MARCHI, Vittorio
Da Giacomo e da Lucia Pecorari nacque il 30 maggio 1851 a Novellara, nel Reggiano, ove completò il primo ciclo di studi. Iniziava quindi la sua formazione universitaria presso l'ateneo modenese: conseguita la laurea in chimica farmaceutica nel 1873, si iscriveva alla facoltà di medicina e chirurgia. Allievo interno negli istituti di anatomia umana normale e di clinica oculistica, si dedicò presto alla ricerca scientifica e, ancora studente, recò i suoi primi importanti contributi istologici.
Dopo aver descritto la terminazione della fibra muscolare nella fibra tendinea (Sulla terminazione della fibra muscolare nella fibra tendinea, in Lo Spallanzani, s. 2, IX [1880], pp. 194-197), si inserì nel filone di ricerca inaugurato poco tempo prima da C. Golgi: il reperto di strutture istologiche responsabili della sensibilità tendinea e muscolare. Nel 1880 Golgi aveva comunicato all'Accademia delle scienze di Torino di aver individuato tali formazioni negli organi nervosi terminali scoperti nei tendini, speciali corpiccioli che furono poi detti "corpuscoli di Golgi" (cfr. Golgi, Camillo, in Diz. biografico degli Italiani, LVII, Roma 2001, p. 602), che tuttavia non gli era stato possibile mettere in evidenza nei tendini dei muscoli motori dei bulbi oculari. Il M., contrastando e completando i risultati delle ricerche del grande istologo di Pavia, riuscì a fornirne la documentata dimostrazione, recando così un decisivo contributo al chiarimento dell'importante problema anatomo-fisiologico (Sugli organi terminali nervosi nei tendini dei muscoli motori dell'occhio. Nota preventiva, in Atti della R. Acc. delle scienze di Torino, XVI [1880-81], pp. 206 s.; Sugli organi terminali nervosi (corpi di Golgi) nei tendini dei muscoli motori del bulbo oculare; studio istologico, in Arch. per le scienze mediche, V [1882], pp. 273-282 e, in tedesco, in Albrecht v. Graefes Archiv für Ophthalmologie, XXVIII [1882], 1, pp. 203-213).
Dopo la laurea, conseguita nel 1882, il M. fu per un breve periodo assistente presso l'istituto di anatomia umana normale dell'Università di Modena, quindi assunse l'incarico di dissettore e poi di direttore dei laboratori scientifici dell'Istituto S. Lazzaro di Reggio nell'Emilia, diretto da A. Tamburini.
Nel 1883, vinta una borsa di studio, si trasferì nell'Università di Pavia, presso l'istituto di patologia generale di Golgi, ove l'anno successivo ricoprì il ruolo di assistente; con l'istituto pavese continuò a mantenere assidui contatti, anche dopo il suo rientro al S. Lazzaro. Furono, questi, anni di intenso, fecondo lavoro: la stimolante, quotidiana frequentazione di illustri scienziati, il ricco materiale di studio di cui poteva disporre nel frenocomio reggiano, la padronanza delle nuove, raffinate tecniche istologiche acquisita nel laboratorio di Golgi gli consentirono di avviare una serie di ricerche sul sistema nervoso i cui risultati rappresentarono preziosi contributi alla neurofisiologia e alla neuropatologia. In breve tempo si impose all'attenzione della comunità scientifica come un distinto studioso dell'istologia e dell'istopatologia del sistema nervoso centrale: nel 1885 L. Luciani lo chiamò in qualità di aiuto nel suo istituto di fisiologia presso l'Istituto di studi superiori e di perfezionamento di Firenze.
In quel periodo, infatti, pubblicò i risultati di numerose ricerche condotte su strutture neurologiche normali e patologiche, che costituirono importanti contributi morfologici e validi elementi per pervenire al chiarimento di molti aspetti di fisiopatologia di frequente riscontro nella pratica neurologica (Sulle terminazioni periferiche di nervi, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, VIII [1882], pp. 477-489; Sopra un caso di glioma cerebrale, in Lo Spallanzani, s. 2, XII [1883], pp. 438-441; Un caso di sarcoma cerebrale in un alienato, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, IX [1883], pp. 114-117; Sull'istologia patologica della paralisi progressiva, ibid., pp. 220 s.; Contributo allo studio delle localizzazioni e dei gliomi cerebrali; afasia, agrafia, emiparesi destra, glioma della corteccia nella zona motrice, ibid., pp. 274-296, in collab. con A. Tamburini; Sulla fina anatomia dei corpi striati. Nota preventiva, ibid., pp. 331-334, e in Giorn. della R. Acc. di medicina di Torino, XLVI [1883], pp. 641-645; Sulla struttura dei talami ottici. Nota preventiva, in Riv. di freniatria e di medicina legale, X [1884], pp. 329-332). Di particolare rilievo furono le osservazioni microscopiche che condusse impiegando una personale tecnica di colorazione istologica derivata da una modificazione del metodo della "reazione nera di Golgi", consistente essenzialmente in una opportuna variazione della miscela costituita da acido osmico e bitartrato di potassio: tale trattamento gli consentiva di mettere in evidenza la guaina mielinica delle fibre nervose nel secondo stadio della degenerazione conseguente a lesione della loro origine, lo "stadio di Marchi", profondamente alterata e trasformata in goccioline di grasso colorate in nero inglobate