Novarese, Vittorio Nino
Costumista, scenografo, soggettista e sceneggiatore cinematografico, nato a Roma il 15 maggio 1907 e morto a Los Angeles il 17 ottobre 1983. Eclettico cultore di studi storici e letterari, specialista di uniformi militari d'epoca e convinto sostenitore della funzione espressiva dei costumi intesi come rispecchiamento della psicologia dei personaggi, pose la propria erudizione e il proprio gusto al servizio di grandi produzioni cinematografiche dapprima in Italia e poi a Hollywood, offrendo un contributo di rilievo a spettacolari affreschi storici. Primo tra i grandi 'artigiani' del cinema italiano a conquistare Hollywood, ottenne cinque nominations e due premi Oscar per i migliori costumi: nel 1964, condividendolo con Irene Sharaff, per Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz, e nel 1971 per Cromwell (1970) di Ken Hughes.
Laureatosi in architettura all'Università 'La Sapienza' di Roma, si specializzò in disegno teatrale all'École des arts et métiers di Parigi. Dal 1932 al 1934 lavorò presso il reparto costumi del Teatro alla Scala di Milano al fianco del conte Luigi Sapelli (in arte Caramba), che in seguito gli affidò la direzione tecnica e artistica della sua casa d'arte milanese, il principale atelier italiano di costumi teatrali. Il primo contatto di N. con il mondo del cinema risale al film ambientato in epoca risorgimentale 1860 (1933) di Alessandro Blasetti, il quale gli chiese di vestire i volontari di Garibaldi mettendone in evidenza le differenze sociali e culturali. Fu lo stesso Blasetti a cogliere la portata delle sue capacità invitandolo a collaborare a Ettore Fieramosca (1938) non solo in qualità di costumista ma anche di scenografo e sceneggiatore. Sebbene lontano dalla generazione che stava elaborando le basi teoriche del Neorealismo, N. in questo e nei film successivi ricercò nel costume d'epoca il sapore della quotidianità, attraverso l'attenzione al dettaglio. Da quel momento, inoltre, egli venne sempre più frequentemente coinvolto nel lavoro di sceneggiatura, quasi esclusivamente per film storici (Marco Visconti, 1941, di Mario Bonnard), solo in pochi casi di ambientazione contemporanea, come Avanti c'è posto… (1942), ancora di Bonnard, il quale lo volle al suo fianco anche come aiuto regista, e Nessuno torna indietro (1945) di Blasetti, tratto dal romanzo di A. De Céspedes. Nel dopoguerra N. collaborò al soggetto e alla sceneggiatura del melodrammatico Furia (1947) di Goffredo Alessandrini, impegnandosi anche nella riduzione di opere letterarie come I miserabili (1948) di Riccardo Freda, ma lavorò soprattutto come costumista in film d'avventura e storici, ottenendo nel 1950 la sua prima nomintion all'Oscar per i costumi di una fastosa coproduzione italo-americana, Prince of foxes (1949; Il principe delle volpi) di Henry King. La svolta decisiva avvenne nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando la Paramount Pictures decise di utilizzare un suo soggetto per rilanciare sul mercato americano Anna Magnani: ne fu tratto Wild is the wind (1957; Selvaggio è il vento) di George Cukor, film che aprì a N. le porte delle grandi produzioni hollywoodiane.
Negli anni Sessanta N. si trasferì in California, lavorando soprattutto per la 20th Century-Fox, spesso in qualità di consulente storico, come nel caso del celebre Spartacus (1960) di Stanley Kubrick. La sua fama di costumista, già esaltata in occasione del Francis of Assisi (1961; Francesco d'Assisi) di Michael Curtiz, crebbe ulteriormente con l'Oscar assegnatogli per gli abiti maschili di Cleopatra e con le due nominations ottenute nel 1966 per The agony and the ecstasy (Il tormento e l'estasi), biografia di Michelangelo diretta da Carol Reed, e per il kolossal biblico The greatest story ever told (La più grande storia mai raccontata) di George Stevens, entrambi del 1965. Dopo il secondo Oscar, insegnò storia del costume alla University of California (1970-1974) e ridusse progressivamente la sua attività nel cinema, dedicandosi da ultimo a kolossal televisivi di ambientazione storica. Tra gli altri registi con cui ebbe modo di collaborare, vanno ricordati Umberto Barbaro, Raffaello Matarazzo, Gennaro Righelli, Guido Brignone, Marc Allégret, Mel Brooks. L'eredità artistica e culturale di N. venne raccolta dal suo assistente Enzo Bulgarelli, al suo fianco in molte produzioni. Nel 1996 è stato pubblicato uno dei suoi lavori di studioso, La guardia imperiale napoleonica: i reggimenti della vecchia e media guardia, 1806-1813. La figlia Letizia ha abbracciato la carriera di attrice con il nome d'arte Letícia Román.
S. Masi, Vittorio Nino Novarese, in Costumisti e scenografi del cinema italiano, 1° vol., L'Aquila 1989, pp. 31-33.