MIBELLI, Vittorio
– Nacque a Portoferraio, nell’isola d’Elba, il 18 febbr. 1860 da Fabio e da Elvira Falaschi.
Compì gli studi secondari e universitari a Siena, dove si laureò in medicina e chirurgia nel 1881, conseguendo due anni dopo, presso l’Istituto superiore di perfezionamento di Firenze, l’abilitazione alla professione. Per qualche mese, dopo il completamento degli studi, fu medico condotto a Viterbo ma, vinto il relativo concorso, fu nominato nell’a.a. 1884-85 prosettore nell’istituto di anatomia umana dell’Università di Siena. Nel contempo fu assistente volontario presso la clinica dermosifilopatica della stessa Università, acquisendo già dall’anno successivo la qualifica di aiuto. Nel 1887 vinse, in un concorso per titoli, il posto di medico visitatore nell’Ufficio sanitario di Livorno e nel 1888 acquisì la libera docenza in dermatologia. Nel 1889 risultò secondo nel concorso bandito per la cattedra di dermatosilografia nell’Università di Modena e l’anno successivo fu chiamato dall’Università di Cagliari a ricoprire il posto di professore straordinario della disciplina.
In quel primo periodo di intensa carriera accademica le ricerche scientifiche del M. furono di vario tipo, ma in tutte rivelò grande finezza nell’osservazione isto-anatomica e preziose doti di clinico diligente e acuto nel tratteggiare il quadro morboso delle dermatosi: Follicolite blenorragica, in Boll. della Sezione di cultura delle scienze mediche e naturali della R. Acc. dei Fisiocritici, III (1885), pp. 116-119; Un caso di cianidrosi, ibid., pp. 280-284; Eritema essudativo multiforme; eritema nodoso; peliosi reumatica, ibid., pp. 427-430; Ricerche sopra la sede dei microfiti nell’epidermide umana normale, ibid., IV (1886), pp. 234-241; Rare forme dell’imene, in Lo Sperimentale, LVIII (1886), pp. 628-630; Difficoltà nella diagnosi di un esantema sifilitico, accompagnato da eruzioni cutanee di altra natura, in Boll. della Sez. di cultura delle scienze mediche e naturali della R. Acc. dei Fisiocritici, V (1887), pp. 183-189; Edema duro delle grandi e piccole labbra come unica manifestazione di sifilide primitiva, ibid., pp. 193-197; Gangrena cutanea acuta della regione mentoniera, ibid., pp. 197-201; Esantema bolloso universale e decorso acuto, provocato da azioni meccaniche, ibid., pp. 201-208; Dell’efficacia della resorcina nella cura del lupus volgare e dell’epitelioma cutaneo, ibid., pp. 208-212; Esfoliazione areata della lingua, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXIII (1888), pp. 383-415; Un caso di orticaria pigmentosa, in Lo Sperimentale, LXI (1888), pp. 352-357 (primo caso descritto in Italia); Deferentite blenorragia senza epididimite, in Boll. della Sezione di cultura delle scienze mediche e naturali della R. Acc. dei Fisiocritici, VI (1888), pp. 91-95; Di alcuni casi di tigna favosa curati con oleato di rame senza depilazione, ibid., pp. 245-250; Caso di affezione cutanea presentatasi con i caratteri della cosidetta «dermatite erpetiforme di Duhring», in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXIV (1889), pp. 327-337; Un metodo semplice per la dimostrazione delle fibre elastiche della pelle, in Monitore zoologico italiano, I (1890), pp. 17-22.
Il M. iniziò anche a interessarsi del rinoscleroma e, con la pubblicazione di alcuni saggi sull’argomento, relativi in particolare all’istologia dell’affezione e alla ricerca di un probabile agente infettivo (Un caso di rinoscleroma, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXIII [1888], pp. 41-65, 150-186; Beiträge zur Histologie des Rhinoskleroms, in Monatshefte für praktische Dermatologie, VIII [1889], pp. 531-553; trad. ital. in Atti della R. Acc. dei Fisiocritici, s. 4, I [1889], pp. 479-508; Un nuovo metodo di colorazione dei bacilli del rinoscleroma, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXVI [1891], pp. 205-207), tentò di inquadrare meglio dal punto di vista etiopatogenetico una malattia che a quell’epoca era ancora poco nota. Riprese poi questi studi trascorso qualche tempo, pubblicando un contributo alla terapia di questa forma: La cura caustica arsenicale nell’epitelioma cutaneo, ibid., XXXIX (1904), pp. 736-758.