in elementi fagocitanti, le cosiddette "zolle di Marchi" (si veda M. Gozzano, Trattato delle malattie nervose, Milano 1964, p. 35). Con lo studio dei preparati così allestiti provenienti da animali sottoposti a lesioni sperimentali di varie zone del sistema nervoso centrale poté precisare il decorso di importanti fasci nervosi e, in particolare, individuare nel cordone anterolaterale del midollo spinale un gruppo di fibre discendenti di origine cerebellare costituenti il "tratto tettospinale di Marchi", il cui significato di entità anatomica autonoma è stato peraltro messo in dubbio da alcuni autori (Contributo allo studio delle lesioni della protuberanza anulare, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, XI [1885], pp. 254-278, in collab. con G. Algeri; Sulle degenerazioni discendenti consecutive a lesioni della corteccia cerebrale. Nota preventiva, ibid., pp. 492-494, in collab. con G. Algeri; Sopra un caso di doppio incrociamento dei fasci piramidali, in Arch. italiano per le malattie nervose, XXII [1885], pp. 255-266; Sulle degenerazioni consecutive all'estirpazione totale e parziale del cervelletto, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, XII [1886], pp. 50-56; Sulle degenerazioni discendenti consecutive a lesioni sperimentali in diverse zone della corteccia cerebrale, ibid., pp. 208-252, in collab. con G. Algeri; Sulla fine struttura dei corpi striati e dei talami ottici, ibid., pp. 283-306, lavoro, questo, premiato dal R. Istituto lombardo di scienze e lettere; Sul decorso dei cordoni posteriori nel midollo spinale, ibid., XIII [1887], pp. 206 s., riassunto della comunicazione al XVII congresso della Associazione medica italiana; Sulle degenerazioni consecutive all'estirpazione totale e parziale del cervelletto. 2ª comunicazione preventiva, ibid., pp. 446-452).
Il M., convinto della validità dei lavori prodotti e fiducioso nei propri mezzi, desiderava intraprendere la carriera accademica: nel 1887, conseguita la libera docenza in istologia, fu incaricato dell'insegnamento della disciplina nell'Università di Modena. Nello stesso anno, però, la delusione per essere stato classificato soltanto terzo tra gli eleggibili al concorso per la cattedra di istologia dell'Università di Palermo, fu all'origine della sua decisione di abbandonare la ricerca e allontanarsi dagli ambienti scientifici: vinto il concorso per la locale condotta, si ritirò allora a San Benedetto del Tronto e si dedicò interamente alla pratica medica. Nel 1890 si trasferì a Iesi, titolare della locale condotta e direttore del piccolo ospedale, nel quale realizzò un gabinetto di microscopia clinica e un ambulatorio per le malattie nervose. In questo periodo, pur lontano dal mondo accademico, pubblicò ancora due lavori che apparvero nella Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale: Ricerche anatomo-patologiche e bacteriologiche sul tifo pellagroso, XIV (1888), pp. 341-348, e Sull'origine e decorso dei peduncoli cerebellari e sui loro rapporti cogli altri centri nervosi, XVII (1891), pp. 357-368, quest'ultimo edito anche in forma monografica a Firenze nello stesso anno. Nel 1891 tentò nuovamente di reinserirsi nella carriera universitaria e partecipò al concorso per la cattedra di istologia dell'Università di Perugia, ma, classificato anche questa volta in terna, tornò definitivamente a esercitare la professione; solo qualche anno più tardi apparve ancora una sua breve nota (Sull'origine del lemnisco, in Riv. di patologia nervosa e mentale, I [1896], pp. 351 s.).
Nel 1908 il M. decise di riprendere in qualche modo gli studi interrotti, e si rivolse all'antico maestro Luciani, all'epoca direttore della cattedra di fisiologia dell'Università di Roma. Ma, colpito da meningite, il M. morì a Iesi il 12 maggio 1908.
Fonti e Bibl.: L. Luciani, Necrologio, in Archives italiennes de biologie, XLIX (1908), pp. 149-152; Commemorazione di V. M. nella R. Università di Modena, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, LVII (1933), pp. 579-587; V. M., in Il Giardino d'Esculapio, VI (1933), pp. 52-54; M. Manfredi, V. M. e il suo "metodo", in Medici e naturalisti reggiani. Memorie e studi pubblicati in occasione della 3ª riunione dei tisiologi d'Emilia e di Romagna, a cura di L. Barchi, Reggio Emilia 1935, pp. 161-169; Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, IV, Roma 1939, pp. 192, 213; G. Lambertini, Diz. anatomico. Anatomici e morfologi e loro trovati, Napoli 1949, pp. 252, 459; C. Marzi - D. Jotti, L'opera di V. M. di Novellara nel campo neurologico. (La validità e l'attualità delle sue ricerche e del suo metodo nell'istologia, nell'anatomia e nella patologia del sistema nervoso. Inquadramento della sua attività nel contesto di una vita tormentata), in Riv. di storia della medicina, XV (1971), pp. 225-246; A.A. Rizzoli, An unusual case of meningioma with the involvement of Russell's hook bundle as described by V. M. (1851-1908), in Medical History, XVII (1973), pp. 95-97; L. Belloni, M. V., in Dict. of scientific biography, IX, New York 1974, pp. 93 s.; Enc. Italiana, XXII, p. 242.