MESCHINI, Vittorio.
– Nacque il 18 luglio 1888 ad Ancona, da Aristide e da Carolina Magrini.
La sua formazione artistica avvenne a Bologna presso l’Accademia di belle arti, dove fu allievo dei pittori G. Esposito e G. De Curtis. Conseguito il diploma, cominciò a insegnare, dapprima nella scuola media di Jesi e poi in altre località marchigiane. Dopo aver prestato servizio militare nel 1917-18, decise di proseguire gli studi; tra il 1920 e il 1921 frequentò il terzo corso speciale di architettura all’Accademia di belle arti di Perugia, divenendo accademico di merito nel 1926. La sua attività espositiva ebbe inizio nel 1922 come pittore e nel 1923 come incisore. Nel 1925 si trasferì a Perugia e nello stesso anno, per l’esattezza il 18 maggio, si iscrisse al Partito nazionale fascista.
Si dedicò soprattutto al genere del ritratto, in pittura, e alle tecniche del monotipo e dell’acquaforte, nelle quali raggiunse risultati di notevole e raffinata qualità.
Tali risultati furono sottolineati più volte dalle lusinghiere critiche apparse in vari articoli pubblicati tra la fine degli anni Venti e l’inizio del decennio successivo in quotidiani e riviste del settore come, per esempio, il Corriere d’Italia (27 maggio 1927), la parigina Revue du vrai et du beau (15 apr. 1929), La Tribuna (15 marzo 1932), Le Arti plastiche (10 nov. 1932) e Arte mediterranea (agosto 1933).
In modo particolare egli dette prova del suo magistero tecnico nei monotipi sperimentando l’uso dei colori, come nell’opera Via della Madonna (Strinati, p. 51), che propose nella sala dei Piceni alla XCIII Esposizione degli amatori e cultori di Roma (1926).
Il M. aveva partecipato con una sola opera anche all’edizione precedente della Biennale romana degli amatori e cultori (1924), e a quella successiva del 1928 presentò un dipinto dal titolo Riflessi (catal., p. 134). Nel frattempo, nell’inverno del 1925, presso lo spazio espositivo «Palazzi al foro Italico», allestì la sua prima personale. Nel 1926 fu tra gli organizzatori dei Littoriali della cultura di Perugia; e alla rassegna d’arte figurativa presentò il quadro dal titolo Quiete notturna, già esposto a Roma alla Mostra del paesaggio italiano. All’estero partecipò nel 1926 all’Esposizione internazionale d’arte di Liegi; nel 1928 a quella di Digione; nel 1929 a quella di Barcellona.
Nel 1928 a Roma espose due xilografie, Nel porto di Pesaro e Scaricatori, alla II Mostra d’arte marinara. Sempre nella capitale presentò nel 1930 un dipinto dal titolo Pitì alla I Mostra nazionale dell’animale nell’arte, allestita nelle sale del palazzo delle Esposizioni e in alcuni ambienti all’interno del giardino zoologico.
Dopo essere stato nominato da C.E. Oppo segretario regionale del Sindacato fascista delle belle arti dell’Umbria, il M. si adoperò con solerzia per l’organizzazione artistica e culturale della regione. Nel 1931 fu nominato commissario della II Mostra sindacale, alla quale partecipò con sei opere tra dipinti a olio e stampe. Nell’edizione dell’anno successivo, che si tenne a Terni, pur facendo parte sia del comitato esecutivo sia della giuria preposta all’accettazione delle opere, il M. espose una serie di xilografie con paesaggi e vedute di città. Alla IV Mostra interprovinciale di Perugia (1935) intervenne come semplice partecipante; mentre nella IX e ultima edizione della Sindacale umbra (Perugia, 1942), oltre a presentare l’opera Paesaggio umbro, fece di nuovo parte del comitato organizzatore e della giuria di accettazione.
Il M. non recise mai del tutto i legami culturali con la sua regione d’origine e restò in contatto con l’ambiente artistico marchigiano: fu presente ad Ancona alla II e alla III Mostra sindacale interprovinciale di belle arti delle Marche (1933, 1935) con l’aeropittura Volando sull’Umbria. Partecipò, altresì, alla II e III edizione della Mostra nazionale del Sindacato di belle arti: nel 1937, insieme con i futuristi, a Napoli e nel 1941 a Milano, nella sezione della grafica con la xilografia Autoritratto.