Il M., sempre in quel torno di anni, affrontò il problema dell’alopecia areata, attribuendo la sua genesi a condizioni tossiche e infettive, tali da causare un disordine dell’innervazione con la conseguente caduta atrofica dei peli, caratteristica della malattia. Sostenne, altresì, la non contagiosità dell’alopecia areata (Ricerche sperimentali sull’alopecia areata, in Boll. della Sez. di cultura delle scienze mediche e naturali della R. Acc. dei Fisiocritici, V [1887], pp. 63-68; Sulla patogenesi dell’alopecia areata, ibid., VI [1888], pp. 314-351; Di alcuni peli deformi osservati in un caso di alopecia areata della barba, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXV [1890], pp. 231-246).
Nel 1892 passò all’Università di Parma, dove nel 1893 assunse la direzione del Dispensario per le malattie veneree della città. Dopo otto anni di straordinariato, nel 1900 ottenne infine la nomina a professore ordinario.
In quegli anni il M. legò il suo nome a due entità nosologiche: l’angiocheratoma e la porocheratosi.
L’angiocheratoma che il M. descrisse era stato segnalato in precedenza da qualche autore, ma solo in modo accidentale. Nessuno, prima degli studi da lui compiuti, ne aveva fatto oggetto di uno studio completo, tale da poter giungere a una esatta valutazione della forma morbosa. Si tratta di una malattia rara, che oggi va sotto il nome di malattia di Mibelli, ed è rappresentata da piccole formazioni angiomatose di colore rosso vivo, cheratosiche, con sede preferibilmente alle dita, dorso delle mani e piedi (più raramente gomiti e ginocchia). Ha un’evoluzione cronica, ma può osservarsi, talora, regressione spontanea (Di una nuova forma di cheratosi: «l’angiocheratoma», in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXIV [1889], pp. 285-301; L’angiocheratoma, ibid., XXVI [1891], pp. 159-180, 260-276).
L’altra malattia alla quale è indissolubilmente legato il nome del M. è la porocheratosi, cui dette un chiaro inquadramento nosologico, ispirandosi al complesso sintomatologico e anatomico di essa (Contributo allo studio della ipercheratosi dei canali sudoriferi (poro cheratosi), ibid., XXVIII [1893], pp. 313-354; Sulla porocheratosi (a proposito di una critica), ibid., XXIX [1894], pp. 63-83, 349-382; Ipercheratosi eccentrica, ibid., XXX [1895], pp. 136-142; L’etiologia e le varietà delle cheratosi, ibid., XXXI [1896], pp. 508-522, 573-604). L’affezione è caratterizzata da una o più lesioni cheratosiche, che tendono all’estensione centrifuga e formano chiazze con margini netti e ipercheratosici e centro atrofico. Oggi si sa che il disturbo della cheratinizzazione alla base della malattia è trasmesso ereditariamente con modalità autosomica dominante ed è più frequente di 2/3 volte nel sesso maschile rispetto al femminile.
Ricchi di osservazioni originali furono gli studi compiuti dal M. sul favo, che egli affrontò in modo completo: nelle localizzazioni al capillizio, alle parti glabre e alle unghie, sotto il triplice aspetto clinico, micologico e istologico (Sul favo: ricerche cliniche, micologiche e istologiche, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXVII [1892], pp. 191-238, 369-427; Sul favo, in La Riforma medica, VII [1891], pp. 817-821; Ancora sul fungo del favo, ibid., parte 2ª, pp. 37-41; Auto osservazione di favus corporis, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XLIV [1909], pp. 385-390). Il M. intervenne pure sulla questione delle tricofizie, che appassionava i dermatologi del tempo (Sur la pluralité des trycophytons, in Annales de dermatologie et de syphiligraphie, s. 3, VI [1895], pp. 733-756; trad. tedesca in Monatshefte für praktische Dermatologie, XXI [1893], pp. 613-631). Segnalò, inoltre, il primo caso italiano di tigna di Gruby (Di un caso di tigna del Gruby osservato in Parma, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXXII [1897], pp. 463-478).
