettanto energica fu la sua opera nella Valle del Liri, che gli valse l'ostilità di clericali e liberalconservatori, i quali nel 1910 e nel 1913 si mobilitarono massicciamente per impedire la sua elezione nel collegio di Caserta. La grande delusione tra i lavoratori locali per questa doppia sconfitta li portò addirittura, nel 1913, a scendere in sciopero per protestare contro presunti brogli elettorali a danno del Lollini. Il L. era stato eletto deputato nella XXI legislatura (1900-04) nel collegio di Gonzaga e poi, a quindici anni di distanza, nella XXV (1919-21) e nella XXVI (1921-24) nel collegio di Caserta. La sua attività parlamentare fu intensa (quasi tutti i suoi scritti sono tratti da discorsi tenuti in diverse occasioni alla Camera) e fu senza dubbio quella che ne caratterizzò meglio l'attività di socialista. Nei suoi interventi infatti il L., oltre a difendere gli interessi delle organizzazioni operaie del proprio collegio, toccò sempre questioni scottanti: la violenza delle forze dell'ordine durante gli scioperi, gli eccidi proletari, la corruzione politica nel Mezzogiorno, il colonialismo, ma anche lo squadrismo, la connivenza di polizia e potere politico con il fascismo montante.
In un discorso tenuto alla Camera nel dicembre del 1901, il L. ebbe a dire: "Credo sia doveroso reagire contro questo stato d'animo, che pare troppo diffuso tra i monturati, e che fa sì che, per il solo fatto che vestono una divisa e portano le armi, credano poco meno di avere il diritto di assassinare il proprio simile" (Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Attività parlamentare, II, p. 135). La costanza e la grande passione del L. nell'affrontare queste tematiche, anche in epoca fascista, e nell'imporle all'attenzione del governo (in una seduta del 1921 chiese spiegazioni a proposito della "distribuzione di bombe a mano ai carabinieri di varie città e paesi della Valle del Liri" per fronteggiare le dimostrazioni operaie, S. Cannarsa, Il socialismo in Parlamento. Il biennio rosso, Napoli 1958, p. 316) a lungo andare costituirono un pericolo per la sua stessa vita.
Nel gennaio del 1922 a Capua il L. fu aggredito e ferito gravemente da un gruppo di squadristi. Nello stesso anno, alla fine del congresso socialista di Roma, aderì al Partito socialista unitario di F. Turati e G. Matteotti. Morì a Roma il 13 luglio 1924.
Scritti del L.: L'ammonizione e il domicilio coatto, Bologna 1882; Gli anarchici sono malfattori? Discorso pronunciato nel processo contro Cipriani e compagni davanti al tribunale di Roma, Roma 1891; Il miraggio tripolitano. Discorso pronunciato alla Camera dei deputati, ibid. 1902; Ferri e Bettolo avanti il tribunale di Roma. Arringa pronunciata in difesa dell'on. Ferri, ibid. 1904; Per la condizione giuridica dei figli naturali. Discorso pronunciato alla Camera dei deputati, ibid. 1923.
Fonti e Bibl.: G. Azzi, Modena 1859-1898: condizioni economiche, sociali, politiche, Modena 1970, ad ind.; S. Caretti, L. V., in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano: dizionario biografico (1853-1976), III, Roma 1977, pp. 133-135 (con bibl.); O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad ind.; Storia del socialismo italiano, a cura di G. Sabbatucci, II, L'età giolittiana (1900-1914), Roma 1980; III, Guerra e dopoguerra (1914-1926), ibid. 1980, ad indices; F. Livorsi, Turati, Milano 1984, ad ind.; A. Martini, Biografia di una classe operaia: i cartai della Valle del Liri (1824-1954), Roma 1984, ad ind.; G. Barbalace, Riforme e governo municipale a Roma in età giolittiana, Napoli 1994, ad ind.; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, II, Roma-Torino 1964, ad ind.; Id., Attività parlamentare dei socialisti italiani, II, 1900-1904, ibid. 1970, p. 135; VI, 1919-1921, ibid. 1989, ad ind.; E. Santarelli, Bibliografia della stampa operaia e democratica nelle Marche (1860-1926), Ancona 1998, ad indicem.