SOMENZI, Vittorio.
– Nacque il 2 aprile 1918 a Redondesco (Mantova) da Umberto Crespiniano Fortunato, veterinario, e da Iride Peschiera; terzo figlio, dopo Ezio e Lea Teresa Margherita. Numerose testimonianze riportano una diversa versione del cognome, Somensi, mutuato dalla parlata mantovana.
Rimasto orfano di padre nel 1922, nel 1924 si trasferì a Brescia, dove frequentò la scuola elementare. A undici anni fu iscritto a Perugia al collegio dell’Opera nazionale per l’assistenza agli orfani dei sanitari italiani (ONAOSI), dove frequentò le scuole medie e il Regio Istituto tecnico. Dopo la maturità scientifica, conseguita con un anno di anticipo, e il mancato ingresso alla Normale di Pisa, si iscrisse alla facoltà di fisica alla Statale di Milano. Si laureò in fisica teorica con lode nel 1940, con una tesi sulla teoria della superconduttività di Heinrich Welker, intitolata Sopra l’interazione elettrodinamica di due elettroni e teoria di Welker sulla superconduttività, della quale presentò i risultati sia in La ricerca scientifica nello stesso 1940 (vol. 11, n. 9, pp. 656-658), sia un anno dopo in Nuovo Cimento (vol. 18, n. 5, pp. 223-234).
All’entrata in guerra dell’Italia, poté continuare gli studi frequentando a Roma un corso del Reale Istituto nazionale di alta matematica. Nello stesso tempo, fu ammesso al quarto anno della facoltà di matematica. Nel luglio del 1941 si arruolò nella Regia aeronautica e nel ruolo di geofisico fu nominato sottotenente di complemento del genio aeronautico presso l’Osservatorio scientifico sperimentale di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano.
Nell’aprile del 1943 passò allo stato maggiore dell’Aeronautica, nel comando supremo. Con una falsa carta d’identità, intestata a Bruno Feletti (fu Giacomo e Maria Losito), nato il 25 aprile 1917 a Perugia, Somenzi combatté nazisti e fascisti come ‘aggregato agli alleati’, essendosi arruolato nell’OSS (Office of Strategic Services), creato dagli statunitensi nel 1942.
Nel 1944 e nel 1945, operando per il 7° reggimento alpini, fece numerosi lanci con il paracadute sulle Prealpi bellunesi. Rappresentò il comando della brigata Pietro Fortunato Calvi nei rapporti con i reparti partigiani e i comitati di Liberazione della Val Pusteria, e il 1° maggio 1945 con questo ruolo liberò 139 prigionieri ‘speciali’ del Reich, come affermò in un dispaccio dattiloscritto: «abbiamo liberato a Villabassa e Braies vari prigionieri, tra cui Léon Blum, Mario Badoglio, Sante Garibaldi, Schussnig, due nipoti di Churchill, un nipote di Molotov, gli attentatori alla vita di Hitler del 20 luglio, Schacht ecc. Si tratta di un centinaio di persone. Occorrono almeno tre autobus per il trasporto. Attendiamo ufficiali alleati, anche per bloccare gli ultimi tedeschi. Salvato l’Istituto geografico militare. Ancora da recuperare opere d’arte e grandi depositi. Piantato il tricolore ai confini» (cit. in Vittorio Somenzi. Antologia e testimonianze, 2011, p. 27).
Nel dicembre del 1945 fu promosso a capitano e assegnato allo stato maggiore dell’Aeronautica. In quegli anni studiò approfonditamente le tecnologie aeronautiche e la cibernetica, disciplina appena avviata con gli studi di Norbert Wiener (1947) sui meccanismi del controllo e della comunicazione negli animali e nelle macchine automatiche.
Vinta una borsa Fulbright come fisico sperimentale, partì nel 1951 per gli Stati Uniti e all’università di Harvard incontrò i più noti filosofi e fisici del tempo.
