vivanda
In senso proprio è ogni cibo, crudo o cotto, preparato per esser mangiato: Pg XXII 151 Mele e locuste furon le vivande / che nodriro il Batista nel diserto; Fiore LXVII 4 se tua donna cade in malattia ... / dàlle vivanda ch'a piacer le sia; anche di ciò che serve di alimento per gli animali: CLXXXIII 11 l'uccel del bosco quand'è 'n gabbia / ... no gli piace vivanda ch'egli abbia. In un esempio compare in un'espressione metaforica di chiara intonazione proverbiale: XXXVII 7 questo Dio... t'ha condotto a tale / ch'ogne vivanda mangi sanza sale, ti ha fatto perdere il gusto per i beni della vita.
In senso estensivo e collettivo vale " viveri ", " vettovaglie ": If XXVIII 58 Or dì a fra Dolcin dunque che s'armi / ... sì di vivanda, che stretta di neve / non rechi la vittoria al Noarese; il passo allude alla tragica fine di fra Dolcino che, assediato con molti seguaci da truppe vercellesi e novaresi sul monte Zebello, fu costretto ad arrendersi per fame e venne poi arso vivo a Novara.
Per rinascere alla vita della grazia, D. deve bere l'acqua del Lete e dell'Eunoè; perciò, in Pg XXX 143 Alto fato di Dio sarebbe rotto / se Letè si passasse e tal vivanda / fosse gustata santa alcuno scotto / di pentimento, il vocabolo ha senso proprio, ma solo nella misura in cui il contesto, con i valori simbolici che sottende, lo consente; per quasi tutti i commentatori la v. è data dall'acqua del Lete; solo il Mattalia pensa a quella dell'Eunoè.
Più frequenti sono gli esempi di uso figurato. Per dire che i domenicani si sono lasciati attrarre dagli onori mondani e dal desiderio di cariche lucrose, s. Tommaso afferma che 'l suo pecuglio di nova vivanda / è fatto ghiotto (Pd XI 124); in Rime CIV 31 Dirittura si rivolge ad Amore chiamandolo di pochi vivanda. In entrambi i casi l'uso metaforico è suggerito dal fatto che i beni mondani nel male e, per i pochi nobili, l'amore nel bene, sono capaci di soddisfare un'esigenza degli uomini.
In armonia al simbolismo che ha suggerito il titolo al trattato, le canzoni che avrebbero dovuto esser commentate nel Convivio sono presentate come la ‛ vivanda ' offerta ai lettori, nello stesso modo che il commento costituisce il pane di quel banchetto ideale. Di quest'uso si hanno frequentissimi esempi: Cv I I 14 La vivanda di questo convivio sarà di quattordici maniere ordinata, cioè quattordici canzoni; § 13 prendano la mia vivanda col pane, che la far[à] loro gustare; e così nei §§ 11 e 12 (due volte), e in X 1, XIII 11, II 11, XI 10, XV 12.