Altro studio molto importante è quello sul cheloide acneico (Sul cheloide acneico: studio istologico e critico, ibid., XXVIII [1893], pp. 469-512) in cui il M. postulò che la formazione fibrosa cheloidea si originasse dal processo flogistico acneico, ma che, una volta iniziatasi, si potesse estendere ad altri punti vicini risparmiati dall’infiammazione follicolare. Grande rilievo ebbero anche le Ricerche istologiche sull’idroa vacciniforme di Bazin (ibid., XXXI [1896], pp. 690-723) nelle quali dimostrò che le vescicole che compaiono in questa malattia non sono da spostamento ma da colliquazione, deducendo che tale affezione non avesse natura infettiva.
Al Congresso internazionale di dermatologia di Londra del 1896 il M. presentò una relazione su L’etiologia e le varietà delle cheratosi (ibid., XXXI [1896], pp. 508-522, 573-604) che congiuntamente allo studio sulle cheratosi arsenicali (Le cheratosi arsenicali: sunto storico e contributo statistico, in Lo Sperimentale, III [1898], pp. 249-282) rappresentò quanto di più aggiornato la letteratura medica del tempo presentasse sull’argomento.
Nel medesimo periodo il M. curò diverse pubblicazioni di indole clinico-sperimentale, con numerose osservazioni originali (Sopra le varie forme di prurigine, in La Clinica moderna, I [1895], pp. 285-291; Sugli eritemi fissi da antipirina, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XXXII [1897], pp. 575-595, 697-709; Sulla sifilide maligna, in Rendiconti della Associazione medico chirurgica di Parma, I [1900], pp. 51-58; Maculae atrophicae bei einem Syphilitiker, in Monatshefte für praktische Dermatologie, XXX [1900], pp. 410-421; A proposito di alcuni casi di neurodermite cronica lineare, in Lo Sperimentale, LVIII [1904], pp. 29-46; Sulla tubercolosi disseminata del cuoio capelluto, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XLI [1906], pp. 638-662).
La chiarezza scientifica e didattica del M. emerge anche nei contributi scientifici scritti poco prima di morire (Nomenclatura dermatologica, in Dermatologische Studien, XX [1910], pp. 48-73; Di due casi di miiasi cutanea da Sarcophaga carnaria, in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XLV [1910], pp. 261-266). Le sue doti accademiche e didascaliche sono testimoniate anche dal volume Malattie mediche e malattie chirurgiche della pelle (Milano 1902-03), in cui non si affronta la dermatologia a vasto raggio, ma vengono presentate quelle affezioni utili al medico nel suo lavoro quotidiano, esposte in modo succinto ma completo con descrizioni cliniche chiare ed efficaci, corredate di nozioni anatomo-patologiche che rendono più intelligibile la sintomatologia clinica.
Il M. morì a Parma il 26 apr. 1910.
Vicepresidente dell’Associazione di dermatologia e sifilografia italiana, il M. fu socio corrispondente di numerose società scientifiche internazionali della disciplina.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. generale Istruzione superiore, Div. prima, Fascicoli personale insegnante, M. V.; A. Pasini, V. M., in Giorn. italiano di malattie veneree e della pelle, XLV (1910), pp. 493-498; A. Bellini, M. V. (1860-1910), in Storia della dermatologia e venereo-sifilologia in Italia, in Giorn. italiano di dermatologia e sifilologia, XII (1934), p. 1136; F. Allegra, The man behind the eponym. V. M. and the tale of «porokeratosis», in American Journal of dermatopathology, VIII (1986), pp. 169-172; J.M. Schamroth - A. Zlotogorski - L. Gilead, Porokeratosis of M.: overview and review of the literature, in Acta dermato-venereologica, LXXVII (1997), pp. 207-213.
S. Arieti