All’esperienza statunitense, seguì nel 1952 la sua traduzione italiana per Einaudi di La logica della fisica moderna di Percy W. Bridgman, premio Nobel per la fisica nel 1946 e fondatore dell’operazionismo, un paradigma epistemologico volto a eliminare dalla scienza qualsiasi riferimento alla metafisica adottando il metodo di ridefinire i concetti nei termini delle operazioni che ne hanno portato alla definizione ed eliminando dunque tutte le definizioni generiche in quanto prive di significato sul piano scientifico. Nel 1952, nella prospettiva teorica dell’operazionismo, fondò la Scuola operativa italiana (con Silvio Ceccato e Giuseppe Vaccarino).
Nel 1953, dopo aver frequentato a Londra un corso per istruttori per la difesa contro la guerra atomica, pubblicò Principi della cibernetica e dei servomeccanismi, sotto l’egida dell’Ufficio studi dell’Aeronautica, prima raccolta di testi sui nuovi dispositivi di comando delle grandezze meccaniche. Seguirono, due anni dopo, la libera docenza in filosofia della scienza e, nel 1956, la nomina a titolare della prima cattedra di filosofia della scienza all’Università La Sapienza di Roma, che tenne fino al 1988.
Da allora svolse in parallelo la vita militare e quella scientifico-didattica, pubblicando diversi libri e saggi. Oltre a collaborare con prestigiose riviste internazionali, quali Scientia e Physis, fu segretario della Società filosofica italiana dal 1965 al 1967 e poi ancora dal 1969 al 1971. Nel 1967 divenne inoltre presidente della Società di logica e filosofia della scienza e nel 1989 fu fra i fondatori del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) insieme a Margherita Hack e Piero Angela. Si interessò sempre di arte, dalla letteratura alla pittura, dalla poesia alla fotografia, e in modo particolare di Leonardo da Vinci (di cui curò una riproduzione delle ‘macchine volanti’: Ricostruzioni delle macchine per il volo, in Leonardo. Saggi e ricerche, a cura del Comitato nazionale per le onoranze a Leonardo da Vinci nel quinto centenario della nascita (1552-1952), Roma 1954, pp. 57-66, tavole LVIII-LXXIII; Le recenti ricostruzioni di macchine vinciane, in Actes du VIIIe Congrès international d’histoire des sciences, Florence-Milan... 1956, III, Paris 1958, pp. 1020-1028).
Nel 1961 gli fu conferita la Croce di cavaliere al merito della Repubblica. Nel 1966 si dimise dall’Aeronautica.
Compiuti i settant’anni, nel 1988, lasciò l’insegnamento, restando sempre, come professore emerito fino al 1995, un prezioso punto di riferimento per i suoi numerosi allievi, molti dei quali divennero attivi protagonisti del panorama culturale e accademico e impegnati in campi di ricerca da lui avviati e di grande attualità, come gli studi sulla filosofia della biologia e l’evoluzionismo o quelli sull’intelligenza artificiale e sul rapporto mente-corpo.
Non si sposò mai e morì a Roma la sera del 1° dicembre 2003 per arresto cardiaco.
L’opera, didattica e di ricerca, di Somenzi ha contribuito in maniera significativa a plasmare il contesto culturale italiano nell’ambito della filosofia e della storia della scienza del secondo Novecento. Più volte definito un uomo dal ‘tratto rinascimentale’, per la vastità degli interessi perseguiti (dalla cibernetica alla fisica della mente, dalla storia della tecnica all’evoluzionismo e alle neuroscienze), perseguì sempre l’obiettivo epistemologico di far dialogare biologi, fisici, medici e filosofi per una filosofia scientificamente fondata e una scienza criticamente consapevole della sua dimensione storica. Nella sua concezione, inoltre, era di importanza fondamentale prevedere anche nelle scuole l’insegnamento della storia delle scienze. «Una filosofia della scienza che abbia presente tutta la storia della scienza quale non ha presente molte volte lo scienziato specialista, può dire delle cose, inquadrare dei risultati in una prospettiva che uno scienziato non può raggiungere, proprio per ragioni di specializzazione sua» (Interventi, in Colloquio romano su scienza e filosofia, Torino 1968, p. 11, cit. in G. Corbellini, Introduzione a V. Somenzi, La materia pensante, 1991, pp.12 s.).
