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vituperio

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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vituperio

Alessandro Niccoli

Solo nel Convivio e in un esempio dell'Inferno, per lo più nel senso di " forte biasimo " e quindi contrapposto a ‛ lode ': Cv III IV 6 l'uomo è degno di loda e di vituperio solo in quelle cose che sono in sua podestà di fare o di non fare; ma in quelle ne le quali non ha podestà non merita né vituperio né loda; e così in I II 7, due volte, III I 5.

Ha valore analogo in I IX 3, dove compare la locuzione avverbiale a vituperio di loro e manca la contrapposizione a ‛ lode '. Altre volte ha il significato più grave di " infamia ", " grave disonore ": IV VII 9 quelli che dal padre o d'alcuno suo maggiore [buono è disceso ed è malvagio], non solamente è vile, ma vilissimo, e degno d'ogni dispetto e vituperio più che altro villano; e così in I 5 per infamia o vituperio de li erranti.

In senso concreto è riferito a persona o cosa che è causa d'infamia: If XXXIII 79 Ahi Pisa, vituperio de le genti / del bel paese là dove 'i sì suona; Cv IV XXIX 7 (v. VITUPERARE).

Vocabolario
vitupèrio
vituperio vitupèrio (ant. o letter. vitupèro) s. m. [dal lat. tardo vituperium, der. di vituperare «vituperare»]. – 1. non com. Infamia, grave disonore: portare, arrecare v.; essere di v. e essere causa di v.; in passato, suonare a vitupero,...
vituperóso
vituperoso vituperóso agg. [der. di vituperio, ant. vitupèro], non com. – 1. letter. Fatto oggetto di vituperio, macchiato d’infamia: uomo v.; tu mi rinfacci Ch’io sia cacciato? tu, vituperoso, Di dirlo osasti? (Caro); per estens., da persona...
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