Detentore e sostenitore di uno stile descrittivo di solido impianto tradizionalista, come dimostra il Ritratto di fanciulla del 1926 (Strinati), il M. si trovò inizialmente in contrasto con le teorie e gli stilemi futuristi propagandati in Umbria da G. Dottori. Tuttavia, nel volgere di breve tempo, entrò a far parte del gruppo avanguardista perugino denominato «Boccioni». Con i futuristi, presentati da F.T. Marinetti, espose sia alla II Quadriennale nazionale d’arte di Roma del 1935 (Sintesi fascista futurista: catal., p. 141) sia alla III Quadriennale del 1939 (Aeropittura umbra).
Al padiglione del futurismo italiano allestito nell’ambito della XX Esposizione biennale d’arte di Venezia del 1936 il M. propose l’opera dal titolo Ritmi di danza. A questa rassegna era stato presente anche nel 1934 con le xilografie Autoritratto e il monotipo Basilica di S. Francesco, condotti nella maniera estremamente accademica e tradizionalista che finora aveva contraddistinto la sua ricerca.
A cominciare dal 1935, abbandonati lo stile verista dei ritratti e le descrizioni paesistiche-architettoniche liriche e topograficamente perfette (Palazzo dei Priori di Perugia: acquaforte, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi), propose un linguaggio basato sulla dinamica scomposizione futurista di forme e volumi. Inoltre, a livello sia contenutistico sia formale, mostrò una chiara vicinanza agli stilemi, intrisi di forte spiritualismo, propri di Dottori: Ritmi di vita moderna (catal., IV Sindacale umbra) e Annunciazione (La pittura in Italia). All’inizio degli anni Quaranta il M. fu nominato membro del direttorio del Sindacato interprovinciale fascista di belle arti dell’Umbria. Mantenne l’incarico durante il triennio 1940-43. Nel 1941 fu tra i firmatari del Manifesto futurista umbro dell’Aeropittura redatto da Dottori.
Tale adesione costituisce l’ultima testimonianza documentabile della sua attività artistica. Il M., infatti, continuò a svolgere la professione di insegnante di scuola media, che d’altronde non aveva mai interrotto, ma smise di partecipare a ogni tipo di rassegna ufficiale. La mancanza di documenti d’archivio, l’assenza di una monografia e la dispersione di gran parte delle opere, che risultano a tutt’oggi irreperibili, non consentono la ricostruzione dell’attività artistica del M. dopo gli anni Quaranta.
Il M. visse gli ultimi anni della sua vita a Umbertide (in provincia di Perugia), dove morì il 4 giugno 1981.
Fonti e Bibl.: R. Strinati, Giovane arte picena contemporanea, in XCIII Esposizione amatori e cultori di Roma…, Roma 1927, pp. 50-54; II Mostra d’arte marinara (catal.), Roma 1928, p. 59; Catalogo illustrato della Prima Mostra nazionale dell’animale nell’arte, Roma 1930, p. 59; A. Codignola, L’Italia e gli Italiani, Genova 1947, p. 479; E. Maurizi, Futuristi nelle Marche (catal.), Macerata 1982, p. 17; A.C. Toni, Futuristi nelle Marche, Roma 1982, pp. 13 s., 53-56, 58, 61, 66, 89-91, 113; C. Salaris, Storia del futurismo. Libri, giornali, manifesti, Roma 1985, pp. 249 s.; Futurismo in Umbria. Arte, storia, documenti (catal.), a cura di A.C. Ponti - M. Duranti, Perugia 1986, pp. 22, 26, 113; La pittura in Italia. Il Novecento/1 (1900-1945), a cura di C. Pirovano, II, Milano 1992, p. 973; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ’900. Generazione maestri storici, II-III, Bologna 1994-95, ad ind.; E. Pontiggia - C.F. Carli, La grande Quadriennale. 1935. La nuova arte italiana, Milano 2006, pp. 129s., 228; I futuristi e le Quadriennali, a cura di G. Agnese et al., Milano 2008, pp. 55, 59, 168, 188, 211; Chi è? Dizionario biografico degli Italiani d’oggi, Roma 1948, s.v.; L. Servolini, Dizionario illustrato degli incisori moderni e contemporanei, Milano 1955, pp. 528 s.; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori…, III, Milano 1972, p. 2002; Il Dizionario del futurismo, a cura di E. Godoli, II, Firenze 2001, p. 734.
F. Santaniello