La sua stessa biografia esemplificò nei fatti il superamento della tradizionale separazione tra scienza e filosofia: nato come fisico teorico, si accreditò infatti rapidamente come epistemologo per le sue ricerche sulla cibernetica e le macchine pensanti e rappresentò «una figura atipica nell’ambito della filosofia italiana e del panorama delle riflessioni in campo epistemologico, soprattutto per il tipo di formazione e le vicende che lo condussero all’insegnamento e all’attività di ricerca» (Storia della filosofia dalle origini a oggi, XIII, Filosofi italiani del Novecento, a cura di D. Antiseri - S. Tagliagambe, Milano 2008, p. 108).
A partire dalla metà del Novecento Somenzi fu uno dei principali esponenti della battaglia culturale contro divisioni e steccati inter e intradisciplinari, nel nome di un programma di ricerca mirato all’adozione del paradigma selezionistico in chiave epistemologica e orientato ad accomunare evoluzione biologica e conoscenza umana sotto un unico modello esplicativo, in quanto aspetti del medesimo processo.
Ispirandosi al nuovo concetto di macchina sviluppato nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta da Alan Turing, Claude Shannon, Norbert Wiener e William Ross Ashby (come qualsiasi sistema in grado di elaborare risposte adeguate agli stimoli ricevuti in ingresso), Somenzi teorizzò la necessità di una deviazione anche dalla strada dei paragoni cibernetici tra cervello e calcolatori elettronici, a favore di una comprensione più intima dei meccanismi di funzionamento specifici della materia cerebrale umana.
Esplorò dunque con rigore le implicazioni filosofiche, scientifiche, sociologiche e culturali di un approccio evoluzionistico neurobiologicamente fondato ai comportamenti adattativi dei sistemi viventi semplici e complessi, incluso l’uomo e le sue prestazioni cognitive. Il suo punto di vista, materialista ed evoluzionista, si basava su una generalizzazione del principio darwiniano della selezione, inteso come fondamentale meccanismo creativo in grado di generare l’organizzazione strutturale. Ridefinì in questo senso il concetto di informazione, depurandolo dalle letture antropomorfiche, idealistiche e dualistiche, riconducendolo alle dinamiche materiali di interazioni funzionali tra strutture organizzate, in base all’ipotesi che l’informazione veicolata da una struttura non sia separabile dalla costituzione materiale della stessa, se non come finzione utile a costruire modelli o generalizzazioni euristiche.
Costanti del pensiero filosofico di Somenzi furono infatti da un lato la critica dell’antropomorfismo e dell’antropocentrismo, che caratterizzavano da sempre le teorie della conoscenza e, dall’altro, il tentativo di ricondurre all’operare concreto di meccanismi sia naturali sia artificiali le capacità dei sistemi organizzati di modificarsi adattivamente come risultato dell’interazione con l’ambiente. Proprio nell’interazione dinamica con l’ambiente egli vedeva infatti l’elemento cruciale per il superamento del concetto tradizionale di macchina in riferimento tanto al ruolo dei geni nello sviluppo (tema centrale dell’odierna epigenetica) quanto del nesso struttura-funzione per il funzionamento del cervello e l’organizzazione del comportamento intelligente.
Opere. Fra i suoi numerosi scritti, molti sono stati ripubblicati in due antologie: La filosofia degli automi, Torino 1965, 2a ed. 1986 ampliata in collaborazione con R. Cordeschi, e La fisica della mente, Torino 1969; e nei due volumi Tra fisica e filosofia, a cura di R. Donolato, Abano Terme 1989, e La materia pensante, a cura di G. Corbellini, Milano 1991.
