SCLOPIS, Vittorio.
– Nacque a Rivoli (Torino) il 9 agosto 1844 da Giuseppe Sclopis e da Giacinta Villanis.
Gli Sclopis erano un’antica famiglia piemontese, impegnata fin dalla metà del Settecento in attività industriali legate alla chimica, soprattutto sfruttando le risorse minerarie, note fin dall’epoca romana, di Brosso, una località della Valchiusella presso Ivrea. Il primo a fondare una ditta recante il nome della famiglia fu il nonno di Vittorio, Vittorio Felice, che nel 1812 aprì una fabbrica in Borgo Dora a Torino con la denominazione Sclopis & Carignani. Si trattava della prima industria sul territorio italiano in grado di produrre acido solforico, per il cui impiego ottenne anche il privilegio (corrispondente all’odierno brevetto) di quindici anni da parte di Vittorio Emanuele I, unitamente a quelli per il vetriolo verde (solfato ferroso) e l’allume di rocca. Questo nonostante la commissione costituita dall’Accademia delle scienze di Torino avesse espresso un parere contrario alla concessione del privilegio. La fabbrica iniziò a produrre anche acido nitrico, solfato di rame, di ferro e di magnesio.
Dopo la morte di Vittorio Felice, i figli Giuseppe, Ignazio e Camillo rilevarono lo stabilimento, diventando proprietari anche delle miniere di Brosso. La Ditta Fratelli Sclopis rappresentò una delle più importanti e note imprese del Regno di Sardegna, ottenendo numerosi riconoscimenti per le sue produzioni, come alla Pubblica Esposizione dei prodotti dell’industria del 1838, allestita nelle sale del Castello del Valentino, quando i «proprietari della fabbrica di prodotti chimici da più anni stabilita a Torino presso il borgo di Dora» (Ciardi, 1999, p. 220) vennero premiati con una medaglia d’oro.
Destinato a proseguire la tradizione industriale familiare, Vittorio Sclopis si laureò nel 1866 in ingegneria presso la Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino, ormai facente parte del Regno d’Italia, ma non più capitale da un anno.
La Scuola di applicazione, prevista dagli ordinamenti della legge Casati del 1859 e aperta nel novembre del 1860, ebbe come primo direttore Prospero Richelmy, che fino ad allora aveva insegnato idraulica all’Università di Torino. La Scuola fu «l’atto conclusivo del processo culturale e istituzionale avviato dal governo sabaudo nella prima metà del Settecento per il reclutamento e la formazione dei propri quadri militari, tecnici e amministrativi» (Ferraresi, 1995, p. 381).
Vittorio sfruttò nel migliore dei modi il periodo di formazione presso il prestigioso istituto, sotto la guida di docenti come Ascanio Sobrero per la chimica e Quintino Sella per la mineralogia e la geologia.
Ben presto, grazie alle sue competenze, assunse la direzione dell’azienda di famiglia, ampliandola e migliorando la qualità degli impianti. Venne avviata la produzione di nuovi composti, come il solfato ammoniaco, la pirolignite di ferro e i superfosfati di calcio. Nel 1885, di assoluto rilievo fu la scoperta della tecnologia per produrre acido solforico dalla pirite. Dal 1887 divenne proprietario unico delle miniere di Brosso, introducendo con il tempo tutta una serie di innovazioni, ad esempio l’impiego delle teleferiche. Grazie alle notevoli capacità manageriali, Sclopis fu anche in grado di aprire altri stabilimenti a Cogoleto, nei pressi di Genova, e a Spinetta Marina, in provincia di Alessandria.
La sua brillante attività imprenditoriale ottenne un riconoscimento con la nomina, nel 1880, a consigliere della Camera di commercio di Torino, di cui sarebbe stato uno degli elementi di spicco. Ciò lo portò a interessarsi da vicino della situazione complessiva dell’industria e dell’economia piemontesi, occupandosi dell’aspetto fondamentale del funzionamento della rete ferroviaria.
Nel 1893 Sclopis fu uno dei membri della Camera di commercio che maggiormente si batterono contro la proposta del Consiglio superiore di sanità e del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio di inserire le industrie di prodotti chimici di base, dei concimi e dei mordenti (impiegati nell’industria tessile) nella classe di maggiore pericolosità. Egli, infatti, non riteneva che le emanazioni provenienti dagli stabilimenti chimici potessero avere un’influenza nociva sull’ambiente e sull’uomo, e giudicava il provvedimento un freno allo sviluppo dell’industria e dell’economia. Probabilmente, anche sulla scia di questa battaglia, Sclopis partecipò più attivamente alla vita politica locale di quegli anni, ricoprendo l’incarico di consigliere comunale a Torino dal 1896 al 1899.