Si ricordano inoltre: Prefazione, in P.W. Bridgman, La logica della fisica moderna, Torino 1952, pp. 9-12; La scienza nel suo sviluppo storico, Torino 1960; Dalla materia inerte alla materia vivente e pensante, in De Homine, 1965, n. 15-16, pp. 143-186; Uomini e macchine, in Filosofia, 1967, n. 1, pp. 51-64 e in L’uomo e la macchina. Atti del XXI Congresso nazionale di filosofia, Pisa... 1967, I, Torino 1967, pp. 51-65; L’evoluzionismo, a cura di V. Somenzi, Torino 1971; Cibernetica, in Enciclopedia Italiana, Quarta Appendice (1961-1978), I, Roma 1978, pp. 430-432; Mente e cervello, tavola rotonda con R. Levi-Montalcini, G. Rizzolatti, C.A. Umiltà, in Civiltà delle macchine, 1978, n. 3-6, pp. 28-50; L’etologia, a cura di B. Continenza - V. Somenzi, Torino 1979; Scientific discovery from the viewpoint of evolutionary epistemology, in On scientific discovery, a cura di M.D. Grmek - R.S. Cohen - G. Cimino, Dordrecht 1981, pp. 167-177; Prefazione, in B. Continenza et al., Evoluzione e modelli: il concetto di adattamento nelle teorie dei sistemi biologici, culturali e artificiali, Roma 1984, pp. 9-18; Epistemologia, evoluzionismo e scoperta scientifica, in Scienza e filosofia. Saggi in onore di Ludovico Geymonat, a cura di C. Mangione, Milano 1985, pp. 312-330; La quinta e sesta generazione, in Aspettando Robot. Il futuro prossimo dell’intelligenza artificiale, a cura di J. Jacobelli, Bari 1987, pp. 182-188; Evoluzione, cervello, mente, in Atti del congresso Temi e prospettive della logica e della filosofia della scienza contemporanee, Cesena... 1987, II, Bologna 1988, pp. 81-89; Neuroscienze ed epistemologia, in Cervello e mente. Un dibattito interdisciplinare, a cura di S. Chiari, Milano 1988, pp. 283-290; Contributi di Mario Ageno alla filosofia della scienza, in Fisica e biofisica oggi, a cura di E. Amaldi - L. Maiali, Bologna 1989, pp. 83-94; L’epistemologia evoluzionistica tra creatività naturale e creatività artificiale, in Mente umana, mente artificiale, a cura di R. Viale, Milano 1989, pp. 210-219; Contributi allo studio dei rapporti tra mente e cervello offerti dalle neuroscienze degli ultimi due secoli, in Il problema mente-corpo. Atti del Convegno, ... 1991, Padova 1992, pp. 17-38; Cibernetica, informatica e filosofia della scienza, in La cultura informatica in Italia: riflessioni e testimonianze sulle origini, 1950-1970, Torino 1993, pp. 161-190; L’operazionismo, in Un’introduzione all’epistemologia contemporanea, a cura di G. Gava, Padova 1996, pp. 71-95; Informazione e vita, in L’informazione nelle scienze della vita, a cura di B. Continenza - E. Gagliasso, Milano 1998, pp. 15-28.
Fonti e Bibl.: Roma, Università La Sapienza, Biblioteca del dipartimento di fisica, fondo Vittorio Somenzi, dove si conservano corrispondenza, quaderni scolastici e di appunti, materiale preparatorio per le pubblicazioni, estratti e tesi di laurea da lui seguite.
Per notizie biografiche più estese e la bibliografia completa si rinvia all’opera, curata dai suoi allievi in occasione del decimo anniversario della morte, V. S. Antologia e testimonianze, a cura di B. Continenza et al., Mantova 2011. Si veda inoltre R. Urbani, Intervista a V. S., in Nuncius. Annali di storia della scienza, 1997, pp. 512-524.