Consapevole degli stretti legami tra ricerca scientifica, sviluppo industriale e politica, fu uno dei fondatori, nel luglio 1899, dell’Associazione chimica industriale di Torino, che presiedette fino alla morte.
L’Associazione torinese giocò un ruolo di primo piano nella fondazione di quella che sarebbe stata la futura Società chimica italiana, costituitasi definitivamente, dopo un percorso articolato e travagliato, nel 1929. L’Associazione si dotò anche di una rivista, La chimica industriale, che nel 1903 diventò Industria chimica, per poi trasformarsi, nel 1914, nel periodico dell’Associazione mineraria sarda.
Per merito dell’Associazione, nel 1902 venne organizzato a Torino il I Congresso nazionale di chimica applicata, in cui i chimici italiani discussero per la prima volta, in maniera seria e approfondita, dello stato scientifico e istituzionale della propria disciplina, convenendo sulla necessità di rinnovare gli insegnamenti di chimica all’interno dell’Università e sull’inesistente legame, in Italia, tra ricerca e industria. L’idea di fondo era quella di guardare al modello tedesco e in questo senso venne inoltrata tutta una serie di richieste programmatiche al governo. Tali richieste vennero poi ripetute in occasione del II Congresso nazionale di chimica applicata, tenutosi nel 1911, sempre a Torino. Merito dell’Associazione fu anche quello di promuovere, nel corso dello stesso anno, un importante evento scientifico e storiografico, le celebrazioni del centenario dell’ipotesi molecolare di Amedeo Avogadro, seguite nel 1912 da quelle per il centenario della nascita di Ascanio Sobrero.
Con lo scoppio della prima guerra mondale le aziende di Sclopis, come molte altre industrie, si convertirono alla produzione bellica, specializzandosi soprattutto nella produzione di esplosivi.
Sclopis morì a Torino l’11 aprile 1918.
Opere. Del planimetro polare di Amster: teoria ed uso. Dissertazione e tesi presentate alla commissione esaminatrice, Torino 1866; Ferrovia Ivrea-Aosta. Tronco Ivrea-Tavagnasco. Brevi considerazioni, Torino 1880; Strada ferrata prealpina per il raccordamento di Torino con la ferrovia internazionale del S. Gottardo: Camera di commercio ed arti di Torino, Torino 1883 (con E. Sormani - G. Locarni); Monografia sulle miniere di Brosso, Torino 1900.
Fonti e Bibl.: Gli interessi ferroviari di Torino e del distretto camerale, Torino 1907; Note di cronistoria sulla Camera di Commercio di Torino dal consigliere anziano ing. comm. V. S. nella seduta di insediamento del nuovo consiglio camerale il 14 gennaio 1912, Torino 1912.
G. Loria, Camillo Cavour e l’industria dei concimi, Torino 1964, p. 19; R. Maiocchi, Il ruolo delle scienze nello sviluppo industriale italiano, in Storia d’Italia. Annali 3. Scienza e tecnica, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 916 s.; L. Cerruti, Chimica e chimici in Italia: 1820-1970, in La storia delle scienze, a cura di C. Maccagni - P. Freguglia, Busto Arsizio 1989, p. 427; A. Ferraresi, Nuove industrie, nuove discipline, nuovi laboratori: la Scuola superiore di elettrotecnica di Torino (1886-1914), in Innovazione e modernizzazione in Italia fra Otto e Novecento, a cura di E. Decleva - C.G. Lacaita - A. Ventura, Milano 1995, p. 381; N. Nicolini, Il pane atossicato. Storia dell’industria dei fiammiferi in Italia, 1860-1910, Bologna 1997, pp. 122 s.; M. Ciardi, La fine dei privilegi. Scienze fisiche, tecnologia e istituzioni scientifiche sabaude nel Risorgimento, Firenze 1999, p. 220; S. Linguerri, Tempi e forme dell’associazionismo scientifico, in Storia d’Italia. Annali 26. Scienze e cultura dell’Italia Unita, a cura di F. Cassata - C. Pogliano, Torino 2011, p. 93; N. Nicolini, Quando è nata la Società chimica italiana?, 14 agosto 2012, http:www.fondazionemicheletti.it/nebbia/n-nicolini-quando-e-nata-la-societa-chimica-italiana (18 febbraio 2018).